17/06/2011
Anne Lauvergeon, per dieci anni alla testa del colosso del nucleare Areva.
"Trasparenza e priorità alla sicurezza nella politica nucleare francese."
E' questo che Nicolas Sarkozy ha promesso ad Angela Merkel durante l'odierno
incontro a Berlino. Fra i due leader europei, il sempreverde dibattito
sull'energia atomica aveva creato recentemente qualche piccola tensione. La
decisione della Germania di uscire dall'atomo da qui al 2022, e il no espresso
dagli italiani nel corso del referendum sul nucleare, hanno spiazzato il
presidente francese.
Nei giorni scorsi Sarkozy si é premurato di avvertire i
cittadini che "tra poco, la Francia venderà energia elettrica ai tedeschi". Con
lo stesso zelo, la Merkel oggi ha informato la stampa francese che l'energia, i tedeschi, anche senza l'atomo, saranno in grado di prodursela da soli.
Touché.
Dopo l'incidente di Fukushima, il governo francese fatica a convincere
l'opinione pubblica sulla bontà dei propositi in faccende nucleari. Soprattutto
quando la sbandierata "trasparenza" vacilla sotto i movimenti imprevedibili
degli interessi politici. E' quanto é accaduto ieri, con la rimozione di Anne
Lauvergeon dalla direzione di Areva, il colosso nucleare francese. "La
credibilità della nostra filiera nucleare non si riduce all'azione di una sola
persona", ha commentato oggi Sarkozy a Berlino, rispondendo a una domanda sulle
ragioni di questa strana sostituzione.
Poco loquace sull'argomento é anche il
ministro dell'industria Eric Besson che, ricordando i due mandati quinquennali
già affidati alla Lauvergeon alla direzione di Areva, ha sposato la tesi del
"rinnovamento naturale". Un po' come quando in autunno cadono le foglie.
La centrale nucleare francese di Fessenheim.
Le pressioni dei finanziatori
Ma
quali sono i reali motivi di questa decisione? Secondo diversi esponenti
dell'opposizione, in primis Jean Marie Le Guen, intimo amico dell'ex favorito
alle presidenziali, Dominique Strauss Kahn, ora nell'occhio del ciclone per la
torbida e triste vicenda newyorchese, intorno a questa scelta ci sarebbe ben
poca strategia industriale e molte manovre politiche. Le colpe di Anne
Lauvergeon, ex segretario generale all'Eliseo nell'epoca Mitterrand, sarebbero
molteplici, in primo luogo quella di aver messo più volte i bastoni fra le ruote
a uomini vicino al presidente della Repubblica, in particolare finanziatori
della sua campagna presidenziale, quali Martin Bouygues (potente leader nella
telefonía), e poi Henri Proglio, presidente Edf, nella scalata ad Areva.
La
crisi economica cominciata nel 2008 ha reso fragile la posizione di Bouygues, ma
EDF, leader mondiale nel nucleare non ha atteso per dare battaglia ad Areva e puntare al suo assorbimento. Henri Proglio ha sfidato Madame Lauvergeon,
supportando le tecnologie dei reattori tradizionali (tipo Fukushima), al
contrario della presidente di Areva che ha sempre sostenuto la necessità di dare
priorità alla sicurezza e di privilegiare la ricerca sugli EPR, i reattori di
ultima generazione.
Su questo punto, la catastrofe giapponese ha dato ragione a
Madame Lauvergeon, ma Henri Proglio ha puntualmente replicato denunciando gli
altissimi costi dell'EPR, la complessità della struttura e i tempi lunghissimi
per l'installazione. Il presidente EDF, appoggiato da Sarkozy, ha accusato di
conseguenza la Lauvergeon, colpevole secondo la maggioranza di aver
affossato il mercato nucleare francese, proponendo un prodotto invendibile.
Henri Proglio, boss di Edf.
Le disputa dei colossi
Rapida realizzazione e costi più bassi spingono EDF e il governo francese ad
appoggiare la vendita di reattori tradizionali, meno cari e, inevitabilmente,
meno sicuri. La disputa fra i due colossi dell'atomo francese ha avuto cosí il
suo epilogo nel congedo forzato di Anne Lauvergeon, per decisione ufficiale,
dopo ormai anni di crisi e dissapori. Nel momento in cui questo articolo
viene redatto, le agenzie stampa segnalano che negli Stati Uniti, in Nebraska,
una centrale nucleare è seriamente minacciata dalla piena del fiume Missouri. La priorità nel nucleare dovrebbe essere nella
sicurezza.
Le ragioni economiche e le fratellanze politiche paiono tuttavia prevalere fin troppo spesso.
Eva Morletto