Brucia il Corano, brucia Kabul

L'Afghanistan e il Pakistan sconvolti dalla "rivolta del Corano". Ma dopo dieci anni, la missione occidentale non ha conquistato il cuore degli afghani.

25/02/2012
La polizia afghana in azione a Kabul (copertina e questa foto: Ansa).
La polizia afghana in azione a Kabul (copertina e questa foto: Ansa).

Il caos in città come Kabul o Herat, tra le più “militarizzate” del mondo. Quasi 40 morti, tra i quali anche due soldati americani, in pochi giorni. Un’onda di protesta violenta che investe l’Afghanistan e si allarga alle megalopoli del Pakistan, da Islamabad a Quetta, da Peshawar a Karachi. Tutto questo per qualche copia del Corano bruciata per errore (o per timore che contenesse messaggi “segreti” ai detenuti) in una base militare, da soldati che probabilmente non sapevano nemmeno di che libro di trattasse? Anche se l’onnipotente presidente degli Usa, Barack Obama, si è piegato a scuse formali e clamorose?


     Senza sottovalutare i sentimenti religiosi altrui, non è possibile. E vale a poco sottolineare che dietro le manifestazioni, i pugni levati al cielo, i volti contorti dalla rabbia, agiscono agitatori prezzolati dall’estremismo islamico o dai diversi interessi economico-criminali (il narcotraffico, per esempio) che ancora oggi sono decisivi in Afghanistan. Si sa, è così da dieci anni. Ed è stato così anche quando a beneficiarne eravamo “noi”, la coalizione che ha cacciato i talebani e poi ha spacciato un capo-fazione come il presidente Hamid Karzai per un leader amato dal suo popolo.

     Molti stanno speculando sulla “rivolta del Corano”, ma tutti lo fanno sulla base di un’incontrovertibile realtà: la missione occidentale in Afghanistan (comunque costata carissima: 49 soldati italiani morti, 2.903 prendendo in considerazione tutte le nazioni impegnate, più molte migliaia di poliziotti, soldati e civili afghani) in dieci anni è riuscita a fare molte cose ma non a conquistare i cuori della popolazione. I cambiamenti e i miglioramenti (che pure ci sono: dai diritti delle donne alla scolarizzazione, dalla crescita economica alla libertà d’informazione e di parola) sono stati calati dall’alto, quasi più subiti che accettati dagli afghani.

     Sono molte le ricerche, svolte sul campo, che testimoniano questa amara e pericolosa realtà. L’ultima in ordine di tempo è quella dellaOng Intersos, di cui abbiamo dato ampiamente notizia su Famigliacristiana.it. Ma ce ne sono altre, perché il problema è ben presente alle autorità militari americane. Per esempio quella intitolata Una crisi di sfiducia e di incompatibilità culturale pubblicata nel maggio 2011  da Jeffrey Bordin, uno scienziato del comportamento "arruolato" dall'esercito Usa per cercare di capire come sia stato possibile che 58 soldati occidentali siano stati uccisi da colleghi afghani, con i quali lavoravano fianco a fianco, in 26 diversi attacchi. Pari al 6% di tutte le perdite della missione Isaf nello stesso periodo. 

   Se questo è lo stato delle cose dopo oltre dieci anni di missione, è chiaro che qualcosa non ha funzionato. O, forse, non poteva funzionare fin dall'inizio. sotto accusa finisce così l'idea cardine degli interventi militari  del decennio 2000-2010, e cioè che fosse possibile invadere un Paese e trasformarlo radicalmente, anche se in senso democratico. Dopo quanto è successo in Iraq e in Afghanistan, la risposta è piuttosto chiara.   

Fulvio Scaglione
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da lettore02 il 29/02/2012 19:31

Mi chiedo se è legittima l'affermazione che sta nel titolo? Dobbiamo partire dalle motivazioni di questa guerra, dico guerra ma ricordo che è stata presentata come un oprazione di polizia, si dovevano colpire gli autori dell'11 settembre, si doveva dare dignità alle donne afgane, togliere dal medioevo un popolo ecc. Le motivazioni vere erano di egemonia politica di un occidente che si riteneva vincitore sul blocco sovietico ormai svanito e quindi monito verso eventuali pretendenti : islamismo montante, Cina rampante economicamente, Russia che rialza la testa ecc. Quindi cambiare manu-militari un regime è un'assurdo in termini=non era l'obbiettivo.Quando si va in guerra si decide la propria strategia e il nemico sceglie la sua, l'occidente,inteso come coallizione è andato in Afganistan con il suo apparato militare civile e finanziario: il più potente militarmente, il più avvanzato civilmente, il più ricco finanziariamente impensabile che quattro straccioni possano far fronte a un simile apparato; ma anche loro sanno pensare, sono a casa loro e conoscono il territorio, conoscono la gente. Difatti militarmente rispondono con armi arcaiche: ordigni artigianali ai lati delle strade, imboscate, kamikaze ecc. civilmente la guerra viena fatta a livello di clan, sruttano molto bene la potenza economica dell'occidente, la montagna di soldi che l'occidente ha imesso sul teritorio sono finiti in gran parte ad alimentare la corruzione e dopo un largo giro anche la guerriglia. Perciò a quale titolo dovremmo pensare di aver conquistato il cuore degli afgani?

Postato da folgore il 25/02/2012 18:47

Scusate, ma anche questa mi sembra una bella "scusa". Come quando in altro Stato vennero bruciate una miriade di chiese in quanto una giornalista - peraltro manco cattolica - aveva fatto in un articolo un apprezzamento non gradito dagli islamici sul Profeta. Purtroppo le guerre "pulite", quelle in cui non avviene nulla di paragonabile al fuoco amico o al coinvolgimento di civili disarmati non esiste. Facile magari seduti in poltrona fare dei commenti su soldati che sparano e colpiscono chi non dovrebbero, ma ricordiamoci che in un conflitto a fuoco lo spazio tra la vita e la morte è di pochissimi secondi. Meno del tempo impiegato da questo messaggio ad arrivare al Sito. "I cambiamenti e i miglioramenti (....) sono stati calati dall’alto, quasi più subiti che accettati dagli afghani." Allora era meglio fossero rimasti nella situazione precedente?

Risposta di: Fulvio Scaglione (vice direttore FC)

Caro Folgore,

non capisco bene se Lei cerca la polemica a tutti i costi o cosa. Qui non si tratta di scusare nulla o nessuno (e La sfido a dimostrare che nel mio pezzo io lo faccio) ma di provare a capire. Siamo lì da oltre dieci anni e tutti pensano che, appena partiti gli americani, in Afghanistan scoppierà un macello. Che qualcosa non abbia funzionato, accanto alle cose che hanno funzionato, è lapalissiano.
Saluti


P.S.: non sono affatto d'accordo che morire annegati in un Lince, in Afghanistan, nel tentativo di attraversare un fiume per un'operazione di soccorso militare, sia un modo "normale" di morire, come sostiene Lei. Cerchiamo di non dire faciloneria solo per essere controcorrente, per favore...

Postato da Franco Salis il 25/02/2012 17:31

E’ questo il frutto del dialogo interreligioso? Quante volte ho detto che per dialogare bisogna essere almeno in due? Applicando questo principio a tutti gli insuccessi (vedi guerre precedenti o in corso),non mi avete detto guerrafondaio ma quasi . La mia risulta essere una analisi tanto semplice quanto purtroppo vera. L’uso della forza ha il merito se non altro di non incancrenire i fatti. No ma bisogna apparire buoni agli occhi della gente. Poi con tanto di faccia tosta condannare (padre Lombardi, padre di chi? Il mio purtroppo è morto)chi denuncia e rende pubbliche le malversazioni, ma non una parola di condanne delle malversazioni stesse. Il Papa ha esortato il clero romano ad essere “umili e liberi”. Ma come si è permesso di dire questo, crede di essere credibile? Ma se ancora non ha riconosciuto(essendo sovrano assoluto) se stesso responsabile delle malversazioni che avvengono in Vaticano.

Postato da tseven56 il 25/02/2012 17:28

Quando gli occidentali impareranno a rispettare i diritti degli altri ed a starsene a casa propria senza interferire, il mondo intero vivrà in pace.

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati