23/04/2012
L'esito del primo turno delle presidenziali (foto del servizio: Reuters).
I risultati ufficiali del primo turno dell'elezione presidenziale francese, domenica 22 aprile, confermano il successo del candidato socialista François Hollande arrivato in testa con il 28,6% dei voti, e ora favorito per il ballottaggio di domenica 6 maggio. Sarebbe però un errore considerare che i giochi sono fatti, visto che il presidente uscente Nicolas Sarkozy ha accorciato le distanze (rispetto ai sondaggi preelettorali) rastrellando il 27,2%. Soltanto 500 mila voti separano i due finalisti che si affronteranno il 6 maggio.
Ma il dato più inquietante è l'affermazione di Marine Le Pen, candidata del Fronte Nazionale (estrema destra), che si è prepotentemente piazzata al terzo posto con il 18% dei voti, distanziando il leader del "Front de gauche" (ultrasinistra) Jean-Luc Mélenchon, che sembrava l'astro in ascesa nel firmamento politico francese ma si è fermato all'11%. Deludente la prestazione del centrista cattolico François Bayrou, il "terzo uomo" delle presidenziali del 2007, ma che questa volta ha raccolto il 9% dei voti.
E tuttavia, quei 3,2 milioni di elettori che gli hanno dato la preferenza rischiano di pesare sul ballottaggio, a seconda di come si distribuiranno i loro voti tra Sarkozy, Hollande e l'astensione. Astensione che domenica 22 aprile è stata inferiore alle previsioni: appena il 20,5% invece del 26-30% annunciato dai sondaggi.
Una prima analisi dei risultati conferma che, nonostante il successo di Hollande, la sinistra non è maggioritaria in una Francia che resta sostanzialmente di centrodestra. Ma conferma anche che il rigetto di Sarkozy è stato l'elemento determinante delle scelte degli elettori. L'ascesa di Marine Le Pen è il frutto del cosidetto "voto della collera": la collera contro Sarkozy, la collera dei ceti medio-bassi pesantemente colpiti dalla crisi e sensibili alle diatribe populiste della leader del Fronte Nazionale contro le "élites" e contro gli immigrati. All'opposto dello schieramento politico, anche il populismo "di sinistra" di Mélenchon ha sedotto quasi 4 milioni di elettori.
Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale.
La campagna per il ballottaggio è cominciata subito. Lunedì 23 aprile, Sarkozy è andato a presiedere un comizio vicino a Tours, mentre Hollande ha arringato i suoi simpatizzanti in Bretagna. I due finalisti si scontreranno davanti a milioni di francesi, in un dibattito televisivo il 2 maggio. Sarkozy aveva proposto 3 dibattiti all'avversario socialista, ma Hollande ne ha accettato uno solo.
Vincere il ballottaggio: missione (quasi) impossibile per il presidente uscente.
I primi sondaggi dopo il voto di domenica 22 aprile danno largamente favorito Hollande, annunciando la sua vittoria per k.o.: 56% contro 44% a Sarkozy. Sembra difficile che il presidente uscente riesca a risalire la china. Per battere Hollande nel ballottaggio, dovrebbe fare il pieno, allo stesso tempo, dei voti centristi (Bayrou) e di quelli dell'estrema destra (Marine Le Pen): se ci riuscisse, sarebbe una prodezza assolutamente inedita nell'aritmetica politica.
In realtà, Sarkozy è vittima di una straordinaria reazione di rigetto: il centrista Bayrou afferma che non darà direttive agli elettori che hanno votato per lui nel primo turno, lo stesso va ripetendo Marine Le Pen. Secondo i calcoli degli istituti dei sondaggi, gli elettori di Bayrou si dividerebbero in 3 parti uguali: 30% per Sarkozy, 30% per Hollande, 30% per l'astensione. Fra quelli di Marine Le Pen, solo il 60% sceglierebbe Sarkozy, il 20% Hollande, il rimanente 20% si asterrebbe. La verità è che l'interesse di Marine Le Pen è far vincere il candidato socialista, con la speranza che la disfatta di Sarkozy provochi l'implosione dell'Ump, il partito del presidente. Implosione di cui trarrebbe vantaggio il Fronte Nazionale che potrebbe così sperare di far eleggere una manciata di deputati nelle politiche di giugno (l'estrema destra non è rappresentata nel parlamento uscente).
Sarkozy non sembra avere altra scelta, a questo punto, se non quella di spostare decisamente verso l'estrema destra l'ago della sua campagna elettorale per il ballottaggio. Ma così facendo, e recuperando nei suoi discorsi i temi populisti, xenofobi, anti-europei di Marine Le Pen, rischia di lasciarsi sfuggire una parte degli elettori moderati e centristi. Insomma una quadratura del cerchio, dalla quale non si vede come Sarkozy possa uscire.
La prospettiva della vittoria di Hollande (Jean-Luc Mélenchon ha invitato i suoi elettori a votare in massa per il candidato socialista) inquieta i mercati. Lunedì 23 aprile, la Borsa di Parigi ha perso quasi il 2%. Il leader socialista si propone di torchiare i "ricchi" con un'aliquota del 75% sui redditi annuali superiori a 1 milione di euro, e di aumentare le imposte. Al tempo stesso, promette di compensare l'austerità imposta dalla crisi con misure destinate a rilanciare la crescita, il che rischierebbe di provocare tensioni in seno all'Unione europea, in particolare con la Germania.
Sarkozy insiste sulla necessità, per la Francia, di avere al timone un presidente che abbia l'esperienza internazionale necessaria per affrontare la crisi. E non perde l'occasione per sottolineare che Hollande non ha mai ricoperto incarichi ministeriali, e non ha esperienza internazionale. E visto che il leader socialista si presenta volentieri come "un uomo normale" (sottinteso: Sarkozy è "anormale") il presidente uscente ammonisce sarcasticamente che "normalità" fa rima con "mediocrità". Per il ballottaggio, insomma, i francesi debbono aspettarsi una battaglia senza esclusione di colpi.
Paolo Romani