21/03/2012
Un pellegrino indù si bagna nelle acque sacre del Gange (foto del servizio: Reuters)..
Swami Gyan Swaroop Sanand è uno
scienziato in missione spirituale. Ex-docente di Ingegneria civile e ambientale,
è diventato Swami, cioè asceta, al termine della carriera universitaria.
Oggi ha 80 anni, ed è alle prese con il suo quarto sciopero della fame.
Obiettivo: salvare il Gange dall'inquinamento.
Il Gange non è solo uno dei
fiumi più lunghi del mondo, ma le sue acque sono venerate dalla popolazione
indù del subcontinente come Madre Cosmica, Generatrice Universale da cui tutto
proviene e a cui tutto torna. Per questo, immergersi nel fiume sacro è un rito
di purificazione, e le sue sponde sono il posto migliore in cui morire. I devoti
attribuiscono alle acque del Gange proprietà miracolose, in grado di guarire
malattie del corpo e dell'anima, e sono convinti che berne un bicchiere tutti i
giorni assicuri salute e prosperità.
Tuttavia forse non sanno che il Gange è
anche tra i cinque fiumi più inquinati al mondo, con una presenza di batteri
fecali che supera di oltre cento volte i limiti fissati dal Governo indiano. Ma
Swami Sanand, oltre a essere un devoto della Grande Madre, è anche uno
scienziato, e sa che le sacre acque del suo amato fiume stanno morendo. Per
questo, è pronto a dare la sua vita pur di salvarle.
“Dopo di me, altri
sposeranno questa causa”, dice sereno. Ha smesso di mangiare il 14 gennaio
scorso, e dall'8 di marzo rifiuta anche l'acqua. Per quest'ultima fase dello
sciopero si è trasferito a Varanasi perchè, dice, “è un luogo propizio per
morire”. Ma non tutti credono alla sincerità del suo sacrificio. C'è chi lo
accusa di volere la sua parte dei finanziamenti stanziati dal Governo per il
prestigioso Piano d'Azione per il Gange, un bottino da 3 miliardi di dollari di
cui buona parte già spesi, pur senza visibili risultati.
Ma Swami Sanand non
si preoccupa delle critiche e, prima di rinchiudersi nel suo meditativo
silenzio, dice solo: “Se credi cha il Gange sia tua Madre, come fai a lasciarla
sanguinare?”.
Marta Franceschini