22/06/2012
L'allenamento dei greci sul campo di Danzica. Appuntamento alle 20.45.
Cantami o diva, del pelide Gekas, l’ira pedestre che
infinite lotte addusse ai russi, portando i suoi ai quarti di finale. Stasera
c’è Germania-Grecia, la partita che vollero gli dei per vendicare gli ellenici
dagli infiniti guai causati da quell’arpia della Merkel e i suoi “barbari”.
Magari un rigore (l’unico vero rigore, quello dal dischetto), dopo un pareggio
(l’unico vero pareggio, altro che di bilancio). E diciamolo con franchezza:
stasera siamo tutti greci, 320 milioni di tifosi europei (tanti sono i cittadini
dell’Unione al netto dei mangiakartoffeln), ai quali la Germania sta sullo
stomaco come un crauto crudo con il suo spread, i suoi “nein” agli eurobond e
agli eurobill, la sua ossessione per l’inflazione, i suoi striscioni esibiti sui
campi dell’Europeo: “Noi manteniamo l’Europa”. Voi mantenete l’Europa? Ma Forza
Ellas! Fateli in insalata greca!
Un pensiero devoto ad Angela Merkel.
Purtoppo è solo un sogno. Sul piano agonistico, come è noto, non c’è partita: la squadra di Low è data più favorita di un bund contro un titolo di Stato greco. Un po' come in economia, Berlino vanta il 27% del Pil europeo contro meno del 3% dei greci. Ma il match si carica di memorie classiche ed evoca addirittura le Termopili, quando i 300 di Leonida riuscirono a fermare l’esercito dei “barbari” di Serse. Riusciranno i nostri eroi, una volta indossati elmo e schinieri, o almeno scarpini e parastinchi, a trovare una striscia di campo dove fermare Klose, Muller e Gomez? Ma sì. Lasciateci sognare. Una ripartenza veloce di Papadaupoulos con passaggio smarcante a Papastatoupholos che - prima che il telecronista abbia finito di pronunciarne il nome - infila in rete e segna: goal! Uno a zero e Pil a centro. Una partita non potrebbe fermare la spinta produttiva dei goti, ma ridare nuova energia, ottimismo, fiducia, al popolo greco, questo sì è possibile. E' il miracolo del calcio. Che la dea Eupalla, come diceva Brera, li assista.
Francesco Anfossi