19/02/2013
Oscar Giannino (Ansa).
Oscar Giannino è sempre stato un bravo giornalista economico con qualche vanità eccessiva di abbigliamento. Come politico questo dandy postmoderno sembrava avesse un avvenire nelle seconde linee della politica. Ovunque andasse, riempiva i teatri: competenza, brillantezza di eloquio, velocità di risposta, un onesto programmuccio per il rilancio delle piccole e medie imprese. Certo, ridurre il debito pubblico italiano e guidare la ripresa del Paese con la vendita delle caserme dismesse in Friuli Venezia Giulia, idea-forza del programma gianninesco, appariva un pochino pretenzioso. Non si trattava certo del Piano Marshall o del New Deal. Ma in una campagna elettorale in cui – ha calcolato il Sole 24 Ore - i partiti tutti insieme hanno promesso la riduzione delle tasse per complessivi 180 miliardi, l'idea rischiava perfino di passare inosservata e si poteva anche fingere di bersela, così, per simpatia e tenerezza. E anche riguardo per i suoi gilet.
Quello che rischia di costare caro a Giannino è la storia Chicago. La città di Obama, ma soprattutto l’Università che ha dato il nome alla famosa scuola di economisti monetaristi e liberisti capitanati dal Nobel Milton Friedman (peraltro scuola di riferimento del nostro). Pare che nel suo curriculum Giannino vantasse un master presso la prestigiosa università. In realtà - come ha scoperto delusissimo il suo ex alleato, l'economista Luigi Zingales - si trattava di un semplice corso di inglese frequentato nella capitale dell’Illinois. Da qui al master ce ne corre. Dopo la laurea taroccata “albanese”, e le tesi copiate, quelle dei due ministri tedeschi Schavan e zu Guttenberg, arriva anche il master fasullo (anche se involontario, poiché sarebbe stato inserito a sua insaputa in Internet da uno stagista).
Ora il “Chicago boy” Oscar Giannino sta valutando il passo indietro. Che nel quadro politico attuale non è cosa da poco, poiché rischia di consegnare preziosi punti percentuali nelle mani di Berlusconi. Sul Web si è scatenata l'ironia ("Fermare il declino del curriculum", "tra il dire e il Fare c'é di mezzo il Giannino", ecc), la delusione, ma anche attestazioni di sostegno nei suoi confronti ("preferisco lui con o senza master agli altri politici"). L'interessato da parte sua dichiara: "Mi hanno detto che in Rete c'é una cosa che gira su un mio presunto master alla Chicago Booth University. Vorrei chiarire che su questo c'é un equivoco. Io non ho preso master alla Chicago Booth. Sono da decenni giornalista - ha ricordato poi Giannino - non ho mai usato presunti titoli accademici, che non ho, per carriere che non mi competono. Quanto so l'ho studiato per i fatti miei, continuo a farlo ogni giorno, ed è ciò che ha dato forza a quel che ho fatto scritto e detto sotto gli occhi di tutti". Della serie: un autodidatta può essere più convincente (e utile) di un professore. A costo però di giocare a carte scoperte e non travestirsi da professore.
Francesco Anfossi