25/07/2012
Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, all'inaugurazione della mostra di 47 crocifissi realizzati da altrettanti artisti italiani e da un colombiano, il 10 luglio 2012.
Roberto Formigoni sarebbe stato corrotto, secondo l'accusa, in qualità di presidente della Regione Lombardia con'utilita «per un valore di circa 8,5 milioni di euro in relazione a 15 delibere regionali con cui sono stati stanziati rimborsi per la Fondazione Maugeri di circa 200 milioni di euro in 10 anni. È quanto emerge dall'invito a comparire. Il Presidente della regione Lombardia è stato stato convocato per sabato 28 luglio dalla procura di Milano che gli ha inviato un'informazione di garanzia. L'accusa è corruzione aggravata dalla transnazionalità in concorso con altre persone nell'ambito dell'inchiesta sulla Fondazione Maugeri.
Il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, prima dell'incontro tra il governo e gli enti locali davanti a Palazzo Chigi, a Roma (Ansa).
L'iscrizione di Roberto Formigoni nel registro degli indagati, della quale aveva dato notizia il Corriere della Sera lo scorso 23 giugno, era stata smentita dallo stesso Governatore della Lombardia, che aveva bollato la notizia come falsa ricordando, come ha fatto più volte, di non aver mai ricevuto né un'informazione di garanzia né un invito a comparire. Da quanto invece è stato reso noto mercoledì 25 luglio, il Presidente Formigoni è stato iscritto nel registro degli indagati già lo scorso 14 giugno. Tale iscrizione è stata però tenuta segreta sino appunto a mercoledì 25 luglio, giorno in cui gli è stato recapitato, tramite il suo legale di fiducia, un'informazione di garanzia con invito a comparire per il reato di corruzione aggravata.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, al centro dell'indagine ci sono i circa 70 milioni di euro distratti negli anni dalle casse della Fondazione Maugeri e andati a creare fondi neri all'estero, transitando su conti in particolare svizzeri. Dagli accertamenti parte di questo denaro sarebbe stato usato da Pierangelo Daccò, (anche lui tra gli indagati e in carcere anche per l'inchiesta del caso San Raffaele), il faccendiere amico di vecchia data di Formigoni e al quale la Fondazione Maugeri aveva affidato il compito di "sbloccare" pratiche in Regione, per pagare vacanze di lusso e altri benefit al governatore in cambio, ma questa è soltanto l'ipotesi dell'accusa, dell'approvazione di delibere di Giunta sulle funzioni non tariffabili che hanno determinato un incremento dei rimborsi all'ente di Pavia.
Nell'invito a comparire (poco più di due pagine) vengono elencati, uno ad uno, i 'benefits' che Formigoni, in qualità di Governatore lombardo, avrebbe ricevuto come 'contropartità dell'approvazione da parte della Giunta regionale di una quindicina di delibere riguardanti le cosiddette funzioni sanitarie non tariffabili, attraverso le quali la struttura sanitaria pavese ha ottenuto rimborsi per un totale di circa 200 milioni di euro, a partire dal 2000 e per 10 anni. Tra le «utilità» ci sarebbero, secondo l'accusa, le vacanze di lusso ai Caraibi (circa 800 mila euro per soggiorni e aerei, tra il 2006 e il 2011), circa 3,7 milioni di euro per imbarcazioni di lusso (due yacht) messi a disposizione, sempre dal faccendiere Pierangelo Daccò, tra il 2007 e il 2011 e 4 mln di euro di 'scontò in relazione alla compravendita di una villa in Sardegna acquistata da Alberto Perego, amico di Formigoni. I pm nell'invito a comparire fanno un elenco dettagliato dei 'benefits' per il Governatore, che ricalca, in sostanza, quello contenuto nella informativa trasmessa a fine giugno dagli uomini della polizia giudiziaria al procuratore aggiunto Francesco Greco e ai pm Luigi Orsi, Antonio Pastore, Laura Pedio e Gaetano Ruta.
Roberto Formigoni saluta papa Giovanni Paolo II nell'aula Clementina, Città del Vaticano, il 29 novembre 2001 (Ansa).
Con Roberto Formigoni sale a 12 il numero degli esponenti del Consiglio regionale e della Giunta della Lombardia insediatisi a inizio legislatura (nella primavera del 2010) che sono stati nel frattempo indagati nell'ambito di diverse vicende, anche se alcuni hanno già lasciato la Regione e sono stati sostituiti.
Nelle fila del Pdl, oltre al Governatore, sono finiti sotto inchiesta i consiglieri Gianluca Rinaldin per corruzione, Nicole Minetti per induzione alla prostituzione, Massimo Ponzoni per bancarotta fraudolenta (arrestato e attualmente sospeso dal Consiglio), Franco Nicoli Cristiani per corruzione (arrestato, si è dimesso), Angelo Giammario per corruzione e l'assessore Romano La Russa per finanziamento illecito dei partiti.
Nel centrosinistra è indagato per corruzione Filippo Penati, ex Pd al gruppo Misto. Nella Lega sono accusati di corruzione l'ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni e di tifo violento l'assessore Daniele Belotti. Hanno lasciato il Pirellone, invece, Renzo Bossi (accusato di appropriazione indebita) e Monica Rizzi (dossieraggio).
a cura di Pino Pignatta