E' morto Havel, coscienza d'Europa

Autore di opere teatrali e saggi, fu presidente della Cecoslovacchia e della Repubblica Ceca. Un dissidente innamorato della libertà.

18/12/2011
Vaclav Havel durante un comizio all'epoca della Rivoluzione di velluto.
Vaclav Havel durante un comizio all'epoca della Rivoluzione di velluto.

Con Vaclav Havel, scomparso a 75 anni dopo lunghi anni di malattia, l'Europa democratica perde uno dei suoi eroi. E il vero "buco" che la sua morte lascia è forse proprio più nella coscienza morale del continente che nei due settori per i quali Vaclav era più noto: il teatro e la politica.

    Vaclav Havel era nato in una famiglia benestante di Praga che, in quanto tale, finì nel mirino delle autorità subito dopo il colpo di Stato che, nel 1948, portò i comunisti al potere in Cecoslovacchia. I suoi genitori furono accusati di aver collaborato con i nazisti durante la guerra, una voce che inseguì Havel in pratica per tutta la vita.

    Laureatosi ai corsi serali dell'Università Tecnica Ceca della capitale, Havel cominciò presto a lavorare per il teatro come macchinista, scrivendo intanto le sue prime opere teatrali. La prima a essere messa in scena fu La festa in giardino nel 1963, cui seguirono Il memorandum e Difficoltà di concentrazione.

    , Havel fu asubito in prima linea e di conseguenza fu bandito dal teatro dopo l'iLa sua vita, però, doveva cambiare radicalmente con la Primavera di Praga del 1968. Anticomunista da sempre, Havel fu subito in prima linea a favore del nuovo corso e di conseguenza fu bandito dal teatro dopo l'intervento delle truppe sovietiche. Ciò non bastò ad allontanarlo della militanza politica e infatti nel 1977 fu tra gli autori e firmatari del manifesto libertario Charta 77. Il dissenso gli costò una condanna a cinque anni di prigione, un'esperienza che doveva tra l'altro minare la sua salute, comunque messa a repentaglio dall'eterna sigaretta.

    In quel periodo (1975) Havel scrisse il suo saggio più significativo: Il potere dei senza potere. Dalle sue riflessioni e dall'esperienza di Charta 77 doveva nascere, anni dopo, quel Forum Civico che guidò la Rivoluzione di velluto, il movimento pacifico di protesta che portò al definitivo allontanamento dei comunisti dal potere.

     Da leader del Forum alla presidenza, prima dell'Assemblea federale e poi del Paese, il passo fu breve. Ma lo Havel politico istituzionalizzato è stato poi lontano dall'ottenere i risultati dello Havel leader del dissenso. Presidente dal 1990, dovette subire la divisione pacifica della Slovacchia dalla Repubblica ceca, cui si era opposto con tutte le sue forze.

   All'indipendenza della Slovacchia, nel 1992, Havel rassegnò le dimissioni. Nel 1993 fu eletto presidente della sola Repubblica Ceca e, nonostante i problemi di salute già emersi, fu rieletto nel 1988 grazie all'assenza, al momento delle votazioni, del parlamentare ultra nazionalista Miroslav Sadek, che si trovava in stato d'arresto.

    Altre iniziative politiche di Havel fecero discutere: negli anni Novanta offrì la presidenza della Repubblica Ceco a Madeleine Albright, segretario di Stato Usa di origine cecoslovacca. E dopo aver ripetutamente promesso che mai più truppe straniere si sarebbe insediate nella Repubblica Ceca, diede entusiastico appoggio al progetto americano di scudo stellare.

    Havel, però, fu sempre (anche quando era pericoloso esserlo) un convinto e sincero democratico, pronto a garantire agli avversari politici gli stessi diritti per cui si era a lungo battuto. Animato da una profonda sensibilità religiosa, Havel è stato una figura decisiva per i decenni più travagliati dell'Europa dell'Est.
 

    

Fulvio Scaglione
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