06/05/2012
Il settimo Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande (Ansa).
La Francia di sinistra è in festa. Sfidando il tempo incerto e gli acquazzoni, il “peuple de gauche” è accorso in massa nella piazza della Bastiglia, luogo simbolico carico di reminescenze rivoluzionarie, mentre i partigiani di Sarkozy hanno mestamente annullato la festa programmata in Place de la Concorde nel caso che avesse vinto il loro candidato. La festa della Bastiglia è andata avanti fino alle ore piccole, altre feste improvvisate hanno invaso le strade e le piazze di tutte le città francesi. Sarkozy non ha perso tempo per concedere la vittoria all’avversario. Pochi minuti dopo la proclamazione del risultati, è apparso in televisione. “La Francia ha scelto”, ha detto, “è una scelta democratica e repubblicana. Auguro buona fortuna a François Hollande per affrontare le dure prove che ci attendono”.
La vittoria di François Hollande è una vittoria “contro” più che una vittoria “pro”. Non è affatto sicuro che la maggioranza dei francesi desideri davvero affidare il proprio destino alla sinistra, sulle cui competenze in materia di economia, di spesa pubblica, di gestione della crisi e dei problemi legati all’ immigrazione sussistono non pochi dubbi che il neo presidente socialista faticherà sicuramente a dissipare. Ma l’ obiettivo numero uno degli elettori era l’eliminazione di Nicolas Sarkozy, che passerà alla storia come il presidente più “odiato” della Quinta Repubblica; e la sua disfatta è dovuta in primo luogo dallo straordinario fenomeno di rigetto di cui è stato vittima.
Francois Hollande con la compagna Valerie (Ansa).
Più che il bilancio politico del suo quinquennio (un bilancio con molti
aspetti negativi, ma nel complesso meno disastroso di quanto sostengano i
suoi avversari), è stato il comportamento del presidente di destra a
causare il naufragio. I francesi non gli hanno perdonato l’amicizia con
alcuni dei personaggi più ricchi e potenti e tantomeno i suoi
atteggiamenti “bling bling” (come dire da “nouveau riche” o da
“parvenu”), i “regali fiscali” ai privilegiati, e la sua marcata
preferenza per i “quartieri alti”. Nessuno ha dimenticato che 5 anni fa,
Sarkozy era andato a festeggiare l’elezione al “Fouquet’s”, un
ristorante di lusso situato sull’Avenue des Champs-Elysées, un
locale-simbolo frequentato dai “Vip” e dal “jet-set”. Non era piaciuto
che Sarkozy mettesse in piazza la propria vita privata, dapprima la
separazione e il divorzio dalla moglie Cecilia, quindi il matrimonio don
Carla Bruni. Altro aspetto della sua personalità che non gli hanno
perdonato: la frenesia accentratrice, l’interventismo in tutti i campi,
il rifiuto di delegare qualsiasi decisione ai ministri, insomma tutti i
difetti che l’avevano fatto soprannominare, fin dai primi giorni del
suo mandato, “iperpresidente”.
Ora che si sono sbarazzati di Sarkozy, i francesi dovranno imparare a
conoscere François Hollande, che si è presentato a loro come un uomo
“normale”, sottintendendo che l’avversario era “anormale”. Il leader
socialista ha coltivato l’immagine della “normalità”, girando per Parigi
in scooter e facendosi fotografare mentre faceva la spesa al
supermercato. Ma a mano a mano che si avvicinava l’appuntamento con le
urne, Hollande è andato sempre più assumendo un comportamento
“presidenziale”, arrivando fino a imitare i gesti e il modo di parlare
del defunto François Mitterrand.
Nikolas Sarkozy con la moglie Carla Brubni (Ansa).
François Hollande, chi è costui? Anche se è in politica da oltre 30 anni, per la maggioranza dei suoi concittadini resta uno sconosciuto. Nato a Rouen il 12 agosto 1954, figlio di un medico e di un’infermiera, educato presso la scuola cattolica “Saint Jean Baptiste de la Salle”, è laureato in giurisprudenza e diplomato del prestigioso “Istituto di Scienze politiche” di Parigi e dell’ancor più prestigiosa “Ecole Nationale d’Administration” (Ena) dove da sei decenni vengono formate le “élites” della Francia. Consigliere presso la Corte dei Conti, aderisce al Partito socialista nel 1979 e nel 1981 viene chiamato da Mitterrand come consulente junior alla presidenza della repubblica. Eletto deputato per la prima volta nel 1988, la sua carriera politica si è svolta soprattutto all’interno del partito socialista, dove ha salito tutti gli scalini fino a essere nominato nel 1997 primo segretario. Considerato un “apparatchik” (uomo d’apparato) o un “tecnocrate”, ha saputo abilmente approfittare dei guai in cui si era cacciato Dominique Strauss-Kahn (Dsk) grande favorito della sinistra per le presidenziali. Dopo l’arresto di Dsk a New York, il 14 maggio 2011 con l’accusa di tentato stupro, Hollande si è imposto come il candidato socialista ideale: ha vinto le primarie del Ps lo scorso ottobre, battendo Martine Aubry, ed è diventato lo sfidante di Sarkozy, contro il quale ha ottenuto una significativa vittoria.
Ségolène Royal, candidata socialista alle elezioni presidenziali del 2007 sconfitta da Sarkozy (Ansa).
La storia della sua vita privata è quella di una lunga relazione (quasi 30 anni) con Ségolène Royal, candidata socialista alle elezioni presidenziali del 2007 sconfitta da Sarkozy. Dalla relazione sono nati 4 figli, 2 maschi e 2 femmine, ma nel 2007, la sera stessa della sconfitta di Ségolène nel ballottaggio, i due hanno annunciato la rottura del loro rapporto. François Hollande ha una nuova compagna, Valérie Trierweiler, giornalista del settimanale “Paris Match” e della Tv “Direct8”.
Accusato ripetutamente di non avere carisma (la stessa Martine Aubry, nella campagna per le primarie, lo aveva definito “molle”; e il leader dell’ultrasinistra Mélenchon aveva detto di lui: “vuole essere al timone della Francia, ma io lo vedo piuttosto come il capitano di un pedalo` in tempesta”) , François Hollande ha condotto una campagna molto abile contro Sarkozy. Si è rivelato un ottimo oratore, pugnace ma anche dotato di senso dell’umorismo, e capace (al contrario di Sarkozy) di instaurare un buon rapporto con i giornalisti.
Per il neo presidente socialista, pero`, i guai cominciano subito. Anzitutto, c’è un primo, importantissimo appuntamento in giugno con le elezioni politiche: per poter governare, Hollande ha bisogno che i socialisti e i loro alleati di sinistra conquistino la maggioranza in un Parlamento dominato da dieci anni dal centrodestra. Me è soprattutto la situazione economica che desta le preoccupazioni più serie. Eliminato Sarkozy la Francia si ritrova con un presidente socialista al quale gli ambienti economici internazionali, i mercati e una buona parte dei politici europei guardano con malcelata diffidenza. Il programma di Hollande non ha certo di che rassicurarli. Soprattutto perché il leader socialista non sembra affatto disposto a mettere in cantiere le riforme strutturali che la maggior parte degli altri paesi europei ha già avviato. Hollande ha assunto fin dall’inizio un atteggiamento molto critico nei confronti delle scelte rigoriste che vengono da Bruxelles. La sua polemica nei confronti del "fiscal compact" (il patto di stabilità di bilancio), con l’impegno a rinegoziarlo (in caso di vittoria) per aggiungergli un “growth compact”, o patto per la crescita, suscita inquietudine. La cancelliera tedesca Angela Merkel va ripetendo che il “fiscal compact” non è negoziabile. Ma altri leader europei, e lo stesso governatore della Bce Mario Draghi, cominciano a dire che l’austerità, pur indispensabile, dovrebbe essere corretta con qualche misura per rilanciare la crescita.
Hollande ha parlato continuamente di giustizia sociale, ma senza una parola su quello che intende fare per creare ricchezza. Vuole riassorbire il deficit di bilancio, ma aumentando le tasse e non tagliando le spese (la spesa pubblica francese, 56% del Pil, è una delle più alte d’Europa). Il candidato socialista ha promesso la creazione di 60 mila posti di lavoro nel settore statale e il ripristino parziale della pensione a 60 anni. Costo previsto: 25-30 miliardi di euro in 5 anni, senza che si sappia come finanziarlo. Anche l`annuncio dell’aliquota del 75% sui redditi annuali superiori a 1 milione di euro rischia di trasformarsi in un boomerang, con un aumento delle schiere degli esuli fiscali, e un calo degli investimenti stranieri in Francia. Gli ottimisti sostengono che molte delle misure annunciate da Hollande fanno parte della propaganda elettorale e non saranno applicate. I pessimisti affermano che il programma del candidato socialista metterà in ginocchio un Paese già vacillante, e che la Francia sarà la “prossima Grecia”. Quello che è certo è che la reazione dei mercati rischia di essere “brutale” all’indomani della vittoria di Hollande.
Paolo Romani