Hessel, addio al padre degli indignati

Eroe della resistenza francese, filosofo, diplomatico, a 90 anni aveva conquistato l'Occidente con il suo pamphlet "Indignez-vous" ispirando la protesta dei giovani.

27/02/2013
Stephane Hessel.
Stephane Hessel.

È morto all’età di 95 anni lo scrittore francese, Stephane Hessel, autore di “Indignatevi!”, il pamphlet diventato un caso editoriale in tutto il mondo nel 2010. Ne ha dato notizia la moglie, Christiane Hessel-Chabry. Quandò uscì in Francia, Indignez-vous! si diffuse tra milioni di francesi alla velocità di un virus per poi continuare il contagio in tuto l’Occidente. Ad esso si ispiravano, tra gli altri il movimento degli "indignados" e di Occupy Wall Street. La biografia di questo diplomatico che nonostante la venerabilità non aveva perso il suo spirito giovanile, e straordinaria, un inno alla libertà. “Sono vecchio”, diceva, “e ho attraversato tutta la storia del Secolo Breve, il Novecento”.

Stéphane, secondo di due figli, nasce a Berlino nel 1917 da un padre ebreo, Franz Hessel, scrittore e traduttore, amico di Walter Benjamin, con il quale tradurrà in seguito la Recherche di Proust e da una  madre pittrice, melomane, scrittrice e giornalista. Nel 1924 la famiglia si stabilisce nella Parigi della Bella Epoque e l’accento del cognome passa dalla prima alla seconda “e”. la madra, Helene Grund, diventa corrispondente di moda della Frankfurter Allgemeine dalla capitale francese. Da ragazzo Stéphane frequenta l’avanguardia pittorica della Ville Lumiere. Naturalizzato francese nel 1937, viene scaraventato nella “drole de guerre”, la strana guerra di Dunkerque. Quando la Francia cade nelle mani di Petain raggiunge il quartier generale della Francia libera di De Gaulle, a Londra. Lavora per il controspionaggio e nel 1944 viene paracadutato clandestinamente in Francia con il nome in codice di Greco per entrare in contatto con la resistenza e comunicare via radio le informazioni a Londra.

Quando, il 6 giugno 1944, le truppe angoalleate sbarcano in Normandia si trova ancora oltre le linee, in missione  a Parigi, ma il 10 luglio, in seguito a una denuncia, la Gestapo lo arresta e lo tortura. Durante gli interrogatori destabilizza i suoi carceriei parlando in tedesco meglio di loro e alla fine se la cava per una sorta di rispetto reverenziale dei nazisti. Ma mentre “Parigi brucia”, l’8 agosto 1944 lo spediscono a Buchenwald, in Germania. Il giorno prima della sua impiccagione riesce a scambiare la sua identità con quella di un francese morto di tifo nel campo. Viene traferito a Rottleberode. Evade tre volte e viene sempre ripreso, ma alla quarta evasione ce la fa e raggiunge la moglie Christiane, detta Vitia, madre dei suoi tre figli. Alla fine della guerra termina gli studi di filosofia interrotti all’école Normale di rue d’Ulm ed entrando nella carriera diplomatica.

“Ho conosciuto da vicino personaggi straordinari come René Cassin ed Eleonor Roosvelt e ho avuto il privilegio di partecipare all’elaborazione di un testo che gli uomini del XX e del XXI secolo hanno messo in opera per vivere dentro una società giusta, con dei diritti e una libertà garantita”. A 93 anni girava nelle scuole, nelle librerie, negli incontri pubblici di mezza Europa.Il suo libricino parte dall’assunto che i diritti universali dell’uomo sono in pericolo, che le divisioni tra pochi ricchi e tanti poveri si sono acuiti “e non era questo che volevamo quando abbiamo elaborato i principi e i valori su cui si basa il programma del Consiglio nazionale della Resistenza adottato nel 1944”. Nel corso di numerosi viaggi (alla bella età di 90 anni) questo diplomatico accademico di Francia ha visitato numerose volte la Palestina giungendo alla conclusione che la radice dell’indignazione potrebbe partire dalle riflessioni su questo tormentato Paese, poichè Gaza “è una prigione a cileo aperto per un milione  mezzo di palestinesi” e che l’operazione israeliana Piombo Fuso ha acuito queste condizioni.

Il motivo di tanto successo del suo “petit livre” sta nell’aver individuato la radice, il propellente della ribellione: l’indignazione. Poiché, citando l’Hugo dei Miserabili, “La collera può essere pazza e assurda e si può essere irritati a torto; ma si è indignati solo quando, in fondo, si ha un fondamento di ragione”. Ed è come se Hessel, molti mesi fa, avesse percepito qualcosa che si muove nello spirito del mondo, scrivendo il suo pamphlet contro “questa società dei sans papiers, delle espulsioni, del sospetto nei confronti degli immigrati, questa società che rimette in discussione le conquiste della Sécurité Sociale, il Welfare, in cui i media sono quasi sempre monopolio dei ricchi. Vogliono privatizzare perfino l’acqua, il bene pubblico per eccellenza. Tutte cose che avrebbero fatto inorridire i padri fondatori del Consiglio nazionale della Resistenza”.  Il vegliardo Hessel non è più di questo mondo, ma rimarrà, naturalmente, la sua indignazione.

Francesco Anfossi
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