Regioni, lo tsunami delle Procure

Dopo l'inchiesta-terremoto del Lazio, la Guardia di Finanza in Piemonte ed Emilia Romagna. Gli enti locali sprofondano nelle indagini sull'appropriazione di denaro pubblico.

28/09/2012
Agenti della Guardia di Finanza escono dagli uffici della Regione Piemonte dopo aver acquisito documenti (Ansa).
Agenti della Guardia di Finanza escono dagli uffici della Regione Piemonte dopo aver acquisito documenti (Ansa).

Da Torino a Palermo, da Roma a Bologna, si moltiplicano le indagini delle procure sui gruppi consiliari delle Regioni e sul loro uso dei fondi pubblici. Dalla Sicilia a Milano è tutta un'indagine delle procure. L'ultima in ordine temporale è quella sulla Regione Emilia Romagna. Una maxi-inchiesta ad ampio raggio sulle spese della politica. Ma la giornata era iniziata con la clamorosa perquisizione della Guardia di Finanza negli Uffici della Regione Piemonte. Poche ore dopo che a Roma la Polverini firmava il decreto di scioglimento dell’assemblea regionale, dopo gli scandali che ruotano intorno all’ex capogruppo del Pdl Fiorito, detto “er Batman”.

E ancora, inchieste sull’operato del presidente della Lombardia Formigoni, (la cui Regione conta altri indagati membri del consiglio). Sembra che un’ondata giudiziaria stia travolgendo l’apparato amministrativo locale, devastando quel poco di credibilità residua che resta della politica. Il fondale sembra disegnato da Fellini: ostriche e feste coi maiali, ristoranti e altri eventi indetti per “migliorare il rapporto con l’elettore”. Uno sperpero di risorse basate su fondi neri, gettoni di presenza, rimborsi chilometrici spopositati, vitalizi elargiti alla venerabile età di 50 anni, autocertificazioni di spese, indennità per servizi svolti sul territorio, case, auto, hotel e ristoranti di lusso, perfino la settimana bianca pagata.

Questa sorta di "Regionopoli" è uno dei tanti riflessi di quel conflitto di interessi generalizzato di cui è preda la classe politica italiana, compresa la “casta invisibile” degli enti locali. Poi ci sono gli sperperi o le spese assurde, anche se legali. Nei bilanci spiccano le spese per i consumi in Campania (che fa acquisti per 73 euro a cittadino) e quelle delle consulenze in Puglia e nel Lazio. Gli aumenti dei costi della politica calabrese sono impressionanti e oltrepassano il 300 per cento. Il patto di stabilità imposto ha solo limitato il welfare locale, ma non ha intaccato, come dimostrano le cronache di questi giorni, la politica clientelare e l’appropriazione indebita dei fondi. Per non parlare degli scandali dovuti a vere e proprie malversazioni. Evidente che la macchina va riformata, anche se la classe politica ha dimostrato di non essere capace di autoriformarsi. Mentre il resto d'Italia continua a stringere la cinghia e a soffrire perchè viene privata della rete sociale di assistenza. Come la Regione Lazio, che aveva tagliato i ticket per i disabili ma non aveva rinunciatio alle indennità faraoniche dei consiglieri. 

Francesco Anfossi
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