Sallusti, quella pena assurda

Il caso Sallusti scuote l'Italia. Può un giornalista rischiare di finire in galera per aver diffamato una persona? Noi diciamo di no. Sarebbe una barbarie giuridica.

25/09/2012
La sede del Giornale.
La sede del Giornale.

La vicenda che vede imputato per diffamazione il direttore del Giornale Alessandro Sallusti è diventato un caso di civiltà giuridica. Può un giornalista finire in carcere (scontando un anno e due mesi) per un reato a mezzo stampa? E’ quello che è accaduto a Sallusti per aver ospitato nel 2007, al tempo in cui era direttore del quotidiano Libero, un articolo diffamatorio (firmato da uno pseudonimo) nei confronti di un magistrato (l'accusa è di omesso controllo). Il giudice aveva risposto querelandolo e facendolo condannare a 14 mesi in secondo grado, senza il beneficio della condizionale. La Cassazione ha respinto il ricorso, rendendo esecutiva la pena, che è stata sospesa. Sallusti ha precisato che "non ha alcuna intensione di chiedere misure alternative alla galera". Chi, come noi, lo conosce da trent'anni e ne ha sempre ammirato, oltre che la professionalità, anche il coraggio e la determinazione, sa che non scherza.

Il magistrato parte lesa aveva proposto la remissione della querela in cambio di un indennizzo (da devolvere in beneficenza all’Associazione Save the Children). Ma Sallusti, che ha fatto un appello al Capo dello Stato, ne fa una questione di principio: “la libertà di stampa” ha scritto, “non è in vendita” e non può essere pagata con il carcere. La vicenda per una volta ha unito i giornali, anche quelli di opposti schieramenti, nella solidarietà a Sallusti in nome di un principio fondamentale: non si manda in galera una persona per un reato a mezzo stampa. Anche se ha sbagliato procurando diffamazione attraverso omesso controllo.

 Il risarcimento, accompagnato da una rettifica posta in eguale risalto e dimensione rispetto all’articolo diffamatorio, dovrebbe essere sufficiente. E anche noi - pur non essendo mai stati risparmiati dagli attacchi del Giornale e di Libero -  ci uniamo al coro di solidarietà dei colleghi della stampa in base agli stessi principi di civiltà giuridica. Nessuno in un Paese occidentale deve finire in carcere per un reato a mezzo stampa. Sarebbe assurdo. L'Italia, culla dal diritto, renda onore alla sua tradizione e stia lontana dalle barbarie giuridiche.   

Francesco Anfossi
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Postato da giogo il 28/09/2012 17:43

Martinporres...ma leggi anche gli altri post o solo il miei?? Hai preso come si suol dire un "granchio". Se leggi attentamente quanto scrive Antonel il mio era un quasi copia incolla con un breve commento, l'infase lo cita Antonel e io l'ho solo riportato OK? Ringrazio Salis che ha chiarito bene la cosa. Saluti

Postato da Franco Salis il 28/09/2012 07:24

@martinporres il 27/09/2012 19.11 “giogo, non pensi che per aver scritto infame Sallusti potrebbe querelarti insieme a Famiglia Cristiana”. Non sono giogo ma interessato parimenti all’argomento. Ti è sfuggito che (infame ) è scritto tra parentesi, in verità andava scritto tra virgolette che avrebbe richiamato immediatamente a un pensiero non suo. Infatti tale termine si trova nel blog di Enrico Mentana là dove dice : Mentana a Farina, "hai confessato tardi, infame". Quindi “infame” è riferito chiaramente non a Sallusti ma a Farina ,molto onorevole, plurigiudicato e forse per questo candidato nel 2008 e nominato nelle liste del PDL in forza a CL. CL è una aggregazione ecclesiale riconosciuta dalla CEI secondo i criteri di ecclesialità propri della “Christifideles laici. Quindi ogni ciellino, al di là delle proprie fragilità comuni a tutti, riconosce la vocazione alla santità (prima del Vat.II la vocazione alla santità era riservata ai preti (credo con esclusione dei pedofili) e ECCEZIONALMENTE a qualche laico), la confessione di tutta la fede cattolica,( e, si, tutta la fede, ma come diceva una pubblicità, “falqui: basta la parola”), la comunione col vescovo,(oppure il vescovo in comunione con loro) la conformazione e partecipazione al fine apostolico ed infine essere “sale” e “lievito” nella realtà umana, ( bisogna che le cose di loro interesse siano saporite e “ ben lievitate o almeno strada facendo lievitande”. Vedi la loro indiscussa fede e incondizionato appoggio al fuggitivo).Mi piace Gneo Nevio,spero di non fare la stessa fine.Ciao

Postato da Luca Pciota il 27/09/2012 19:54

Giornalista o no a nessuno deve calunniare nessuno. La legge, in un paese che si autodefinisce democratico, deve essere rigorosamente uguale per tutti senza alcuna distinzione.

Postato da martinporres il 27/09/2012 19:11

giogo, non pensi che per aver scritto infame Sallusti potrebbe querelarti insieme a Famiglia Cristiana.

Postato da Aquilante il 27/09/2012 18:54

Carcere forse no... anche se si potrebbe discutere sulla "barbarie giuridica" che si profilerebbe. Tra le sue mansioni un direttore è tenuto, infatti, proprio a controllare. Quindi non si tratta di una questione di secondo piano. L'anonimo articolista ora sappiamo essere un membro della camera dei deputati a suo tempo radiato dall'ordine dei giornalisti. Insomma, non proprio una penna leggera. Visto il soggetto in ballo, è forse meglio che Sallusti affermi di non aver vigilato piuttosto che aver lasciato carta bianca, e su un tema così delicato, a uno schiacciasassi di indubbia retorica strappacore ma ben poca critica. @ Antonel. Io l'articolo l'ho letto, ma non sono sicura che sia lo stesso che ha letto lei. Ovvio che la chiave sia il riferimento all'aborto in quanto pena di morte, ma ben prima ci sono righe e righe (quasi due colonne, infatti), di giudizi trancianti, particolari inquietanti e altre amenità che sembrano essere stati messi lì al solo scopo di inorridire il lettore. Peccato che quelle colonne costituiscano il nucleo dell'articolo. Non è questione di simpatia, antipatia o andazzi giuridici. Secondo lei quell'articolo andava passato in stampa così com'è? A me pare che siano i giornali a sentirsi in diritto-dovere di ergere le loro gogne. Con ben poco rispetto per le parti coinvolte.

Postato da Gabriella Roccato il 27/09/2012 17:38

Condivido, è una legge vecchia di circa 70 anni, e non vedo, come dopo tanto tempo, i nostri bravi politici non siano satati in grado a rimediare......... (sui nostri politici .......ma quali politici)

Postato da giogo il 27/09/2012 16:50

Per antonel-va ben che "molti lettori non hanno le idee chiare...essendo il Sallusti (infame)già condannato più volte con ammende per reati analoghi è un recidivo"... e allora?? Ci vuol pochino a capire che se prende piede questo andazzo (di continue recidive??) qualche giornale chiude...bene così spero che avremo una stampa più seria,affidabile,onesta, magari alla Guareschi o alla Montanelli:Saluti

Postato da antonel il 27/09/2012 15:59

Alcune considerazioni, perché mi sembra che non tutti i lettori abbiano le idee chiare e scrivano per simpatia o antipatia. Intanto, diciamo che l'autore anonimo se la prendeva con un magistrato che, sostituendosi ai genitori, aveva consentito a una tredicenne di abortire. Tutto a norma di legge, certo, ma nell'articolo ci si chiedeva perché tanta gente è contraria alla pena di morte mentre ritiene giusto che a morte sia condannato un feto. Cioè attribuiva al magistrato la "colpa" di aver emesso una sentenza capitale. L'argomento è molto spinoso e sarebbe meglio che i lettori di Fc, primo di fregarsi le mani per la condanna dell'infame Sallusti, facessero qualche riflessione. Più che di una diffamazione si era trattato dell'esercizio di un'opinione sancito dalla nostra Costituzione. Solo che la Cassazione non entra nel merito e "tecnicamente" la sentenza della Corte d'Appello non fa una piega: essendo stato Sallusti già condannato più volte (con ammende) per reati analoghi è stato considerato un "recidivo con il pericolo di ripetizione del reato". Se prende piede questo andazzo giuridico, i giornali chiudono. Diverso è costringere chi ha sbagliato a pagare e rettificare. All'estero è così.non entra nel merito e "tecnicamente" la sentenza della Corte d'Appello non fa una beca: essendo stato Sallusti già condannato più volte (con ammende) per reati analoghi è stato considerato un "recidivo con il pericolo di ripetizione del reato". Se prende piede questo andazzo giuridico, i giornali chiudono. Diverso è costringere chi ha sbagliato a pagare e rettificare. All'estero è così.

Postato da martinporres il 27/09/2012 14:55

La condanna al carcere è assurda, si dovrebbero trovare altri strumenti, come la sospensione dall'ordine dei giornalisti e un forte risarcimento pecuniario. .

Postato da branda il 27/09/2012 14:38

Se io scrivessi un mail di insulti a FC, specificando che alcuni vostri giornalisti meriterebbero la pena di morte, la pubblichereste? Rispondete a questa domanda e avrete risposto anche al quesito posto nell'articolo.

Postato da giogo il 27/09/2012 11:56

Sarebbe cosa seria e utile, in questo particolare caso che ri-guarda proprio VOI GIORNALISTI avere una onorevole risposta da tanti post...contrari..o no!!! Saluti

Postato da micheleverona il 27/09/2012 11:49

Il Direttore di un giornale, o periodico, è definito "responsabile". Dunque se l'articolo incriminato era diffamatorio, la condanna è corretta. Certo, la pena detentiva può essere eccessiva. D'altra parte, questa è l'ennesima prova di come la destra italiana usi la stampa e le persone: trattandosi poi di un articolo del 2007, scritto, come oggi sappiamo, da un parlamentare del PDL, tutto è chiaro ! Allora ben venga la condanna.

Postato da Franco Salis il 27/09/2012 09:36

Io ho espresso la mia opinione (vedi sopra) alla luce della frase che ho riportato. Ora vengo a sapere che quella era contenuta nel testo di più ampio articolo: “Il giudice ordina l’aborto, la legge più forte della vita” e di seguito “La vita cancellata in nome della legge”, LIBERO 18.02.2007. Il giudice sebbene non nominato era facilmente individuabile. Il giudice ha negato che cose si siano svolte come descritto nell’articolo incriminato, di qui il reato di diffamazione. Anzi che svillaneggiare il tribunale, disertandolo, che è un organo dello stato, avrebbe potuto semplicemente dire che si era lasciato prendere la mano, cosa che capita o può capitare a chiunque. No, Sallusti ha preferito passare per vittima e tutti i giornalisti (o quasi) hanno preferito solidarizzare con lui perché… “oggi è capitato a lui domani può capitare a me”. La condanna se l’ha dunque cercata, emulo di altro soggetto non degno di menzione, ma fortemente protetto dal dio quattrino . Io comunque non ho mai goduto vedere la gente finire in galera e quindi se si trova una via di uscita onorevole per tutti, ben venga. Ciao

Postato da luciocroce il 27/09/2012 09:12

Caro dr. Anfossi, questa volta non sono d'accordo con Lei: questo quest'uomo è l'esemplare tipo del "metodo Boffo"; quanti articoli ha scritto per gettare fango a piene mani sugli avversari? Se uno scrive intingendo la penna nell'odio , perchè giustificarlo? Rispetto alle tantissime schifezze che ha scritto negli anni, questa pena mi sembra un parziale risarcimento. La libertà di stampa è una cosa, la premeditata volontà di infangare, dileggiare, umiliare, intimorire un'altra. Se questo Paese, in questi anni, si è diiviso in fazioni che si odiano visceralmente è anche grazie a ad una parte di stampa che sollecita i peggiori istinti del lettore. Cordiali saluti.

Postato da cristal il 26/09/2012 18:31

L'Italia non è "culla del diritto" e le "barbarie giuridiche" sono all'ordine del giorno e riguardano talvolta casi molto più gravi, senza suscitare il clamore mediatico di questa vicenda che io definirei ridicola. Ricordo il caso di Belpietro e del finto attentato. Si seppe in seguito della menzogna ma per il giornalista non ci furono conseguenze, nonostante il palese tentativo di distogliere l'attenzione della gente da fatti ben più gravi riguardanti l'omino di Arcore con assurde accuse a ignoti.

Postato da Profe il 26/09/2012 15:23

Non condivido anch'io la sollecitudine con cui si mostra solidarietà a Sallusti: se ha diffamato a mezzo stampa, venga applicata la legge. In questi tempi non si dimostra di amare il proprio lavoro e di stimarlo per quello che vale, semplicemente difendendo un collega, men che meno se questi sbaglia! Sono atteggiamenti da "casta" ormai intollerabili. Se invece si ritiene che non abbia diffamato nessuno, allora si usino altri argomenti, che non siano la libertà di stampa. Ricordo che poco tempo fa si voleva imbavagliare la rete proprio per la presunta possibilità di diffamare impunemente(così si sosteneva). Quanto al caso specifico, concordo con Galeno.

Postato da giogo il 26/09/2012 11:16

Che deludente articolo in un giornale come FC. Sono perfettamente d'accordo sui commenti-post dei lettori...ma allora la tanto deprecata "casta"è vergognosamente presente nei giornalisti...che delusione!! Chi diffama giornalista,politico,cittadino qualsiasi ,vada punito anche con la galera. Ma allora siamo proprio al giornalismo di bassa lega... VERGOGNA!Che poi Sallusti se lo meriti il carcere assieme all'altro diffamatore Feltri (caso Boffo e tanti altri) non fa una grinza!! Vorrei rammentare ai giornalisti TUTTI anche di FC un fatto del dopoguerra,vi sovviene...vi dice niente il caso Guareschi-De Gasperi?? lo scrittore giornalista (uomo integerrimo e coerente) pubblicò su Candido da direttore,un dossier in buonafede(falso) contro De Gasperi,ammise il suo errore e senza ricorsi alla sentenza di 1°grado se ne andò senza, tante storie e vittimismo, in carcere per oltre un anno. Giornalisti PRENDETE L'ESEMPIO !!!

Postato da galeno il 25/09/2012 22:45

Condivido le modalità di riparazione proposte,che devono essere distinte dai sentimenti personali verso il singolo giornalista, purchè siano realmente e puntualmente applicate

Postato da patrizia z. il 25/09/2012 19:08

Io non riesco a vedere nessuna relazione tra la diffamazione e la liberta di stampa. E devo dire la verità: il modo in cui la casta giornalistica sta facendo quadrato comune in questa vicenda mi disturba. Preferirei di gran lunga che all'apice dei pensieri dei molti giornalisti che in questi giorni stanno intervenendo ci fosse il problema di come impedire che le persone siano diffamate. E' questa la questione che dovrebbe vederli attenti. Non desidero il carcere per Sallusti; mi auguro sinceramente anch'io che si possa agire con un'altra modalità. Ma desidero che le diffamazioni siano riconosciute come una cosa grave, non come un insignificante incidente di percorso - e meno che mai come un esercizio della libertà di stampa.

Postato da Franco Salis il 25/09/2012 18:58

Ma quante sciocchezze che ho letto in merito! La frase incriminata non è offensiva è puramente espressione di opinione. “Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice». Dov’è la diffamazione? Sallusti afferma semplicemente la estrema gravità della sentenza del giudice querelante Ma allora perché tanto chiasso? Sallusti forte dell’amicizia di uno che sin’ ora l’ha fatta franca, ha omesso di presentarsi in tribunale ( e che è un tribunale confronto ad un giornalista direttore)e successivamente di nominare un avvocato di fiducia e quello d’ufficio non si è adeguatamente impegnato. C’è cioè un comportamento scorrettissimo, ma per tale comportamento sarebbe sufficiente una censura morale. Domani la cassazione non potrà non emettere sentenza di rinvio al giudice, davanti al quale Sallusti dovrà pur comparire e, male che gli vadano le cose, si prenderà una contravvenzione, macché galera. Detto tutto questo, il delitto di diffamazione a mezzo stampa deve rimane delitto penale, ma bisogna che sia stato compiuto e che l’imputato si presenti civilmente in tribunale.Ciao

Postato da lettore02 il 25/09/2012 17:58

Può un giornalista rischiare di finire in galera per aver diffamato una persona? No risponde FC; e perchè no? Perchè è un giornalista? Ma la legge l'hanno messa nottetempo? Forse che è sata fatta dalla parte lesa? La calunnia poi è solo uno scherzetto fatto da dei buontemponi? Spero proprio che il presidente Napolitano si smarchi da questi furbetti per cui le leggi sono valide se non rigurdano loro

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