09/12/2012
Antonio Conte (foto Ansa).
A
Palermo, Antonio Conte ritorna in panchina dopo i 4 mesi di squalifica per
l’implicazione nel calcioscommesse. Nonostante fosse costretto dietro il
plexiglas, in tribuna, la Juve è andata bene, ha perso solo a Torino con
l’Inter (interrompendo a 49 la serie di partite utili in campionato) e a
Milano, nell’unica gara veramente deludente. Il suo primo vice Angelo Alessio
era in palese imbarazzo, di fronte alle telecamere, se la cavava meglio l’altro
collaboratore Massimo Carrera, mentre un quarto, Christian Stellini, in estate si
dimise per tentare (inutilmente) di levare dai guai Conte.
Condannato a 10
mesi, dopo che la proposta di patteggiamento a 4 venne respinta, nell’ultimo
grado di giudizio ha avuto soddisfazione, si è ritornati proprio a quel
quadrimestre di stop.
In
Champions League raggiunse il pari a Londra, venne bloccato sul pari dallo
Shakhtar Donetsk e in Danimarca, si è rifatto nel cammino di ritorno del
gironcino, eliminando il Chelsea detentore e vincendo in Ucraina.
Il
primo posto nel gruppo e in campionato, da un anno e mezzo, ininterrottamente,
sintetizza un lavoro eccellente, per gioco e risultati. Da quando ha sostituito
Delneri sulla panchina bianconera ha perso solo la finale di coppa Italia,
contro il Napoli. Gli unici momenti davvero fortunati furono a Milano, con il
raddoppio non convalidato a Muntari (la palla era nettamente entrata) e a
Pechino, nella Supercoppa Italiana ripresa a scapito del Napoli per la doppia,
discutibile espulsione.
E
tutto senza top-player. Il Barcellona ha l’argentino Messi, il Real Madrid il
portoghese Cristiano Ronaldo, il Paris Saint Germain lo svedese Ibrahimovic, lo
Schalke l’olandese Huntelaar (fra i migliori cannonieri d’Europa, prima e dopo
il Milan), il Borussia Dortmund il polacco Lewandovski, il Bayern Monaco il
francese Ribery, il Manchester United l’inglese Rooney, il City il bosniaco Dzeko
e Balotelli (ma è stato eliminato dalla Champions). E varie squadre di serie A
hanno individualità superiori: Cavani (Napoli), El Shaarawy (Milan), Milito
(Inter), Klose (Lazio), persino Di Natale (Udinese), sino alla scorsa stagione.
Questa
Juventus gioca molto bene, spesso domina le partite, è persino più convincente del
primo ciclo con Marcello Lippi, durato 4 anni e tanti sospetti, fra integratori
(la creatina assunta da tanti, all’epoca, per sviluppare muscoli e tenuta) e
avvisaglie di calciopoli, con arbitraggi favorevoli e avversi a Inter e magari
al Milan. C’erano Baggio, poi Del Piero, con Vialli e Ravanelli,
successivamente Vieri e Inzaghi. Quei bianconeri si aggiudicarono tre scudetti
e una Champions, perdendo due finali. Questa Juve può emulare il Lippi bis, due
campionati vinti e la finale di Champions sfuggita ai rigori, contro il Milan.
A parte Del Piero, il più longevo fra gli attaccanti è stato Trezeguet, 138
reti in un decennio di serie A: ecco, con un centravanti del calibro del francese,
campione del mondo ’98 e d’Europa nel 2000, la Juventus sarebbe già al livello
dei migliori club europei, escludendo magari il Barcellona delle tre Champions in
7 anni. Il gioco di Vucinic, Quagliarella e Giovinco (Matri da mesi è in crisi
di gol) esalta gli inserimenti dei centrocampisti centrali (Vidal, Pogba,
Marchisio) e degli esterni (Asamoah in particolare), rendendo la manovra degna
dei blaugrana.
Mai
l’iniziativa è lasciata per scelta agli avversari, in questo senso è notevole la
differenza con la Juve di Trapattoni (‘77-’86 e ’91-’94).
In prospettiva il
palmares può diventare altrettanto cospicuo, considerate le motivazioni
trasmesse da Conte, 43 anni. Solo Arrigo Sacchi, campione d’Italia a 42, con il
Milan, e Giovanni Trapattoni (a 39, con la Juve) erano stati altrettanto
precoci.
Conte
vuole imitare proprio Sacchi, Lippi e Mourinho (Inter), capaci di far seguire
subito allo scudetto la Champions League: Ancelotti azzeccò la doppietta ma
rovesciata, vincendo prima in Europa, e non dovremmo considerare il primo anno,
da subentrato proprio a Lippi. In questo senso Conte può essere artefice di un
ciclo degno di questi grandi della panchina, fra cui spicca Fabio Capello, 5
scudetti (più uno revocato alla Juve) e due in Spagna, ma solo una Champions e
una supercoppa Europea. Per la Juve la difficoltà sarà proprio affermarsi fuori
dall’Italia, contro stranieri più danarosi.
Vanni Zagnoli