Lipari: chi spala e chi litiga

Grande mobilitazione popolare a Lipari, per riparare ai danni del nubifragio. E polemiche a tutto campo su cause del disastro e provvedimenti da prendere.

17/09/2012
La devastazione lasciata a Lipari dall'improvviso nubifragio (foto del servizio: Ansa).
La devastazione lasciata a Lipari dall'improvviso nubifragio (foto del servizio: Ansa).

Dopo il diluvio di pioggia, le Isole Eolie sono travolte da un “diluvio” di polemiche e di danni. Il sole è tornato a splendere, ma l’eco del violento nubifragio che ha sommerso Lipari, la più grande delle “sette sorelle” dell’arcipelago siciliano, non si è ancora spento. L’evento di sabato scorso è stato classificato come un vero fenomeno alluvionale, sia per la notevole quantità di pioggia caduta dal cielo in due ore, sia per le gravi conseguenze: frane, smottamenti, allagamenti, crolli di muri, lesioni, torrenti straripati, automobili e bus travolti dal fango.

Secondo molti abitanti, l’amato Patrono San Bartolo, celebrato il 24 agosto con una festa conosciuta in tutto il mondo, ha protetto Lipari, senza causare morti e feriti. Un vero miracolo, dal momento che dal 1860 non si verificavano simili alluvioni nelle Isole Eolie. Eppure i danni alle abitazioni e ai negozi sono ingenti, ammontano a decine di milioni di euro. Lesionato anche lo splendido Castello che sovrasta il centro di Lipari. Le zone più colpite sono Canneto, Quattropani e Marina Corta (la zona del porto). Dopo l’allagamento della scuola media Santa Lucia, tutti gli istituti sono rimasti chiusi.

Il sindaco Marco Giorgianni (espressione di un’alleanza tra il centrosinistra e l’Udc) ha immediatamente chiesto lo stato di calamità naturale al Governo, una richiesta appoggiata da tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Il premier Mario Monti ha garantito la massima attenzione di Palazzo Chigi per la situazione di Lipari. Da più parti, inoltre, si è auspicato il ripristino dei finanziamenti regionali  per gli interventi contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza dei torrenti.

Intanto, dopo un giorno di intenso lavoro, Guardia Forestale,  Vigili del Fuoco, Carabinieri, Vigili urbani e volontari della Protezione Civile (aiutati dai commercianti, dai residenti e dai turisti) hanno liberato dal fango le stradine dell’isola, mentre i tecnici sono al lavoro per mettere in sicurezza il costone dell’Annunziata. Sulle cause del disastro si confrontano posizioni differenti: gli ambientalisti inchiodano sul banco degli imputati il fenomeno dell’abusivismo edilizio e la presenza in collina di una controversa discarica; i geologi si soffermano sulla natura di origine vulcanica del territorio eoliano e invitano a non costruire nelle zone a rischio;  i metereologi, invece, puntano il dito sui cambiamenti climatici e sul riscaldamento globale.

In particolare, “la bomba d’acqua” che ha colpito Lipari sarebbe stata causata da un mese di agosto con temperature sopra le medie e con un mare divenuto “bollente”. In questo contesto, l’intensa perturbazione proveniente dal Nord Europa, sospinta da forti venti freschi di maestrale, si è scontrata con l’aria calda preesistente e, soprattutto, con il vapore acqueo prodotto dai mari ancora molto caldi, scatenando la breve alluvione di sabato.

Dopo avere tirato un sospiro di sollievo per l’incolumità delle persone e dopo avere riassaporato la dolcezza del sole settembrino, gli abitanti di Lipari si dividono sulla gravità dell’evento di sabato. I frequentatori dei social network accusano i giornali e le televisioni nazionali di avere sottovalutato l’alluvione di Lipari. Da Twitter a Facebook, dai siti eoliani ai blog siciliani, il tenore dei messaggi non cambia: “Siamo figli di un dio minore; vi ricordate di noi soltanto durante le vacanze; se l’isola fosse stata piena di turisti, come nel mese di agosto, i telegiornali avrebbero aperto con le notizie sull’alluvione; le Istituzioni trascurano le isole minori….”.
 
Accuse di tenore opposto ai mass media giungono, invece, dagli albergatori, preoccupati per i potenziali danni al turismo derivanti da un eccessivo allarmismo. Secondo Cristian Del Bono, presidente di Federalberghi Eolie, la notizia dell’alluvione è stata trattata dalla stampa “in modo parziale e con toni ingiustificatamente apocalittici, creando l’effetto di terrorizzare chi non si trova sul posto”.

Pietro Scaglione
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