31/01/2012
Il lavoro è la grande emergenza italiana. Lo confermano gli ennesimi dati negativi sull'occupazione in Italia. A dicembre, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione è salito all'8,9 per cento (in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a novembre). Si tratta del dato più alto dal gennaio 2004. Ma se si prendono in considerazione le serie storiche trimestrali italiane, per ritrovare un tasso di disoccupazione così alto bisogna tornare addirittura al terzo trimestre del 2001. Undici anni fa. L'Italia non solo non cresce, ma non riesce a creare posti di lavoro.
Il numero di senza lavoro in Italia ha raggiunto quota 2 milioni e 243 mila persone (1,24 milioni di maschi e un milione di donne). Ma a pagare il prezzo più alto, ancora una volta, sono i giovani: uno su tre di quanti partecipano attivamente al mercato del lavoro è senza impiego. Immaginatedi essere allo stadio, in un locale, in una discoteca, in un raduno di giovani. Un terzo di quella folla è senza lavoro. Cifre impressionanti. Il tasso di disoccupazione è salito al 31 per cento. Il fenomeno non è soltanto italiano, ma europeo, ma questo non serve a consolarci molto. L'Istat fornisce le stime in termini assoluti e in percentuale. I giovani disoccupati sono 3,920 milioni in Eurolandia e 5,4 milioni nella Ue. Rispetto a dicembre 2010 sono aumentati rispettivamente di 113mila e 241mila unità. Il tasso di disoccupazione tra i giovani sale così rispettivamente al 21,3 per cento e al 22,1 per cento, contro il 20,6 per cento e il 21 per cento di un anno prima. La media europea è dunque dieci punti sotto quella italiana.
Dati che preoccupano l'Unione europea. Il presidente della Commissioneeuropea Josè Manuel Barroso ha inviato oggi delle lettere agli otto paesi con i più alti livelli di disoccupazione giovanile, inclusa l'Italia, auspicando l'uso di fondi europei per favorire l'accesso al lavoro per i giovani. E mentre in Italia la disoccupazione continua a crescere, in Germania si attesta al minimo storico. Secondo le statistiche nazionali diffuse dall'agenzia per l'impiego, il rapporto tra persone in cerca di lavoro e forza lavoro è sceso al 6,7 per cento.
«La situazione dell’occupazione, soprattutto giovanile, sta purtroppo peggiorando. Non ne usciremo senza un’inversione di tendenza, senza un forte investimento verso le giovani generazioni. L’unica svolta possibile, per uscire dalla crisi, è nel lavoro». Lo afferma il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, commentando i dati diffusi.
«La riforma del mercato del lavoro da sola non basta a rilanciare la crescita – avverte il presidente delle Acli –. E’ necessario che il governo metta mano ad un piano straordinario per il rilancio dell’occupazione giovanile». Le Acli propongono in particolare un uso più esteso del nuovo apprendistato; l’utilizzo generalizzato degli stages e dei tirocini, nella logica dell’alternanza scuola lavoro; un’azione nazionale di riqualificazione dell’istruzione tecnica e il potenziamento dell’offerta della formazione professionale; il miglioramento delle politiche attive per ciò che riguarda l’inserimento lavorativo e l’intermediazione di manodopera; la fiscalità di vantaggio per l’imprenditoria giovanile.
Francesco Anfossi