05/05/2013
Agnese Borsellino in una foto di qualche anno fa (Ansa).
La notizia è arrivata via facebook: “È morta Agnese. È andata a raggiungere Paolo. Adesso saprà la verità sulla sua morte”. Il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, ha comunicato così la morte di Agnese Piraino Leto, moglie del giudice ucciso a Palermo il 19 luglio del 1992. Adesso restano i figli Lucia, Manfredi e Fiammetta, a continuare a sostenere “le ragioni della legalità contro quelle del sopruso, della violenza e del malaffare”.
Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, la ricorda come “una donna straordinaria che avevo avuto modo di conoscere e di apprezzare in questi ultimi anni. Una donna che da un corpo fragile e provato dalla malattia sapeva sprigionare una forza morale e spirituale che raramente ho visto. Una donna dolce e mite che sapeva essere intellettualmente intransigente e radicale nel continuare, in altri modi, la lotta alla mafia portata avanti da suo marito”.
Agnese Borsellino, 71 anni, con il grande riserbo che l’ha sempre contraddistinta, ha però sempre continuato a chiedere verità sulle stragi del 1992 e a battersi per educare alla legalità, soprattutto le giovani generazioni. Non potendo partecipare per motivi di salute alle celebrazioni per il ventennale delle stragi, proprio ai giovani aveva indirizzato un messaggio con il quale confermava che “dopo alcuni momenti di sconforto ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese come mio marito sino all'ultimo ci ha insegnato” e li incoraggiava: “Io non perdo la speranza in una società più giusta e onesta. Sono, anzi, convinta che sarete capaci di rinnovare l'attuale classe dirigente e costruire una nuova Italia”.
E su suo marito aveva detto: “Non indietreggiava nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato intorno a lui”. Nell’ultima occasione pubblica, il 12 ottobre 2012, alla quale Agnese Borsellino aveva partecipato si era levata forte la sua denuncia con poche, ma incisive parole: “Questa città deve resuscitare. Deve ancora resuscitare”.
Di recente era stata sentita nella fase istruttoria di un nuovo filone d’inchiesta sulla strage di via D’Amelio ed era indicata tra i testimoni principali del dibattimento per il processo che si è aperto a marzo a Caltanissetta.
Annachiara Valle