04/11/2011
Una tragedia annunciata. Avevamo appena seppellito i morti del nubifragio che ha sconvolto Liguria e Toscana, alla foce del Magra che su Genova, la sesta città d’Italia, si abbatte un’altra tragedia. Una donna ha perso la vita in via Fereggiano. Un’altra donna e due bambini risulterebbero dispersi nel quartiere Brignole. Alcuni testimoni li hanno visti trascinati dalla corrente e inghiottiti dal fango. La città è in ginocchio. Esondano i torrenti Bisagno e Sturla, allagata la zona antistante alla questura, i quartieri Foce, San Fruttoso e San Martino, inagibile corso Torino e corso Sardegna, dove sono state chiuse le scuole e i bambini portati a piani superiori. Chi può si rifugia sui tetti o sale ai piani alti.
La zona della stazione Brignole è un inferno di fango con l'acqua che arriva fino alla cintola all'imbocco di via XX Settembre. La protezione civile ha predisposto un treno come rifugio di emergenza. In arrivo colonne mobili da Lombardia e Piemonte. Sul sito del Comune di Genova si ammette che la situazione è «gravissima» e si indica il numero verde 800-177797 per le emergenze. Inoltre si raccomanda la «massima prudenza» e si esortano i cittadini a «non uscire di casa, salire ai piani alti degli edifici, chiudere negozi e non prendere la macchina per nessun motivo». Ancora una volta basta un temporale, un nubifragio annunciato, per seminare morte e distruzione, per far venire a galla decenni di imprevidenza nei confronti della tutela e della cura del territorio.
E ancora una volta, a caldo, ci si chiede a cosa servano e che cosa abbiano fatto tutti gli enti preposti. Una situazione che si ripete in ogni parte di questol fragile e disgraziato Paese. Bastano due gocce d’acqua in più, una situazione non prevista, un temporale un po’ più forte: Milano, Messina, Le Cinque Terre, Roma oggi Genova. La situazione è la stessa ovunque. “Siamo passati da precipitazioni che avevano una portata di 40-60 millilitri all’ora (tra gli anni ’60 e ’90) a piogge che arrivano a scaricare tra i 90 e i 200 millilitri in un’ora”, ha spiegato Giampiero Macchi, climatologo dell’Università di Firenze, “recentemente. Si tratta di un fenomeno di tipo tropicale a cui ci dobbiamo abituare, ovvero i cosiddetti flash flood”. I disastri annunciati si rincorrono, dicono i geologi. Ma in Italia non si investe affatto in prevenzione del rischio idrogeologico, per poi dichiarare lo stato d’emergenza per una tragedia che ormai è abitudine.
Francesco Anfossi