Francia, e adesso il ballottaggio

Dopo il duello in Tv tra il presidente Sarkozy e lo sfidante socialista Hollande, tra scambi di accuse e insulti, domenica sera sapremo chi governerà la Francia per i prossimi 5 anni.

03/05/2012
Un momento del dibattito televisivo tra Sarkozy e Hollande, prima del ballottaggio di domenica 6 maggio (Reuters).
Un momento del dibattito televisivo tra Sarkozy e Hollande, prima del ballottaggio di domenica 6 maggio (Reuters).

L'attesissimo dibattito televisivo a reti unificate tra Nicolas Sarkozy e François Hollande, culmine della campagna per il ballottaggio di domenica 6 maggio, è stato seguito in diretta da 18 milioni di spettatori, inchiodati per quasi tre ore davanti agli schermi. Ma non è affatto sicuro che il duello, finito tra pesanti scambi di accuse e di insulti (gli sfidanti si sono dati reciprocamente del "bugiardo", e ciascuno ha accusato l'altro di voler "spaccare la Francia"), abbia avuto un effetto determinante sulle intenzioni di voto. A tre giorni dall'appuntamento con le urne, pare poco probabile che il presidente uscente sia riuscito a recuperare il distacco (ormai apparentemente incolmabile) dall'avversario socialista che, stando agli ultimi sondaggi, sarebbe eletto con il 53% dei suffragi contro il 47%.

Il candidato e sfidante socialista  Francois Hollande (Reuters).
Il candidato e sfidante socialista Francois Hollande (Reuters).


Tra gli addetti ai lavori (politologi, economisti, editorialisti), alcuni ritengono che Sarkozy sia uscito vincitore dal confronto, altri danno Hollande in vantaggio, ma la maggior parte parla di pareggio
. Da un lato, il dibattito è stato giudicato troppo "tecnico", con una valanga di cifre e di dati difficilmente verificabili e probabilmente incomprensibili per la stragrande maggioranza dei telespettatori. Dall'altro, il duello ha assunto, spesso e volentieri, toni dozzinali, con un'aggressività (da entrambe la parti) che ha infastidito molti spettatori. Basti sapere che nel dibattito c'è stato persino uno scambio di battute sull'ex presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, agitato dai due contendenti come uno spauracchio o un "vade retro". "Guardate in che condizioni ha ridotto l'Italia il vostro amico Berlusconi", ha attaccato Hollande. "Berlusconi non è mio amico, né è della mia parte politica", ha subito replicato Sarkozy, che ha aggiunto perfidamente: "E poi, se non sbaglio, si è espresso a favore di una vostra vittoria".

Il Presidente della Repubblica francese in carica Nikolas Sarkozy (Reuters).
Il Presidente della Repubblica francese in carica Nikolas Sarkozy (Reuters).


La posta in gioco, nel duello televisivo di mercoledì sera, era altissima. Da un lato, il recupero degli indecisi e degli astensionisti; dall'altro, la corsa per accaparrarsi il maggior numero possibile dei voti rastrellati nel primo turno dell'elezione presidenziale dalla leader del Fronte Nazionale Marine Le Pen, e dal centrista cattolico François Bayrou. La prima ha ottenuto un successo indiscutibile, raccogliendo più di 6 milioni di voti. Il secondo ne ha raccolto 3 milioni e mezzo. Sarkozy ha fatto tutto il possibile per sedurre gli elettori d'estrema destra, accusando l'avversario socialista di voler spalancare le porte della Francia agli immigrati e di voler concedere agli extracomunitari il diritto di voto nelle elezioni locali.


E per sedurre gli elettori centristi, il presidente in carica ha espresso seri dubbi sulla "fede europea" di Hollande (il quale vuole rinegoziare il "fiscal compact" per aggiungervi misure destinate a rilanciare la crescita), accusandolo anche di essere il "candidato della spesa" (a partire dall'assunzione, annunciata dal candidato socialista, di 60 mila insegnanti supplementari). Secondo Sarkozy, se Hollande sarà eletto, la ghigliottina fiscale si abbatterà non solo sui "ricchi", ma anche e soprattutto sui ceti medi, con una pioggia di tasse e imposte varie. "Voi volete che ci siano meno ricchi, io voglio che ci siano meno poveri", ha detto il presidente uscente, rimproveranno all'avversario socialista di voler instaurare una "fiscocrazia", o dittatura del fisco.

Di fronte a questi attacchi, Hollande si è mostrato straordinariamente pugnace, contestando le accuse punto per punto. Si è sforzato di mostrarsi più equilibrato e più sereno (in una parola: più "presidenziale") dell'avversario, e secondo la maggior parte degli osservatori è riuscito a controllare la situazione, abbastanza comunque per non perdere un vantaggio tale da assicurargli una vittoria finale sicura e tranquilla. Fino all'ultimo, però, è impossibile affermare con certezza che i giochi sono fatti: l'ultima parola, come al solito, e com'è giusto, spetta agli elettori. Appuntamento a domenica sera, 6 maggio, quando dalle urne uscirà il nome del presidente che per i prossimi 5 anni sarà al timone della Francia.

Paolo Romani
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