La famiglia e i diritti dei gay

L'appello della Corte Costituzionale a tutelare le coppie omosessuali non deve favorire la confusione fra matrimonio fondato sulla differenza sessuale e prerogative degli individui.

13/04/2013
Le autorità riunite per la relazione della Corte Costituzionale (Ansa).
Le autorità riunite per la relazione della Corte Costituzionale (Ansa).

Le indicazioni della Corte Costituzionale sono certamente preziose, in un periodo così complesso per il nostro sistema istituzionale e sociale: forse però in questo caso mancano l’obiettivo. Oggi siamo di fronte a partiti che sono soprattutto occupati da faide interne, un Parlamento che non riesce ad esprimere un governo, processi e indagini per corruzione che spesso vengono prescritti per l’eccessiva lunghezza dei processi, un Presidente della repubblica a fine mandato che tenta in tutti i modi di custodire la coesione sociale. E ancora, fuori dal Palazzo: un sistema economico che ogni giorno si lecca le ferite di una battaglia internazionale che stiamo perdendo: crescono di settimana in settimana disoccupati, aziende che chiudono, uomini e donne disperate, spesso fino al suicidio.

Eppure proprio il Presidente Gallo scandisce: “Bisogna regolamentare i diritti delle coppie omosessuali nei modi e nei limiti più opportuni”;
e ovviamente questo è il tema principe, che i media riportano con dovizia di titoli e commenti trionfalistici. Questa vicenda sembra l’occasione migliore per un classico “studio di caso”: come un minoranza estremamente attiva, come quella omosessuale, è riuscita a occupare il pensiero comune, anteponendo gli interessi di pochi all’interesse generale. Per questo ci rivolgiamo rispettosamente proprio alla Corte Costituzionale e a tutte le istituzioni che governano questo Paese.

La stessa Corte Costituzionale, dopo aver dichiarato illegittima la riforma fiscale del cumulo dei redditi del 1973, chiedeva al Governo e al Parlamento “che sulla base delle dichiarazioni dei propri redditi fatte dai coniugi, ed in un sistema ordinato sulla tassazione separata dei rispettivi redditi complessivi, possa essere data ai coniugi la facoltà di optare per un differente sistema di tassazione (espresso in un solo senso o articolato in più modi) che agevoli la formazione e lo sviluppo della famiglia e consideri la posizione della donna casalinga e lavoratrice” (la famosa sentenza 176/1976), facendo così riferimento a sistemi quali il quoziente familiare e lo splitting. La Corte richiamava a più riprese l’invito a costruire un fisco a favore della famiglia (dalla sentenza 76/1983 alla 358/1995), passando per il fallimento della Commissione bicamerale (dei trenta), all’inizio degli anni Novanta.

Ma chi restituirà alle famiglie le tasse ingiuste che hanno versato? Dove sta l’armonizzazione con il quoziente familiare francese, o con il modello tedesco di no tax area familiare? E soprattutto, quanti milioni di famiglie, per quanti anni hanno subito questa ingiustizia? Questo avremmo voluto sentire, dal Presidente Gallo! Un’altra questione però rimane sullo sfondo, per tutto il Paese: l’incapacità di distinguere tra la tutela e la promozione della famiglia, società naturale fondata sul matrimonio (art. 29), naturalmente basata sulla differenza sessuale e sul rapporto tra le generazioni, e il doveroso riconoscimento dei diritti individuali delle persone omosessuali.

La stessa Corte Costituzionale con la sentenza 138/2010 ha per l’ennesima volta riconosciuto e ribadito questa distinzione, ma nel dibattito pubblico diritti delle persone omosessuali, diritto al matrimonio e diritto all’adozione sono troppo spesso rivendicati unitariamente. Dobbiamo invece costruire tutele individuali per tutte le persone, ma dobbiamo anche sostenere direttamente e con determinazione l’istituzione familiare.

Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da Massimo Vaj il 30/05/2013 12:04

Cosa debba essere la normalità, nell'universo dove nulla si ripete identico a se stesso è difficile dirlo, quando ci si riferisca al dover stabilire una media che appiattisca le differenze individuali. Appiattire realtà diverse tra loro, allo scopo di poterle riunire in una media, significa commettere una ingiustizia verso coloro che stanno in alto rispetto a quella mediocrità, ma anche verso coloro che le stanno in basso e pure nei confronti di chi sta in mezzo alle due tipologie, perché esso si ritroverebbe associato a chi non ha molto da condividere con lui. Questo perché per "normalità" si intende la mediocrità, e alla mediocrità è associata una qualità bassa perché troppo simile a tutte le altre. Così facendo si commettono diverse ingiustizie, attribuendo a una situazione l'etichetta di "normale": le si assegna scarsezza qualitativa, la noia attribuita alla ripetizione banale e un livello di realtà che è uniforme, scontato, che non suscita interessi, non creativo e che, in definitiva, è inferiore persino alla normalità nella quale la si voleva confinare. Dunque per "normale" si intende l'inferiorità nel suo rapporto con l'auspicabile, con la realtà da raggiungere. La realtà, nel senso più generale possibile, è tutto ciò che è manifesto e anche quello che manifestato non è, ma è presente, potenziale e si manifesta quando ci sono le condizioni per poterlo fare, come è la realtà del pensiero. La realtà è caratterizzata da forme dalle quali è costituita, ma non solo, perché l'idea è informale prima che sia stata tradotta in pensiero e, di seguito, in azioni. La realtà è formata da elementi, tutti sempre diversi tra loro, che sono legati da una catena di cause e di effetti i cui componenti devono il loro esserci alla collaborazione di altri elementi, in un insieme nel quale ognuno ha necessità della presenza di altri per continuare a esistere. Questa è la normalità. La vera normalità è costituita dalle leggi armoniche che ordinano la realtà rendendola adatta all'esistere. Sono normali le leggi che sono norma del tutto. Un tutto che c'è e ha modalità di funzionamento qualitative e quantitative, ha proporzioni e misure, alti e bassi, interni ed esterni, rapidità e lentezza e rapporti analogici che legano il piccolo al grande e il grande al piccolo del quale è la somma. Un tutto in continuo movimento per l'azione di una di queste leggi fisse che gli impone di muoversi, e che a sua volta non si muove, sacrificandosi per non sacrificare il tutto. Questa è la normalità. La realtà relativa vive attraverso il sacrificio di ciò che non vive per darle modo di essere, ed è un esserci che ha per fine la consapevolezza di sé e delle ragioni per le quali si è, nella continua ricerca della perfezione assoluta, verso la quale tendono tutte le perfezioni relative. Ho scritto questo preambolo allo scopo di analizzare la questione spinosa che si solleva quando si parla del diritto di esistere, e di esercitare la propria libertà, che hanno le coppie gay. È detto che la famiglia è "normale" quando composta da una donna e un uomo, come se l'accostamento dei due generi che insieme possono replicare la vita sia la cosa più importante di tutte, perché la vita è la cosa più importante al mondo. Questa convinzione riferita alla vita, che le assegna più valore che ad altro, è comunissima, così comune da spingere le persone a dire che la cosa più importante è la salute. Questo comporta il fatto che quando qualcuno sacrifica la propria salute per salvare quella di qualcun altro… questo qualcuno avrebbe commesso un errore perché la sua salute è la cosa più importante al mondo. Invece c'è un valore più importante della vita stessa, ed è rappresentato dalla capacità di sacrificare se stessi per amore dell'altro diverso da sé. La vita certamente è importante, è sempre lei che deve essere salvaguardata e generata, ma l'amore lo è di più. L'amore tra due persone dello stesso sesso, quando è amore, vale più della stessa vita, perché la vita deve il suo esserci a un sacrificio di amore. La diversità tra gli esseri, che è legge universale, non cessa per questo diritto gay di continuare a differenziare il tutto nei suoi componenti, e donne e uomini continueranno a generare la vita senza essere ostacolati dalle coppie gay, le quali per il loro amarsi devono godere degli stessi diritti delle coppie eterosessuali, perché il loro non poter figliare è solo una contingenza rispetto alla realtà d'amore che le unisce. Ogni avvenimento che è per amore è "normale", a differenza di quelli che avvengono per odio, e tutti coloro che deprecano l'amarsi delle coppie gay stanno dalla parte dell'odio, e non sono normali nei confronti dell'amore e del diritto di esercitare la propria libertà di scegliere chi essere e come essere. Il Mistero assoluto del quale siamo i figli è Libertà assoluta, una libertà che è anche sacra, e verso la quale l'Assoluto nulla può perché essa, quando è assoluta, è il Mistero stesso che non può contraddirsi. Siamo liberi di essere e di scegliere perché non c'è altra via per raggiungere la perfezione del nostro stato, e questa libertà relativa di cui godiamo è la misura armonica con la quale costruiamo noi stessi, migliorandoci o peggiorandoci, alla ricerca del Vero in ognuno di noi. Questa è la vera normalità, molto lontana dalla mediocrità di vedute che appartiene a chi antepone la propria salute all'amore per il prossimo.

Postato da marm90 il 27/04/2013 21:19

Non so se voi lo sapete, ma in Italia esistono almeno 3 milioni di omosessuali ma i dati potrebbero essere fino ai 6. Tra questi numeri ci sono anch'io. Sono un ventiduenne italo-islandese, e grazie a Dio, adesso vivo in Islanda. Io capisco la natura religiosa di questo giornale (notate sono un cristiano fervente) ma veramente certi commenti veramente fanno pena. Parlate tanto di suicidi (che per carita non sto cercando di sottovalutare) di lavoratori, ma avete idea di quanti omosessuali si sono suicidati dal principio solo perche' la stupidita' della gente ci ha fatti sentire "diversi" o come detto da Ratzinger stesso "un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale"? Io sono il primo. La mia famiglia e' fortemente religiosa, mio padre e' italiano e cattolico ma mia mamma e' islandese e luterana ma ora direi piu' cattolica. Sono cresciuto un un posto dove gli omosessuali sono maltrattati e considerati pedofili. vi rendete conto che mentre il resto dell'Europa occidentale fa passi da giganti nel prevenire queste cose e l'Italia invece continua a considerarci esseri inferiori..Ma d'altronde se non si e' gay non ci si arriva. Be' ecco quando avevo 18 anni una sera ho pensato di farla finita, mi ha salvato una mia amica e mi hanno portato in reparto di psichiatria e ho dovuto prendere psico-farmaci per un paio di mesi. Fortunatamente stavo finendo la scuola e allora ho deciso di trasferirmi definitivamente in Islanda dove vivono ancora dei miei cugini e zii. Notate che sebbene non raggiunga standard italiani, l'Islanda rimane il paese piu' religioso del nord Europa, eppure anche i sacerdoti sono in assoluto d'accordo con la legge che garantisce i diritti gay, incluso il matrimonio. Non sapete che liberazione e' stata per me, ora vivo la mia vita, ho un compagno spettacolare, camminiamo per la strada mano a mano e nessuno ci nota. Caro Under68, tu che ti domandi quali diritti sono negati ai gay in Italia ce ne sono un sacco. Intanto il diritto di essere noi stessi. Immagina se non potessi tenere per mano tua moglie o se lo facessi rischieresti di essere picchiato a sangue. E cosa dire di tutti gli atti di bullismo nei nostri confronti? A me se l'Italia approva o no i matrimonio gay, a sto punto non mi interessa visto che mi sposero' in Islanda. Ma prima di fare certi commenti, usate il vostro cervello. La realta' dei gay in Italia e' penosa e con questo odio e continuo rinegare dei diritti ai gay, non fate altro che alimentarla. Un caro saluto a tutti o come si dice qui in Islanda Sæl!

Postato da Under68 il 15/04/2013 14:08

Vorrei rispondere ad Ettore85, facendo presente che in Italia ci sono 24 milioni di famiglie, pari a circa 50 milioni di cittadini, ossia l'80% della popolazione. Cioè "maggioranza"! I pensionati sono 1/3 della popolazione e entro il 2030 diventeranno il 50%. Cioè "maggioranza". I giovani sono in "maggioranza" studenti, e così via. Sulla necessità che lo Stato garantisca i diritti di tutti, nessuno può obiettare alcunché, è nella natura delle cose. Ma quali diritti sono negati ai gay? Caro Ettore, me li puoi elencare? Parli di famiglia gay che invece non esiste perché la famiglia è l'unione di un uomo e una donna consacrata dal matrimonio. Lo dice la Costituzione, che all'art. 2 parla di formazioni sociali, come le unioni con orientamento monosessuale... Quanto al successo delle tesi omosessuali, bisognerebbe parlare dell'attrazione pruriginosa dei media verso cose di questo genere: mai visto qualcuno fermarsi a guardare un automobilista che cambia l’olio? No, in compenso si vedono file chilometriche a guardare feriti e morti.. ma quelle tesi fanno audience, sono trendy e chic, ma a guardare dentro le cose si scopre che nelle centinaia di registri comunali delle coppie di fatto le iscrizioni sono ridicolmente poche. La verità è che la famiglia, quella normale, non fa audience ma fa solo 'bacino elettorale' per facili promesse da marinai. I cambiamenti di cui parli sono conquiste dell'umanità, ma forse che le coppie gay, senza figli o con figli derivanti da donazione di gameti (quindi figli altrui), siano il futuro? Allora, aveva visto giusto Orwell.. La verità è proprio il contrario di quello che dici tu: le battaglie delle coppie gay si basano sulle grida e sul frastuono, mai sulle argomentazioni e sulle buone tesi. Populisti? E’ evidente! Ecco perché le famiglie non gridano mai, ma si rimboccano le maniche per tirare avanti e fare il bene dell'essere umano. Se poi identifichi il bene dell'essere umano con la soddisfazione di un desiderio personale, legittimo ma privato, mi sa che non ci siamo con le argomentazioni di cui parli. Bisogna che tutti ci ricordiamo di essere di passaggio, con un grande dovere di responsabilità: lasciare ai posteri un mondo migliore. E per far questo dobbiamo adottare come guida il principio di precauzione, che ci impone di riflettere, sperimentare, valutare e poi - solo poi - adottare una soluzione i cui effetti saranno vissuti dalle prossime generazioni. D'altra parte gli antichi lo sapevano, e sono loro che dobbiamo ringraziare per la democrazia (antica Grecia), il diritto (antica Roma), la dignità delle donne (Gesù Cristo) etc etc.

Postato da Ettore85 il 13/04/2013 17:20

Leggo "... un minoranza estremamente attiva, come quella omosessuale, è riuscita a occupare il pensiero comune, anteponendo gli interessi di pochi all’interesse generale." Mi spiegate in che modo la minoranza antepone i suoi interessi a quelli generali?? Se così fosse, nessuna minoranza (pensionati, operai, disoccupati, casalinghe, giovani, studenti,... potrei continuare) dovrebbe essere tutelata in virtù di un interesse generale non ben identificato?? Siamo tutti minoranze! Uno stato deve garantire i diritti di tutti! Siamo tutti Stato, nessuno deve essere dimenticato! Nel riconoscimento della famiglia gay non c'è nessuna limitazione della famiglia etero. E' così difficile da comprendere? Ed inoltre, se le tesi di una minoranza come quella omosessuale stanno pian piano riscuotendo successo nel mondo, significa che queste tesi sono convincenti. Chi è convinto del contrario, anziché gridare allo scandalo, alla degenerazione e sbandierare slogan privi di fondamento, potrebbe impegnarsi per supportare con valide argomentazioni le proprie tesi, e farle valere. Altrimenti si meriteranno il bollino di persone ostili al cambiamento della società. Cambiamento che da sempre avviene, con gli stessi processi con cui si è passati da società dittatoriali a società democratiche, da società basate sulla schiavitù a società libere. Non sempre si cambia in meglio, certo! Proprio per questo è necessario che le tesi siano ben argomentate, supportate da studi, messe alla prova e non semplicemente basate su paura e ignoranza. Che, purtroppo, sanno tanto di populismo.

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati