Un po’ ostaggio della parte euroscettica del suo partito, che vorrebbe che la Gran Bretagna abbandonasse subito Strasburgo e di una mentalità isolana che lui stesso descrive nel suo discorso come indipendente e poco collaborativa, il Primo Ministro ha ricordato tuttavia i profondi legami che radicano il Regno Unito nel continente.
“Dalle legioni di Cesare alle guerre napoleoniche, dalla Riforma all’Illuminismo, alla Rivoluzione Industriale, alla sconfitta del nazismo abbiamo aiutato a scrivere la storia europea e l’Europa ha aiutato a scrivere la nostra”, ha detto il leader conservatore.
Certo, darà ai cittadini, dopo le prossime elezioni, se le vincerà e, comunque, entro il 2017, la possibilità di dire no a Bruxelles, ma nel frattempo farà di tutto per convincerli a restare.
Una posizione che è da sempre quella dei leaders di questo paese, convinti dell’interesse della Gran Bretagna a rimanere in Europa, ma costretti a fare concessioni alle frange euroscettiche che, in tutti i partiti, la vogliono fuori.
Per portare i cittadini a un sì che riconfermi una unione nella quale il Regno Unito è impegnato già dal 1973 Cameron tenterà di negoziare un nuovo pacchetto da poter presentare ai cittadini come una risposta alle loro lagnanze rispetto a Bruxelles.
Nel suo discorso il Primo Ministro parla dei principi ai quali vorrebbe che si conformasse l’Unione e ne elenca cinque, competitività, flessibilità, un potere che ritorni ai diversi stati nazionali anzichè allontanarsene, responsabilità democratica e giustizia.
All’interno di questi Cameron spera di negoziare, anche se non dice quando, qualche cambiamento dell’Unione che possa poi presentare all’elettorato come una risposta alla “disillusione con l’Europa fortissima in questo momento”.
La domanda è adesso se gli altri leader europei, concentrati sull’obbiettivo di una maggiore unione politica, faranno a Cameron le concessioni delle quali ha bisogno per convincere i suoi elettori a dire un nuovo sì all’Europa.
Ancora tanta acqua dovrà passare sotto i ponti del Tamigi e del fiume Ill dove si trova Strasburgo, ma per ora il Regno Unito è ancora saldamente ancorato agli altri paesi europei.
“Non mi riposerò fino a che questo dibattito non sarà vinto. Per il futuro del mio paese e per il successo dell’Unione Europea”, ha detto il primo ministro inglese.