23/03/2013
I "berluscones" radunati a Roma in Piazza del Popolo (Ansa).
Un misto di slogan, battute, messaggi politici, inviti e minacce implicite. Silvio Berlusconi si presenta così schierando in campo i suoi "berluscones" radunati in Piazza del Popolo, pochini in verità, o almeno lungi dalle folle oceaniche degli anni Novanta. Privo degli occhiali da sole, messa alle spalle l'uveite, il Cavaliere è il solito fiume in piena e pensa già alla prossima
campagna elettorale, mentre il suo popolo canta "Silvio primo amore non si scorda mai", sulle note del "Surdato innammurato".
Sul palco Berlusconi si toglie qualche sassolino dalla scarpa giocando sulla falsariga dei saluti: "Mando
un saluto a Gianfranco Fini e a tutto il suo club di gentiluomini. Sono
convinto che a Montecarlo non se la passi così male". E ancora: "Mando un saluto a Di Pietro, spero che le sue braccia che sono
tornate all'agricoltura non facciano troppi danni". Un saluto anche ad Antonio Ingroia: "Lo hanno
mandato in Valle d'Aosta, l'unico posto dove non si è candidato, ora farà le
intercettazioni agli stambecchi del Gran Paradiso". Infine Grillo e Monti: "Avete visto ieri
Grillo? E' andato da Napolitano travestito da dittatore dello Stato libero di
bananas...Monti è sempre stato supino alla Germania e ora anche all’India", alludendo alla vicenda dei due marò.
Ma il Cavaliere, tra un insulto e uno sberleffo, dalla piazza manda anche
alcuni messaggi politici. Il primo è sul candidato al Quirinale, proponendosi come punto di equilibrio di una maggioranza: "Deve
essere un moderato del Centrodestra, dieci milioni di italiani non possono
essere esclusi dalle più alte cariche. Bersani non può deciderlo con Vendola e
Monti; e magari invitando Romano Prodi". Poi ribadisce l’unica strada per
non tornare alle elezioni: un Governissimo da attuare attraverso l’alleanza tra Pd
e Pdl. "O si fa un governo forte che coinvolga tutte le forze politiche
responsabili nell'interesse del Paese, oppure si va al voto. Non ci sono alternative". Su Pier Luigi Bersani fioccano le accuse di egemonia e prevaricazione politica. Ma il Cavaliere sa che resta il suo unico interlocutore politico, almeno in questa legislatura.
Francesco Anfossi