13/04/2012
Lavoratori "esodati" al convegno "Tutto pensioni 2012" organizzato dal quotidiano Sole24ore (Ansa).
L’articolo 3 della nostra Costituzione recita che “…è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese…”.
Tra i tanti ostacoli che non sono stati rimossi dalla recente riforma della previdenza del Governo Monti vi è sicuramente quello che riguarda i cosiddetti "esodati".
Ma chi sono esattamente gli "esodati"? Sono un po’ come gli apolidi: avrebbero tutti diritto alla pensione. Hanno concluso anticipatamente il loro rapporto di lavoro con accordi diversi uno dall’altro ma con l’aspettativa certa di andare in pensione nell’anno calcolato con le regole di quando hanno deciso di lasciare, più o meno volontariamente, l’azienda in cui lavoravano.
Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps (Ansa).
Un brutto termine per raccontare una storia che parte nel 2010 con la legge 122 (http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/DD9170A6-1518-48C0-97B1-805BFF48FD3F/0/20100730_L_122.pdf) del governo Berlusconi che prevede una serie di norme che incidono negativamente su chi esce dal mercato del lavoro. Tra queste l’adeguamento dei requisiti all’aspettativa di vita media, un modo elegante per ritardare l’erogazione della pensione; l’introduzione delle“finestre mobili”, un termine lontano dal linguaggio del cittadino per dire che quando scatterebbe l’età della pensione bisogna attendere altri dodici o diciotto mesi; la ricongiunzione onerosa prevista con la abrogazione della legge 322/1958. Ciò significa che lavoratori che hanno periodi presso gestioni o fondi diversi dal Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti INPS e non maturano il diritto a pensione presso i fondi stessi sono costretti (se possono sopportarlo economicamente) a fare la ricongiunzione, sempre che abbiano le condizioni per farla (almeno un contributo versato presso l’INPS). Chi non può fare la ricongiunzione per motivi di carattere economico o perché non ha alcuna contribuzione versata presso l'INPS si ritroverà con una posizione previdenziale che non gli darà diritto a nulla.
Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità (Ansa).
La stessa legge 122 del 2010 prevede che su un potenziale di quasi 50.000 lavoratori solo 10.000 fossero derogati dalle “finestre mobili”. Per gli altri un decreto (www.inps.it/bussola/visualizzadoc.aspx?svirtualurl=%2Fmessaggi%2Fmessaggio%20numero%201648%20del%2030-01-2012.htm), il 63655 del 5 gennaio 2012 del ministro Fornero, ha prorogato la situazione di incertezza dei lavoratori che hanno il diritto alla pensione entro il 2011. Per coloro che andranno in pensione nel 2012 il decreto tace. Ma quanti sono oggi i cosiddetti esodati? Si parla di un numero intorno ai 350 mila, anche se il dato appare approssimativo. L’unico soggetto che potrebbe fornire il calcolo corretto, cioè l’INPS, per ora tace mentre i sindacati provano a ricostruire la storia per numeri aggregati di molti lavoratori e delle aziende dove lavoravano (http://www.cgil.it/Archivio/Welfare/sitoprevidenza/20120221_Elenco_Esodati.pdf).
Proteste contro la riforma delle pensioni (Ansa).
Il Governo prende tempo. La legge 214/211 (http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/8593D80A-CF2A-427F-A012-CED4884F9EFE/0/20111222_L_214.pdf) prevede che per una serie di soggetti tra cui gli esodati vi sia a partire dal 2013 un fondo per sanare tutte le incongruenze previste dalla nuove norme pensionistiche. Un fondo che dovrebbe tenere conto dei quasi 50.000 lavoratori del governo Berlusconi e di tutta una serie di lavoratori collocati in mobilità (ordinaria, lunga…). Una legge che ha ampliato la platea dei soggetti derogati senza incrementare le risorse economiche a bilancio. Entro il 30 giugno il Governo dovrebbe emettere un decreto che indicherà quanti soggetti potranno attingere al fondo, quali tipologie e con quali criteri. Una cosa appare per ora certa: gli stanziamento previsti saranno sicuramente insufficienti per dare risposta a tutti gli aventi diritto.
Susanna Camusso, leader della Cgil (Ansa).
Le storie di tanti lavoratori si incrociano e si mettono in fila. Come a una biglietteria dove si è consapevoli di non potere acquistare il biglietto ma si ha sempre la speranza che accada qualcosa. Così la storia di Luigi, ex quadro della multinazionale Unilever di Casalpusterlengo, che dopo 37 anni di lavoro è stato costretto a lasciare con un accordo aziendale che gli avrebbe fatto percepire la pensione nel 2014 mentre oggi non sa cosa gli aspetta, s'incrocia con quella di Damiano, dipendente della Poste di Lodi, che ha lasciato con un accordo individuale (non sottoscritto da alcun sindacato) nel 2011 con la prospettiva di godersi la pensione nel 2013. Tutti hanno manifestato il 14 aprile a Roma in una iniziativa nazionale sostenuta da CGIL-CISL e UIL per protestare contro la drammatica situazione delle migliaia di persone senza più stipendio e senza pensione, e per chiedere una soluzione allo scandalo delle ricongiunzioni onerose e degli esodati. Centinaia di migliaia di persone con la lo storia e con la loro dignità. Di cui qualcuno sembra essersi dimenticato.
Andrea Ferrari