Herat, bombe contro la cooperazione

Il sanguinoso attacco in Afghanistan, rivendicato dai Talebani, è un monito a chi collabora con le autorità locali per aiutare le comunità. E per offrire un riscatto economico e sociale

30/05/2011
In una foto d'archivio dell'aprile 2011 la base del Prt (Team di Ricostruzione Provinciale) italiano di  Herat, che si trova nel centro della citta', bersaglio dell'attacco del 30 maggio 2011.
In una foto d'archivio dell'aprile 2011 la base del Prt (Team di Ricostruzione Provinciale) italiano di Herat, che si trova nel centro della citta', bersaglio dell'attacco del 30 maggio 2011.

Hanno voluto colpire un luogo ma soprattutto un simbolo. Il sanguinoso attacco al Prt di Herat che ha causato il ferimento di cinque militari italiani del 132° reggimento artiglieria terrestre della brigata Ariete (che ha sede a Maniago, in provincia di Pordenone), punta dritto alla collaborazione tra le forze della coalizione e le legittime autorità afghane, semina il terrore,  tenta di riportare indietro le lancette della storia più recente di quella tribola parte del mondo. Insomma, vuol essere un monito a chi collabora con la missione Isaf, la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, voluta dall'Onu, ora guidata dalla Nato.

Prt, infatti, è una sigla che sta per Provincial reconstruction team: si tratta di una struttura all'interno della quale operano gomito a gomito stranieri e afghani. Soldati, diplomatici ed esperti di cooperazione dell'alleanza aiutano le autorità locali a soddisfare i bisogni delle comunità da loro amministrative
, censendo le necessità, valutando insieme cosa fare prima e come, calcolando i fondi necessari.

La posa della prima pietra, il 20 maggio 2010, della nuova scuola elementare di Karokh, un villaggio ad una quarantina di chilometri da  Herat, intitolata a Massimiliano Ramadu' e a Luigi Pascazio, i militari italiani uccisi nell'attentato del 17 maggio 2010 a Bala Murghab, in Afghanistan.
La posa della prima pietra, il 20 maggio 2010, della nuova scuola elementare di Karokh, un villaggio ad una quarantina di chilometri da Herat, intitolata a Massimiliano Ramadu' e a Luigi Pascazio, i militari italiani uccisi nell'attentato del 17 maggio 2010 a Bala Murghab, in Afghanistan.

I Prt sono stati concepiti per poter offrire alla gente le basi dell’auspicato riscatto economico e sociale. Dunque progettano e costruiscono scuole, ospedali, strade, ponti, centrali elettriche, acquedotti. Il primo fu costituito a Gardez, nel 2003. Oggi, in tutto l’Afghanistan ne operano 28, a guida americana, inglese, tedesca, turca, svedese, norvegese, ceca.

Dal 2005, l'Italia coordina le attività del Provincial reconstruction team di Herat, nell'Ovest del Paese; da allora, il nostro Paese ha investito oltre 25 milioni di euro. 
La base che ospita il Prt di Herat  è nel cuore della città, non molto distante dalla Moschea Blu e dal bazar, in una zona molto trafficata: porta il nome del capitano di fregata Bruno Vianini, l'incursore della Marina morto in un incidente aereo sulle montagne afghane mentre era impegnato nella predisposizione della missione nel Paese. Ha un pregio che al tempo stesso è il suo limite: a ridosso delle case, il quartier generale del Prt mostra tutta la buona volontà di Isaf ma è anche il punto più vulnerabile. Non è un fortino inaccessibile lontano dalle zone abitate. Quel che si temeva, è puntualmente successo.

Alberto Chiara
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