02/04/2012
La gioia dei sostenitori di Aung San Suu Kyi (foto del servizio: Reuters).
Il simbolo della lotta per la democrazia birmana è un pianoforte. Non uno strumento qualunque, bensì quello
della “Signora” della nazione, Aung San Suu Kyi. Durante i quasi 20 anni di
arresti domiciliari, il pianoforte è stato il suo solo compagno di sventura,
chiuso come lei, fra le quattro mura del suo isolamento forzato. L'unico modo
per far sapere al suo popolo che era ancora viva, che resisteva, che sperava
ancora. Suonava Mozart, Clementi, Telemann, e la gente andava in processione, il
più vicino possibile alla sua residenza, per ascoltare quelle note di
resistenza e di speranza. Quando prevaleva la disperazione, si accaniva sui
tasti con furore, tanto che una volta causò la rottura di una corda.
“Ho un carattere irascibile”, commenta con un sorriso la Signora, ricordando l'episodio.
Un'irascibile che, tuttavia, nel 1991 ha vinto il premio Nobel per la pace. Ed è con la musica che i suoi sostenitori hanno festeggiato nella capitale Yangon
la chiusura della campagna elettorale. Più di 5.000 uomini, donne e bambini hanno
cantato, ballato, applaudito, inneggiando il suo nome. Gli artisti sono saliti
sul palco uno dopo l'altro, accompagnati in coro dalla folla. Una gioia
palpabile, un'eccitazione contagiosa.
La Signora invece ha passato
l'ultima sera prima dell'apertura dei seggi elettorali in un villaggio di 1.400
abitanti, nel distretto di Kawhmu, dove si è candidata. Una lunga fila di
cittadini disciplinati si è formata lungo la strada polverosa che congiunge la
città al villaggio. Tutti volevano vedere dal vivo la figlia dell'eroe
dell'indipendenza birmana, il generale Aung San, capo del Partito Comunista
Nazionalista, ucciso dai suoi avversari politici nel 1947.
Lei, con
l'immancabile fiore tra i capelli, salutava con la mano affacciata ad un
balcone, raccomandando a tutti di andare a votare. Dalle 6 di stamattina,
infatti, sei milioni di elettori sono stati chiamati alle urne, che sono rimaste aperte fino alle 16. Poi, sono cominciati i conteggi, ma i risultati definitivi non arriveranno prima di una settimana.
Le prime indiscrezioni, comunque, sostengono che la leader della Lega nazionale per la democrazia sarebbe stata eletta nel suo seggio di Kawhmu dove avrebbe ricevuto 270 voti contro i 37 del candidato dell'Usdp, il partito del regime. La notizia rimbalza dai siti Usa, i quali citano un pannello digitale che sarebbe stato innalzato davanti al quartier generale del partito di Aung San Suu Kyi.
Marta Franceschini