Italia in rivolta, ecco i pescatori

Dopo i tassisti e i Tir è la volta degi addetti alla pesca. Ancora una volta la molla della protesta è il caro gasolio. ma anche le direttive dell'Unione pesano sul settore.

25/01/2012
Un momento degli scontri tra pescatori e polizia (foto Ansa).
Un momento degli scontri tra pescatori e polizia (foto Ansa).

Dopo la protesta dei tassisti, dei forconi e dei Tir, va in scena quella delle reti. Si infiamma la protesta dei pescatori, scesi in piazza davanti a Montecitorio contro il caro-gasolio e le altre limitazioni dettate dalle direttive europee. Una protesta che va a infiammare la settimana più calda del Paese dal punto di vista delle tensioni sociali. E siamo solo a mercoledì. Tre manifestanti sono rimasti feriti durante gli scontri con la polizia. «La Comunità Europea ci affonda», «Vi state mangiando anche le nostre barche», «Le regole del Nord Europa non valgono per il Mediterraneo». Questi gli slogan innalzati nella protesta di piazza tramutata in rivolta, con episodi di violenza che hanno0 fatto temere il peggio. Il Paese sembra essere precipitato sull'orlo del baratro. 

Ancora una volta settori primari del Paese rischiano di soccombere sotto il maglio della globalizzazione e delle direttive dell’Unione. La questione non risale certo a ieri. Un intero comparto è in sofferenza da anni, non soltanto per l'aumento delle spese. I banchi marini sono esausti e il cosiddetto "fermo biologico" non è sufficiente. la concorrenza degli altri mari nei confronti del Mediterraneo è sempre più forte. Ma i pescatori sono sul piede di guerra per "l'enorme aumento dei costi di gestione delle imbarcazioni, e le norme Ue, che prevedono spese ingenti nell'ambito del Piano comune per la pesca". Il gasolio è uno dei problemi più seri. “Governo e Unione pretendono l'impossibile, non siamo più in grado di andare avanti, di sostenere le spese per mettere a norma le barche in base al Pcp (il Piano europeo), che dovrebbe garantire il futuro della pesca ed invece ci sta stritolando. Se proprio dobbiamo morire, vogliamo decidere noi come farlo”. Sotto accusa anche le banche “che hanno chiuso i rubinetti”.  

Francesco Anfossi
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