28/01/2012
Il candidato socialista alle Presidenziali François Hollande durante la campagna elettorale (foto Reuters).
"Au secours, la droite revient", aiuto torna la destra. Era, ai tempi di Mitterrand, uno degli slogan con cui i socialisti, a ogni elezione, tentavano di mobilitare le loro truppe agitando lo spauracchio di un ritorno della "droite" sul ponte di comando. Ma ora, a cento giorni dell'elezione presidenziale, e nel momento in cui il candidato socialista François Hollande cavalca in testa ai sondaggi e appare come il favorito, c'è chi rovescia lo slogan e strilla "Au secours, la gauche revient!" (Aiuto, torna la sinistra).
Non soffia (ancora) un vento di panico, ma se dobbiamo credere alle indiscrezioni che da più parti trapelano, sarebbero sempre più numerosi i francesi "ricchi" che mediterebbero di traslocare verso lidi più clementi, fiscalmente parlando. Il timore è che in caso di vittoria di François Hollande nelle presidenziali, il ritorno al potere della "gauche" si traduca anzitutto con un inasprimento della pressione fiscale. E dunque gli sguardi si volgono verso paesi più accoglienti, dove non esiste (almeno per ora) la famigerata Isf, l'imposta patrimoniale, dove le tasse di successione sono molto più leggere, e dove la pressione fiscale complessiva (e cioè calcolando tutte le tasse) resta inferiore a quella francese che, se Hollande sarà eletto, e applicherà il suo programma, sfonderà il tetto del 50 per cento.
Si potrebbe così assistere, nelle prossime settimane, a un fuggi fuggi, con i francesi più abbienti in quali, emuli degli "émigrés", degli aristocratici che ai tempi della Rivoluzione si rifugiavano, per sfuggire alla ghigliottina, sotto cieli più accoglienti.
Non sono soltanto i paperoni che meditano di andarsene (la maggioranza dei superricchi, per la verità, se n'è già andata da un pezzo, la prima ondata di emigrazione massiccia si era verificata negli anni di Mitterrand), ma anche un numero crescente di contribuenti della fascia "alta" o "medio-alta" ai quali Hollande ha promesso un inasprimento della patrimoniale e un'aliquota del 45% per i redditi superiori ai 150 mila euro, senza dimenticare i prevedibili aumenti delle tasse di successione, della "taxe foncière" (versione transalpina delle nostre Ici e Imu) e quelli delle cedolari sui redditi da capitali (azioni, obbligazioni, ecc…).
L'home page del sito Internet dell'Agenzia delle Entrate francese (www.impots.gouv.fr).
Insomma, abbienti e possidenti sono terrorizzati dalla prospettiva di
ritrovarsi domani, per dirla volgarmente, "in braghe di tela". E così
guardano oltre i confini della "dolce Francia". Non un esodo vecchio
stile e clandestino, di passaggi delle frontiere con valigie colme di
banconote o di lingotti d'oro, ma di traslochi "legali". Si
monetizzerebbero i patrimoni e si trasferirebbe il ricavato andando a
prendere la residenza all'estero anche a costo di dover pagare una "exit
tax" (o tassa d'uscita) che la sinistra (ma anche una parte della
destra) minaccia di istituire. Pur di sfuggire al rapace fisco francese,
moltissimi sarebbero disposti a fare il sacrificio.
In testa alla graduatoria dei Paesi ai quali guardano i candidati
all'esodo fiscale si trovano, senza sorprese, la Svizzera, il Belgio,
gli Stati Uniti. Ma anche (e questa è davvero un sorpresa) il nostro Bel
Paese: evidentemente, i "ricchi" transalpini non credono che Mario
Monti sia tanto cattivo da somministrare ai contribuenti italiani la
stessa amara medicina che Hollande sta preparando.
E che i progetti di emigrazione fiscale siano ben reali (e non solo
frutto della fantasia) è confermato dalle indiscrezioni secondo le quali
che le agenzie immobiliari di Bruxelles, di Ginevra, di New York, di
Roma e di Milano sarebbero tempestate di richieste di informazioni
provenienti dalla Francia. E quello che è peggio è che anche se non
vincesse Hollande, molti sono decisi a emigrare comunque, convinti che
quale che sia il futuro presidente la sua prima mossa sarà quella di
aumentare le tasse. E' già al lavoro una schiera di
fiscalisti e di avvocati specializzati, sollecitati per preparare i
traslochi dei loro facoltosi clienti. La battuta che circola a Parigi
è la seguente: la sigla Isf (patrimoniale) non significa "impôt de
solidariété sur la fortune" (imposta di solidarietà sulla fortuna) ma
"invitation à sortir de France" (invito a uscire dalla Francia).
Paolo Romani