"Forse è il tramonto dei casalesi"

Il magistrato Raffaele Cantone commenta l'arresto del boss Antonio Iovine. "Se Maroni ha dati precisi per smentire Saviano lo faccia".

18/11/2010

Appena un altro mese ed avrebbe “festeggiato” 15 anni di latitanza. Antonio Iovine, uno dei capi dei casalesi è stato arrestato ieri proprio nella “sua” Casal di Principe;  “o Ninno” come era chiamato per la sua faccia da bambino si nascondeva a due passi dalla caserma di carabinieri. Un duro colpo al clan che orami tutti individuano come il clan di Gomorra. Noi abbiamo chiesto un parere a Raffaele Cantone - oggi giudice di Cassazione e autore del recentissimo libro I Gattopardi (in collaborazione con Gianluca Di Feo, Mondadori). Cantone fino al 2007 è stato magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. È  uno di quelli che ai casalesi ha dato la caccia, riuscendo ad ottenere anche la condanna all’ergastolo di capi storici come Francesco “Sandokan” Schiavone e Francesco Bidognetti. Successi che ha pagato con una vita “blindata” per sé e la sua famiglia.  
 - Dottor Cantone, che rilievo ha questo arresto?
"Io credo che l’arresto di Antonio Iovine sia importante per due motivi: il primo - è ovvio - perché si tratta di uno dei capi del clan dei casalesi. Il secondo motivo di grande rilevanza che va sottolineato è che Iovine è stato arrestato proprio nella “sua” Casal di Principe.
 - E questo che significa?
"
Può significare che alcune coperture sono saltate. Senza nulla togliere al lavoro degli inquirenti, ai quali anzi va dato merito di questo, l’arresto può essere letto anche come fortemente sintomatico di un indebolimento del clan dal punto di vista militare".  
- Un indebolimento che forse nasce dalla strage di Castelvolturno del 2008?
"Infatti, la strage compiuta da Setola può essere letta nell’ottica di un clan che ha bisogno di dimostrare la propria forza sul territorio. Ma è stata evidentemente una mossa sbagliata perché di li in poi si è concentrata al massimo l’attenzione mediatica e soprattutto quella della magistratura e delle forze di polizia che hanno portato all’indebolimento del clan ed all’arresto di Iovine".  
- E dopo Iovine, si spera nell’arresto di Zagaria, forse l’ultimo capo dei casalesi. Possiamo aspettarci un effetto domino?
"È difficile dirlo, ma lo possiamo auspicare. Una cosa è certa: quando all’interno di un clan si verifica un episodio di tale importanza c’è sempre un rimescolamento delle carte. Ora, o gli affiliati al clan uniscono le loro forze e cercano di rinsaldarsi, oppure con la perdita di un capo avviene uno sfaldamento dello stesso clan che possa ulteriormente indebolirlo e “facilitare” il lavoro degli inquirenti".    
- Lei conosce personalmente Roberto Saviano, cosa ne pensa della polemica tra lui ed il ministro dell’Interno Roberto Maroni?
"Io credo che, come spesso accade, sia stato sollevato un polverone esagerato. Saviano ha detto cose abbastanza precise facendo anche nomi e cognomi; se il ministro ha dati precisi per smentire Saviano lo faccia senza personalizzare lo scontro".
- È azzardato dire che ci sia una relazione tra la polemica con Saviano e l’arresto di Iovine?
"Questo è assolutamente da escludere; è oltretutto offensivo nei confronti dei magistrati e degli uomini della polizia che da tempo indagano sul clan dei casalesi".

Giovanni Nicois
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