Grecia, ci sono tagli per tutti

Un'altra ondata di proteste, con i ministeri occupati, dopo il nuovo piano di austerità. Nessuna categoria è risparmiata dai tagli coordinati dalla Ue.

29/09/2011

"Prendete il vostro piano di salvataggio e andatevene". Il grido, lanciato da circa 200 impiegati del ministero delle Finanze, riassume la rabbia e lo scoramento dei dipendenti pubblici greci per il nuovo piano di austerità varato dal governo di Atene lo scorso 20 settembre.

     Una manovra, l'ennesima, fatta di tagli e aumenti delle tasse, che dovrebbero essere necessari per salvare il Paese dal fallimento. Molti greci non ci credono più, visto che dall'anno scorso i piani di austerità si sono susseguiti senza portare a risultati concreti. Anche per questo gli slogan dei dipendenti pubblici non sono diretti verso l'esecutivo guidato da George Papandreou, in netto calo di consensi ma ormai considerato da molti un mero esecutore di decisioni prese altrove.

     Destinatari delle proteste sono gli ispettori della Troika (Unione Europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea), arrivati oggi ad Atene per monitorare i conti pubblici dello stato ellenico. Sono questi funzionari, sostengono molti greci, a decidere il nostro futuro: hanno imposto i tagli varati dal Governo e ora dovranno decidere se sbloccare la sesta tranche di aiuti, pari a 8 miliardi su un piano da 110, necessaria per rifinanziare i titoli di Stato in scadenza.

      Contro di loro hanno protestato migliaia di persone: hanno bloccato l'accesso ad alcuni ministeri (Finanze, Interno, Giustizia, Lavoro, Salute e Agricoltura), hanno detto di voler proseguire la protesta per le prossime 48 ore. Contestano l'ipotesi di licenziamenti prevista nel nuovo piano di austerità. L’esecutivo di Papandreou ha deciso di “sospendere temporaneamente” dal lavoro 30 mila dipendenti statali entro la fine dell’anno. Per i seguenti 12 mesi verrà loro garantita una paga pari al 60% di quella attuale. Poi, chi non avrà trovato un nuovo collocamento nel settore pubblico, sarà ufficialmente disoccupato.


     Un piano che non sembra essere comunque piaciuto ai rappresentanti della Troika: secondo alcuni calcoli, alla fine la riduzione dei dipendenti pubblici sarà di circa 7.500 unità. Troppo pochi per i finanziatori internazionali, che accusano Papandreou di non poter così risanare i conti pubblici. Troppi per chi nel settore statale ci lavora.

     Ma a essere arrabbiati non sono solo i dipendenti di ministeri e uffici pubblici vari. Oggi, per il secondo giorno consecutivo, i tassisti hanno scioperato contro la decisione del governo di liberalizzare la loro professione. Il capo del sindacato di categoria dell'Attica, Thymios Lyberopoulos, ha dichiarato alla stampa che il governo “dovrà passare sui cadaveri di 50 mila tassisti” prima di applicare la liberalizzazione.

     Insomma, con il passare del tempo il clima in Grecia è sempre più incandescente, anche perché i tagli decisi risparmiano poche categorie. Il piano presentato dal governo prevede una riduzione del 20% per le pensioni superiori ai 1.200 euro, un taglio degli assegni previdenziali per chi ha smesso di lavorare prima dei 55 anni, un'ulteriore sforbiciata dal 20% sugli stipendi degli statali e una soglia minima per l'esenzione fiscale che passa dagli 8 ai 5mila euro. Senza dimenticare la patrimoniale sulla casa appena approvata dal Parlamento: un'imposta variabile da 50 centesimi a 16 euro al metro quadro sugli immobili di proprietà, che verrà addebitata direttamente sulla bolletta dell'elettricità.

Stefano Vergine
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