Farmaci, fidatevi del "bugiardino"

Cresce nel nostro Paese l'abuso di medicine utilizzate per scopi diversi da quelli prescritti dal foglietto illustrativo. Parla l'avvocato renato Mantovani, esperto del problema.

01/12/2011
L'avvocato Renato Mantovani.
L'avvocato Renato Mantovani.

  Cure non sempre semplici, che richiedono un delicato equilibrio e prescrizioni farmacologiche dette off label, ovvero per finalità diverse da quelle previste dal bugiardino sotto il capitolo “indicazioni”. In alcuni ambiti della medicina, prima fra tutte la psichiatria, questo avviene frequentemente, come ci spiega l’avvocato Renato Mantovani che si occupa proprio dei problemi collegati alla tutela della terapia farmacologica “off label”.  
Chi prescrive questi farmaci e con quali criteri?
«Sono medicinali prescritti dai medici, soprattutto in psichiatria e oncologia, perché si rivelano cure efficaci per i pazienti. Ovviamente il loro impiego richiede molta attenzione e un rapporto di massima chiarezza: il medico deve spiegare bene di cosa si tratta e perché deve essere assunto, mentre il paziente a sua volta deve attenersi scrupolosamente alle dosi, farsi seguire durante la terapia e avere un contatto costante con chi lo cura».
C’è il rischio che ci sia un abuso di farmaci?
«No, il rischio è piuttosto è la superficialità: sta soprattutto ai pazienti stare attenti e farsi ben seguire, così come la famiglia dell’assistito può aiutarlo ad avere un rapporto stretto con il medico. È un po’ come utilizzare farmaci sperimentali: si sa che funzionano, ma ci vuole massima prudenza».  
Chi tutela medici e pazienti in caso di “errori”?
«L’aspetto legale è quello più delicato: i pazienti da parte loro di solito sono ben informati e sanno quali sono i rischi. I medici invece al momento possono basarsi soltanto sull’esperienza e sulla letteratura scientifica. L’utilizzo dei farmaci off label del resto è necessario, non sono sostituibili».  
Visto il loro largo impiego, perché le case farmaceutiche non “allargano” le indicazioni di tali medicinali?
«Da un lato ci vorrebbero molti investimenti in ricerca che spesso le case farmaceutiche non sono disposti a fare, soprattutto su medicinali che già hanno un largo impiego. Dall’altro, questo comporterebbe anche un’ulteriore assunzione di responsabilità, un rischio che spesso le aziende non vogliono correre».  
Quali possono essere le soluzioni per una maggiore tranquillità dell’impiego dei farmaci off label?
«È stato proposto un protocollo nazionale con linee guida per catalogare questi medicinali e fissare un utilizzo conforme in tutta Italia. Il medico di base non è uno specialista, a differenza dello psichiatra, per cui uno strumento di questo tipo potrebbe aiutare tutti a seguire meglio i pazienti passo dopo passo durante le cure. Non è una soluzione difficile, ma sarebbe sicuramente efficace anche per tutelare la responsabilità professionale dei medici nella particolare ipotesi di prescrizione di farmaci al di fuori delle indicazioni. A tal fune deve essere fatta una serie di studi post marketing che potranno sicuramente rappresentare un valido requisito per garantire un impiego tranquillo dei farmaci comunemente usati come off label».   I pazienti oggi si sanno tutelare?
 «Oggi tutti conoscono molto bene i loro diritti e rispetto a un tempo c’è una maggiore consapevolezza. È bene però ricordare che su tre azioni legali solo una finisce a favore del paziente, segno che spesso l’accusa mossa ai medici non è giusta».  

Eleonora Della Ratta
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