01/05/2013
Reeyot Alemu.
Domani,
durante una cerimonia in Costa Rica in occasione del XX World Press Freedom
Day, verrà assegnato dall’UNESCO il premio Guillermo Cano alla coraggiosa
giornalista etiope Reeyot Alemu che nel suo Paese si è distinta per il suo
impegno di denuncia delle questioni politiche e sociali.
La Giornata Mondiale
della Libertà di Stampa è stata istituita dall'assemblea generale delle Nazioni Unite su
iniziativa dei Paesi membri dell'UNESCO nel 1993.
La data di tale ricorrenza, il 3 maggio, è stata scelta per ricordare la fine
del seminario del 1991, durante il quale venne approvata la Dichiarazione di Windhoek contenente i
principi sulla libertà di stampa. Essa riprendeva i concetti già esposti
dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Ogni
individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto
include la libertà di sostenere opinioni senza condizionamenti e di cercare,
ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza
riguardo a frontiere”.
Da vent’anni l’UNESCO commemora questi
principi fondamentali assegnando annualmente il premio intitolato al giornalista colombiano Guillermo Cano, assassinato nel 1987
perché considerato colpevole di aver denunciato il traffico di droga nel
suo Paese. L’assegnazione è volta a riconoscere l’attività di un individuo o di un’organizzazione che abbiano
contribuito “alla difesa e alla promozione della libertà di espressione in
tutto il mondo”. Così la giuria del premio,
composto da professionisti dei media, assegnerà l’"Unesco
Guillermo Cano World Press Freedom Prize 2013” a Reeyot Alemu
riconoscendo in lei “l'eccezionale coraggio, la resistenza, e l'impegno per la
libertà d'espressione''. La giornalista etiope, infatti, si è occupata di
rendere note alcune “scomode” problematiche politiche e sociali del suo Paese,
quali le origini della povertà e le diseguaglianze sessuali.
Dopo aver lavorato per molti media
indipendenti, nel 2010 ha aperto una casa editrice e ha fondato il mensile
“Change”, ma entrambi sono stati chiusi
dalle autorità etiopi. L’anno successivo, mentre teneva una rubrica sul
settimanale nazionale “Feteh”, venne arrestata e condannata a cinque anni di prigione per “terrorismo”:
venerdì il premio di 25.000 dollari verrà assegnato ma non consegnato perché
Alemu si trova tutt’oggi nel carcere di Kality.
Oggi si parla molto di web 2.0, e alcuni potrebbero pensare che i diritti
sanciti più di vent’anni fa siano ormai sorpassati, eppure la
libertà di espressione “non passa mai di moda”, anzi la libertà di stampa è da considerarsi un
fondamentale diritto umano.
Molti
rappresentanti della stampa sono stati uccisi, mutilati, picchiati o
arrestati per aver esercitato il diritto
di informare la società sugli avvenimenti che accadono nei vari paesi del
mondo; molti sono censurati e minacciati per impedire loro di svolgere
liberamente il proprio dovere di informare su ciò che accade.
Le
limitazioni imposte alla libera informazione sono atti gravissimi che -anche in
un'epoca in cui la comunicazione, grazie ai new media, al web ed ai social
network, ha fatto progressi sorprendenti- non si riescono a superare:
continuano ad esserci persone, nazioni, organizzazioni che cercano di
nascondere e censurare i fatti, condizionando le notizie sui giornali o
oscurando Internet.
L’auspicio è che le giornate mondiali
per la libertà di stampa abbiano un effetto concreto sulla libertà di esprimere
ogni “pensiero, sia pure non condivisibile, ma sempre degno e meritevole di
essere espresso nei limiti del rispetto e della tolleranza delle idee altrui”.
Valentina Bottini