Israele, graffiti contro Gesù

Al convento di San Francesco sul Monte Sion, a Gerusalemme, è stata trovata una scritta blasfema in lingua ebraica. Un nuovo atto di discriminazione contro la minoranza cristiana.

04/10/2012
 Le scritte blasfeme in lingua ebraica con pesanti insulti a Gesù sul portone del convento di San Francesco a Gerusalemme (Ansa).
Le scritte blasfeme in lingua ebraica con pesanti insulti a Gesù sul portone del convento di San Francesco a Gerusalemme (Ansa).

Ancora un insulto ai cristiani in Israele. A circa un mese di distanza dagli atti di vandalismo che hanno sfregiato il monastero cistercense di Latrun, ora ad essere colpito è stato il convento di San Francesco sul Monte Sion, a Gerusalemme: sulla porta principale dell'edificio è stata trovata scritta blasfema contro Gesù in lingua ebraica. Anche stavolta pare che gli autori siano persone legate all'ultradestra e alle frange più estremiste del movimento dei coloni. L'Ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha risposto con un comunicato nel quale esprime una ferma condanna, ribadendo che Israele è una democrazia che garantisce a tutti la libertà religiosa e di culto. Ma nel mondo cristiano e nella Custodia di Terra Santa la preoccupazione cresce.

«Ormai da anni vengono compiute azioni vandaliche contro i cristiani», commenta padre Massimo Pazzini, francescano, decano dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, dove insegna aramaico, ebraico e siriaco, «ma nessun responsabile è stato mai arrestato. Non essendo minacce alla vita delle persone, ma atti contro gli edifici e i luoghi sacri, il rischio è che ci si abitui a queste azioni come se fossero la normalità, con la giustificazione che in fondo non sono così importanti. Invece, bisogna denunciare, si deve far sapere che i cristiani in Israele sono una minoranza e sono oggetto di discriminazione, come purtroppo succede in molte altre parti del mondo».

La processione pasquale nel Santo Sepolcro, a Gerusalemme (foto Reuters).
La processione pasquale nel Santo Sepolcro, a Gerusalemme (foto Reuters).

A proposito del graffito del convento di San Francesco, padre Pazzini spiega: «I responsabili si firmano con una espressione ebraica che significa "il cartellino, o l'etichetta, del prezzo. Come se i cristiani dovessero pagare un prezzo, ma di che cosa? Non si sa,loro non lo spiegano. I cristiani sono usati come capro espiatorio. Forse per vendetta contro gli sgomberi degli insediamenti dei coloni, o forse sul principio stesso del cristianesimo ritenuto una mistificazione. In ogni caso, molto probabilmente gli autori sono fondamentalisti che mescolano la religione con la politica».  

E' vero che gli atti vandalici per il momento non hanno attentato alla vita delle persone. Ma è anche vero che - come racconta padre Pazzini - chi indossa il saio per le strade di Gerusalemme deve essere preparato a ricevere sputi addosso, anche in faccia, così all'improvviso e senza un motivo, come è successo al precedente decano dello Studium. «Noi cerchiamo comunque di non uscire la sera tardi,  di notte, di restare a casa e non allontanarci troppo, perché non è sicuro». E aggiunge: «Per fermare questi gesti la sola strada è agire sulla gioventù, puntare sull'educazione dei giovani al dialogo».

Giulia Cerqueti
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