15/01/2013
Alcuni dei simboli dei partiti che parteciperanno alle prossime elezioni (Ansa).
Giù le tasse. Via l’Imu, anche se l’imposta
sulla prima casa ha tenuto a galla i
bilanci dei Comuni. Per non parlare di
chi vuole uscire dall’euro perché, si sa, 450 milioni
di europei si sbagliano e solo lui l’azzecca
sempre. O di chi promette la crescita come
se si potesse comprarla al supermercato. E
poi, ci sono quelli che farebbero sparire il debito
pubblico con uno schiocco delle dita. E
quelli che insegnerebbero a campare anche
alla signora Merkel. Di tutto e di più.
La campagna elettorale è appena partita,
ma siamo già al solito e insopportabile mercatino
delle illusioni. Dove le promesse si
sprecano. E vince chi le spara più grosse. Perché
oggi, i conti si fanno con l’Auditel: chi
ha più pubblico ha sempre ragione. E domani
si vedrà. Sulle promesse mancate si troverà
senz’altro qualcuno da accusare. E, comunque,
gli italiani dimenticano facilmente.
La memoria è corta.
Alla politica sembra non interessino i problemi
delle famiglie, dei giovani e dei lavoratori.
Si preoccupa, soprattutto, di come vincere
le elezioni e conquistare il potere. Un po’ meno
della soluzione dei tanti problemi del Paese.
A cominciare dalla grave disoccupazione
giovanile e dalla povertà delle famiglie.
L’osceno spettacolo della politica va avanti.
Come sempre, con gli stessi interpreti e suonatori.
L’applausometro è acceso. I cervelli
si spremono solo per vincere le sfide televisive.
E dibattere, col bilancino, sulle comparsate
dei candidati in Tv. Dei problemi reali si
parlerà alla prossima puntata. Forse.
Al di là del bilancio di quanto ha fatto il
Governo dei “tecnici” (ognuno può tracciarlo
da sé), i veri perdenti sono, ancora una volta,
la politica e i partiti tradizionali. Un anno
non è bastato loro per fare “pulizia” al proprio
interno. Con più rigore etico.
O per darsi
una regolata su corruzione e costi della politica.
E, soprattutto, per rimettersi all’ascolto
del Paese reale, l’unica funzione che giustifica
e nobilita la loro esistenza.
A giudicare dalla campagna elettorale, nessuno
di questi obiettivi è stato raggiunto. Non
è arrivata la nuova legge elettorale, anche se
tutti la giudicavano necessaria. E cancellare
per sempre il “porcellum”, di cui tutti si vergognano,
ma se ne servono. I privilegi assurdi
della politica sono stati appena limati.
Eppure,
nell’insieme, costano 24 miliardi di euro
l’anno, pari all’1,5 per cento del Prodotto
interno lordo. Quasi 800 euro l’anno per ogni
italiano, neonati compresi.
Nessuno ha saputo ricucire l’Italia reale e
chi dovrebbe rappresentarla nelle istituzioni.
Quali tra i candidati conoscono davvero il
dramma delle famiglie impoverite dalla crisi
o sfiancate dai sacrifici? Quanti hanno incontrato
i giovani senza lavoro o precari a vita?
La voce dell’Italia vera non ha avuto modo
d’essere rappresentata. E finché non avverrà,
il cambiamento di cui c’è bisogno resterà
una speranza e non una prospettiva.