13/01/2013
Dimostranti alla manifestazione di oggi a Parigi (Reuters).
Speravano di ripetere l’impresa del 1984 quando un milione di
manifestanti in piazza a Parigi aveva costretto il presidente
socialista Mitterrand a rinunciare al progetto di statalizzazione delle
scuole private (prevalentemente cattoliche). Ma questa volta, gli
avversari del “matrimonio per tutti” o “matrimonio gay” non sono
riusciti a radunare più di mezzo milione di persone, anche se gli
organizzatori assicurano che i dimostranti erano “come minimo” 800mila.
Ma per la polizia erano al massimo 340mila. Comunque, il presidente
François Hollande ha subito messo le mani avanti: “Il numero del
manifestanti è consistente - ha dichiarato - ma non impedirà che la
legge che istituirà il matrimonio per tutti approdi in Parlamento il 29
gennaio”.
Come sempre, si assiste a una battaglia di cifre fra le autorità e
gli organizzatori della manifestazione. Detto questo, anche se i
dimostranti erano “solo” mezzo milione, la mobilitazione è stata
impressionante tenuto conto, per di più, del freddo intenso che si è abbattuto oggi su Parigi. Tre maxicortei, partiti da
tre punti diversi della capitale francese (Place d’Italie, Place
Denfert-Rocherau, Porte Maillot) sono confluiti ai piedi della Torre
Eiffel, dove la marea umana ha riempito l’immenso spiazzo del “Champ de
Mars”
Movimenti cattolici e tradizionalisti laici costituivano il
grosso della manifestazione. Ma c’erano anche i militanti del partito
di Centrodestra Ump (il partito di Sarkozy) con, alla loro testa, il
presidente (contestato) del partito Jean-François Copé. Il suo
avversario all’intendi dell’Ump, l’ex premier François Fillon, si era
astenuto. Così come non aveva voluto partecipare alla manifestazione
la leader del Fronte Nazionale Marine Le Pen, sebbene i militanti del
partito d’estrema destra fossero numerosi nei cortei.
La folla dei manifestanti visti dalla Torre Eiffel (Reuters).
Contro il “matrimonio per tutti” si sono pronunciati anche gli
esponenti delle altre religioni, primi fra tutti gli imam musulmani e
il gran rabbino di Francia. Ma chi più strenuamente ha preso posizione
è stata la gerarchia cattolica, sulla scia del pontefice Benedetto XVI.
La grande manifestazione di oggi ha sottolineato le divisioni che
lacerano il Paese sul tema delicato della famiglia. Gli avversari del
matrimonio fra omosessuali hanno invitato il presidente Hollande e il Governo a ritirare il progetto, o quanto meno a organizzare un
referendum popolare.
Ma Hollande, come si è detto, tiene duro: il
disegno di legge approderà il Parlamento il 29 gennaio. Su un punto,
però, il capo dello Stato e il Governo hanno fatto (parzialmente)
marcia indietro: nella legge sul matrimonio per tutti non si parlerà né
delle adozioni per le coppie omosessuali, né della cosiddetta “Pma”, o
“procreazione medicalmente assistita” (ossia la fecondazione
artificiale per le coppie omosessuali di sesso femminile).
Sono già numerose le nazioni europee (a cominciare dalla Spagna)
dove il problema del matrimonio fra omosessuali è stato affrontato e
risolto. Ma in Francia il dibattito ha assunto un carattere
ideologico, soprattutto perché esso rimette in questione il concetto di
laicità, visto che sono le gerarchie religiose (cattoliche, musulmane,
israelite) a teleguidare il movimento di protesta. Al concetto di
laicità la maggioranza dei francesi è visceralmente attaccata, e la
controversia sul matrimonio fra omosessuali si riallaccia alle antiche
battaglie della vita politica e culturale della “République”, alla dura
lotta che aveva preceduto la separazione fra Stato e Chiesa sancita
dalla legge del 1905.
Gli organizzatori della manifestazione hanno chiesto di essere
ricevuti il più presto possibile dal presidente Hollande. Altrimenti -
hanno minacciato - “scenderemo di nuovo in piazza”. Ma il matrimonio
gay è una delle promesse elettorali di François Hollande, e il
presidente socialista (che si è già rimangiato diverse altre promesse)
non intende cedere: non ritirerà il disegno li legge che spacca la
Francia. Del resto, le polemiche e le controversie su questo tema
delicato gli fanno anche comodo, dal momento che fanno dimenticare
altri temi e problemi (soprattutto in campo economico) ben più gravi e
scottanti.
Paolo Romani