06/12/2011
Il ministro del Welfare Elsa Fornero alla presentazione della manovra economica del Governo Monti a Palazzo Chigi.
Grazie Ministro, per le sue lacrime. Può sembrare strano che si ringrazi una persona perché ha pianto. Ed ancor più strano che si dica che avevamo bisogno di quelle lacrime. Sì, ne avevamo bisogno. Il suo pianto autentico, spontaneo, giunto a interrompere un’emozione profonda che si leggeva nella tensione del volto, nel movimento delle mani che accompagnavano le parole, quasi ad esorcizzarne la durezza, l’ha fatta passare dall’altra parte. Da quella di noi che l’ascoltavamo. Con il cuore in gola. Perché, oggi, un po’ tutti il cuore in gola ce l’abbiamo.
E non stia ad ascoltare gli inopportuni commenti da salotto o da cucina,
peggio ancora quelli interessati a denigrare le sue lacrime. Noi, dopo
la sorpresa, l’abbiamo guardata con altri occhi. Quelli di chi non si
sente più solo nella sua fatica di vivere.Come persona, come cittadino.
L’attuale drammatico dissesto del nostro Paese, che ciascuno di noi
soffre nei gravi problemi di ogni giorno, nel non arrivare a fine mese,
nei figli che non trovano un’occupazione, nei padri e nelle madri che
il lavoro l’hanno perso, nei nonni che combattono con le spese
dell’affitto, del gas e della luce -se poi sono ammalati, si augurano
soltanto di morire presto- , questo dissesto, nascosto nelle case e
nelle famiglie, fa scorrere lacrime. Che magari ti asciughi subito,
perchè ti vergogni di farle vedere, in quell’assurda e falsa aria di
festa che circola nel mondo di celluloide. Quello delle televisioni e
dei vergognosi proclami di benessere che fino a pochi mesi fa venivano
proprio da quei banchi parlamentari dove l’hanno chiamata a tentare di
salvare la barca che si sta inabissando.
Per tutto questo ci siamo ritrovati nel suo pianto. Ha dato all’attuale
schieramento di Governo un volto nuovo: quello della donna che, più
dell’uomo, sa che cosa è un bilancio familiare che traballa, più
dell’uomo patisce per non poter dare ai propri genitori una vecchiaia
dignitosa. Conosce lo smarrimento di un figlio che continua a ricevere
rifiuti che lo annientano e un giorno le dice “ho deciso di andare
all’estero, qui non c’è più nessuna speranza , tutte le porte si sono
chiuse” . E allora quella donna piange, perchè vede allontanarsi,
spegnersi, quella vita che ha dato. Si sente impotente e non sa a chi
rivolgersi. Le sue lacrime, ministro Fornero, hanno come sciolto
l’immagine un po’ gelida dell’attuale schieramento governativo, chiuso
dentro una professionalità carica di responsabilità e di rischi, ma che
finora sentivamo lontana dalla nostra quotidianità. Hanno dato un cuore
dolente ai numeri e alle cifre che si annunciano con pesanti conseguenze
sulla vita degli italiani.
A quelle pensioni, già risicate, di migliaia di anziani, che nei
prossimi due anni non potranno seguire l’aumento dei prezzi. Gli hanno
dato un cuore, segnato dal quel “sacrificio”, parola che lei non è
riuscita a pronunciare, perché toccava una categoria di persone che
erano, in quel momento, davanti a lei con le loro storie di vita e di
attese. Donne e uomini che di sacrifici ne hanno fatti tanti, fino al
limite della sopportazione.
Tutto questo lei non lo potrà evitare e saranno ancora una volta gli
“ultimi”, i più deboli, a pagare gli sbagli e le omissioni dei “primi”.
Come sempre è accaduto nella storia e continua ad accadere. Ma le sue
lacrime ci hanno detto due cose, importanti. Che lei tutto questo,
sinceramente, non lo avrebbe mai voluto.
Anche “psicologicamente molto le è costato” doverlo proporre, spinta da
necessità inderogabili, richieste della stessa Europa. Inoltre che
condivideva la sofferenza che avrebbero procurato, stava con le persone
che ne sarebbero state colpite.
Sono due “sentimenti” umani dai quali si può ripartire per risalire dal
buio, quando sono sinceri ed autentici, come ha rivelato la sua
commozione. Noi donne sappiamo quanto sia impossibile evitare certe
fatiche, ma sappiamo, anche, quanto è fondamentale “essere presenti” lì,
dove, si manifestano. Perché insieme, soltanto insieme, si possono
trovare soluzioni e uscite di salvezza.
E poi vorrei dirle anche grazie per il suo volto. Quello sul quale sono
scese le lacrime. Un volto vero che portava scoperti e visibili tutti i
segni di una vita d’impegni e di fatiche. Nessuna patina artificiale a
nasconderli questi segni, che sono quelli che raccontano la storia di
tante donne della sua età che hanno fatto tante battaglie. Con coraggio,
con dedizione, con amore. Siamo stanchi di visi rifatti, che si
nascondono dietro una cosmesi che cancella la verità, quella del corpo e
quella dell’anima. La sua commozione e tensione, prima che nelle parole
era scritta sul suo viso.
Nel mondo artefatto della comunicazione, diventata una passerella di
fantasmi imbottiti di falsi sorrisi su ordinazione, la sequenza del suo
volto sempre più addolorato, ha creato amicizia. Ha ristabilito quel
contatto umano fra le persone che inizia dai corpi, prima che dalle
parole.
Ci voleva. Era necessario per farci sentire che, nel difficilissimo
compito di un salvataggio estremo in cui lei si sta impegnando, nei
limiti e nelle fragilità di ogni individuo, si metterà in gioco, “si
sporcherà le mani” con tutta sé stessa. E' per noi un’apertura alla
speranza di cui abbiamo tanto bisogno. Grazie Elsa Fornero, anche di
questo.
Mariapia Bonanate