12/09/2011
L'impianto atomico di Marcoule, in Francia.
E' successo ciò che Sarkozy e tutti i sostenitori di Areva e del nucleare temevano dopo che Fukushima ha fatto tremare il mondo: un incidente nucleare in Francia. Nel dipartimento del Gard, a pochi chilometri dalle città d'arte di Nimes e Avignone, un'esplosione ha scosso l'impianto atomico di Marcoule. Quest'ultimo é uno dei colossi dell'attività nucleare francese. L'incidente, che ha causato un morto e quattro feriti di cui uno in gravissime condizioni con ustioni su tutto il corpo, é avvenuto nel sito Centraco, gestito dalla Socodei, una filiale di EDF che si occupa di trattare rifiuti tessili e metallici a bassa radioattività. Una delle fornaci attive sul sito é esplosa per anomalie nel funzionamento, sebbene le cause non siano ancora state determinate con precisione.
Il portavoce del Ministero dell'Interno, Pierre Henry Brandet, ha rilasciato interviste in cui afferma che non vi é alcun pericolo di fughe radioattive, e che non é stata messa in atto nessuna operazione di evacuazione o isolamento degli impiegati e dei lavoratori della centrale. Il forno in questione é un marchingegno che brucia ogni giorno circa 12 tonnellate di rifiuti tossici. Assomiglia a un classico inceneritore, ma in più, contiene dei dispositivi per contenere eventuali fughe radioattive. Ovviamente l'esplosione ha annullato i dispositivi, ma a quanto sostiene la Criirad, l'ente francese indipendente che sorveglia i livelli di radioattività sul territorio, non vi sarebbe alcun innalzamento dei valori nell'area.
Le distanza della centrale francese di Marcoule da Torino, Ventimiglia e Genova.
I portavoce del governo sorridono e rassicurano. Tutto bene quel che
finisce bene dunque, se cosí si può dire dopo aver constatato comunque
una vittima e almeno un ferito in pericolo di vita. E se cosí si può
dire dopo aver percorso un po' a ritroso la storia del sito nucleare di
Marcoule. Sul sito, oltre alla centrale vera e propria, esistono altri
due impianti, uno é quello in questione, il Centraco, addetto al
trattamento dei rifiuti, l'altro, il Melox, é invece preposto alla
produzione di Mox, combustibile nucleare ad alto contenuto di uranio.
Numerose ispezioni dell'ASN (Autorità Sicurezza Nucleare) sono state
fatte nel 2008 sui siti di Centraco e Melox e ne sono risultate numerose
irregolarità, proprio riguardanti la sicurezza, tali da spingere l'ASN a
inviare parecchie lettere di avvertimento ai
responsabili della centrale.
Il 3 marzo del 2009, un incidente di livello 2 sulla scala INES (scala
di registrazione degli eventi nucleari, calcolata da 0 a 7) si é
prodotto sul sito di lavorazione del Mox, durante il trattamento di
campioni contenenti ossido di plutonio e uranio.
Il 9 febbraio 2010, un tecnico é stato contaminato in un altro incidente
"minore".
Il 28 giugno 2011 un nuovo incidente a livello 2 dei parametri INES si é
prodotto nell'atelier dove vengono assemblati i tubi in cui viene
condizionato il Mox. Il risultato é stato di sette tecnici contaminati. A
oggi, non ci é dato sapere delle condizioni di salute dei suddetti
tecnici.
Ciò che fa riflettere è che questi incidenti, non vengono presi in conto
dalle statistiche sulla sicurezza nucleare dal momento che non sono
avvenuti nei reattori o nella centrale vera e propria, ma negli impianti
limitrofi, comunque costruiti per trattare materiale radioattivo.
Chissà se anche ai francesi verrà consigliato ciò che Shunichi
Yamashita, emerito professore presso l'Università di Nagasaki, in
Giappone, va dicendo ai suoi connazionali inquieti dopo Fukushima: «Sorridete! E' provato che il sorriso limita il passaggio della
radioattività nella pelle». Se si continua cosí, ci sarà da ridere.
Eva Morletto