Il processo più stupido del secolo

La causa in sede europea contro lo Stato italiano per il crocefisso nelle aule scolastiche è stata uno spreco di tempo insensato.

20/03/2011

A quanto sembra, dobbiamo dire grazie alla Grande Camera di Strasburgo che ci lascia appendere il crocifisso nelle aule scolastiche. E va bene, ringraziamo pure. Ma a denti stretti. Volendo invece parlare fuori dei denti, in nome di quelle libertà che tutti invocano (salvo negarle ai cristiani), ben diverse sono le considerazioni che ci vengono in mente.

    Altro che giusta e necessaria procedura per arrivare a una sentenza che, dopo due anni di severa indagine, “assolve” l’Italia. Al contrario, è solo incredibile che il nostro Governo sia dovuto ricorrere alla Corte europea per i diritti dell’uomo, che questa in prima istanza ci abbia dato torto, che sia stato necessario un ricorso e che infine, sconfessando la Corte, si sia dovuta scomodare la Grande Camera (tanto nomini, un altro po’ e dovevano intervenire il Tribunale di Ginevra, l’Onu e l’Unione Intergalattica).      

     Tutto questo perché una signora finlandese, residente nel Veneto, aveva giudicato “una coartazione, una discriminazione ideologica” il crocifisso nella scuola dei figlioletti. Tesi insensata che tuttavia, perfino nella sentenza definitiva, ha trovato a Strasburgo un parziale consenso. “Comprensibile” cioè che costei abbia pensato a una “mancanza di rispetto” da parte dello Stato italiano: e meno male che si trattava solo di una “percezione personale”, insufficiente a violare il tale articolo e il talaltro protocollo. Chissà. Fosse stata una percezione di più ampio respiro, per esempio la protesta di tot “discriminati” (quanti: cento, mille, o di più: a Strasburgo hanno per caso un tabellario?), magari ci trattavano nuovamente da bigotti discriminatori.       

     Cose dell’altro mondo, verrebbe da dire. Invece solo cose europee, di una Europa che trova sconveniente riferirsi alle radici cristiane. Una sorta di laicismo all’insegna del politically correct, interpretato nel più sciocco e arbitrario dei modi. Niente richiami alla religione, niente tradizione. “Mancanza di rispetto” non a una singola straniera fanatizzata, come nel caso, ma al sentimento popolare in un intero Paese. Che celebra appunto la sua unità in piena sintonia fra uno Stato laico e una Chiesa che dal crocifisso ha avuto origine.      

     Ultimo appunto. Immaginiamo che la signora finnica abitasse in una nazione islamica e avesse avviato sul posto un’azione, poniamo, contro la lettura del Corano nelle scuole. Intanto doveva preventivamente munirsi di velo e abito a sacco. Poi, come minimo, la rispedivano a Helsinki. O, più probabilmente, la sbattevano in cella. Da noi l’opposto, considerazione e tolleranza per tutti. Mentre in tante zone d’Oriente essere cristiani significa rischiare la vita, in Italia e in Europa c’è  – giustamente - piena libertà di dirsi atei, musulmani, scintoisti, animisti e adoratori delle divinità azteche. E di aprire processi a Strasburgo, dove sono così comprensivi.

Giorgio Vecchiato
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da sedin il 26/03/2011 17:31

Una splendida notizia! Una speranza per la libertà di tutte le persone che vivono in Europa!

Postato da FRANCO PETRAGLIA il 20/03/2011 16:44

HO PROVATO TANTA GIOIA-SODDISFAZIONE PER IL FAVOREVOLE VERDETTO EMESSO DALLA CORTE DI STRASBURGO: IL CROCEFISSO RESTA A SCUOLA. RISTABILITA UNA VERITA' INCONTROVERTIBILE.
Carissimo e stimatissimo Direttore,
sono davvero felice per la sentenza emessa dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha assolto l'Italia dall'accusa di violazione dei diritti umani per l'esposizione del Crocefisso nelle aule scolastiche. Ciò a seguito del ricorso presentato da Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi tre figli, di togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato. Il relativo procedimento arrivò a Strasburgo il 27 luglio 2006. Personalmente, non ero e non sono affatto d'accordo con la ricorrente. Quando andavo a scuola o mi trovavo in un luogo pubblico, avvertivo sempre un sollievo-timore ed una gioia-forza per i crocefissi. A prescindere da questa mia intensa volontà della presenza del crocefisso, io credo che stia bene esposto in pubblico, perchè richiama plasticamente quel monito del Vangelo che dice:"Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici". Se esaminiamo accuratamente la questione in puri termini culturali, la Storia di un Uomo che è stato crocifisso senza avere colpe ed è morto per la salvezza del mondo, non può che essere stimolo d'imitazione per la pace, la concordia, l'amore, la sinergia di piani per rendere più abitabile questa terra. Ricordiamoci che in tempi travagliati come questi, l'immagine di Cristo può anche costituire il più provvidenziale dei balsami. Solo Cristo è via, verità e vita!. Costoro farebbero bene quindi a individuare altre cause per liberarsi dal background anticlericale e non fare di un patrimonio culturale una nuova battaglia di religione od altro. Non dimentichiamoci che anche il profeta Gandhi s'inchinava e piangeva ai piedi del crocefisso. Sono convinto che coloro che si oppongono al crocefisso esposto non hanno compreso appieno il suo vero significato universale. Dice un proverbio napoletano (cito il teologo Don Bruno Forte) amato già da Sant'Alfonso dè Liguori:" Se pò campà senza sapè pecchè, ma non se pò campà senza sapè pecchì" - Si può vivere senza sapere perchè, non si può vivere senza sapere per chì- . Ringrazio vivamente per la cortese accoglienza e porgo molti cari e affettuosi saluti.
Franco Petraglia
Cervinara (AV)

Postato da C&C il 20/03/2011 12:08

Nessuno vuole far levare i crocifissi dalle chiese o dalle scuole religiose: non vedo percio’ alcuna mancanza verso i cattolici. Il punto e’ se conservare o meno il crocifisso tra gli arredi scolastici (tale e’ considerato per legge) della Scuola Statale che deve essere aconfessionale. Io non ce lo voglio. Se desidero che mio figlio cresca col crocifisso, gliene metto uno in camera sua, lo mando a messa o a scuola dai maristi, ma non posso imporlo ai suoi compagni di classe, soprattutto se non voglio che un domani qualcuno chieda, nella stessa aula, di appendere la stella di davide, la mezzaluna, una falce e un martello. A oggi sentirei piu’ tutelata la liberta’ religiosa di mio figlio (qualunque essa sia) in una scuola francese (perche’ laica davvero) che non in una italiana dove non si smette di discutere a sproposito di religione. Saluti

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati