05/03/2012
Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.
“O stranieri levate le tende da una terra che madre non v’è…” I pesanti sospetti di ingerenza nella politica francese che si appuntano sulla cancelliera tedesca Angela Merkel, sul presidente del consiglio italiano Mario Monti, sul premier spagnolo Mariano Rajoy e sul britannico David Cameron rischiano di rovinare definitivamente le ambizioni di Nicolas Sarkozy, già pericolosamente distanziato nei sondaggi dal socialista François Hollande. Per un popolo sciovinista (se non addirittura xenofobo) come quello transalpino, l’idea che un pugno capi di governo stranieri voglia influire sulle elezioni presidenziali francesi appare semplicemente mostruosa.
Mancano meno di due mesi al primo turno delle presidenziali, e le rivelazioni di “Der Spiegel” mettono nei guai il presidente uscente. Secondo il settimanale tedesco, la Merkel avrebbe coinvolto Monti, Rajoy e Cameron in una specie di complotto ordito ai danni del candidato socialista. La cancelliera non avrebbe affatto gradito l’annuncio di Hollande il quale ha promesso, se sarà eletto, di rimettere in questione il “fiscal compact”, ossia le modifiche al trattato europeo varate ufficialmente venerdì scorso da 25 paesi dell’Ue in nome di un maggiore rigore finanziario. La prova che i quattro capi di governo citati siano decisi a boicottare Hollande risiede, secondo “Der Spiegel”, nel fatto che nessuno di loro ha finora accettato di incontrare il candidato socialista in occasione dei suoi spostamenti a Berlino, a Roma, a Londra o a Madrid. Ovviamente le rivelazioni del settimanale sono state smentite. A Berlino, il portavoce della cancelliera ha dichiarato che la tesi del complotto anti-Hollande è semplicemente assurda. “Ciascun capo di governo sceglie indipendentemente se e come ricevere Hollande”, ha detto, confermando tuttavia che nessun appuntamento di Angela Merkel con il candidato della “gauche” è in programma.
Palazzo Chigi ha parlato di “ricostruzioni fantasiose”, sottolineando che il premier italiano non parteggia per nessuno dei concorrenti impegnati nella corsa all’Eliseo. Anche Londra e Madrid hanno smentito, senza però riuscire a dissipare i sospetti di ingerenza. “Non sono i dirigenti europei a dover pesare sulle decisioni del popolo francese”, ha detto lapidariamente Hollande. La verità è che Angela Merkel fatica a nascondere la sua preferenza personale e l’affinità per Nicolas Sarkozy, tanto che da settimane i giornali, per definire il sodalizio fra i due, hanno coniato il nomignolo “Merkozy”. E il suo appoggio, che avrà senz’altro un effetto boomerang, costerà caro al presidente uscente, ora bollato come “il candidato germanico”. La cancelliera avrebbe fatto meglio a documentarsi sulla storia delle relazioni franco-tedesche e in particolare sul precedente del 1969. Nelle elezioni presidenziali di quell’anno, dopo le dimissioni del generale De Gaulle, l'allora cancelliere tedesco Kiesinger espresse pubblicamente (e imprudentemente) la preferenza per il candidato centrista Alain Poher, favorito nei sondaggi, in ballottaggio con il delfino di De Gaulle Geroges Pompidou. La reazione non si fece attendere: sui muri di tutta la Francia fiorirono come per incanto i manifesti che recitavano: “La Germania ha scelto – Ja mein Herr, votez Poher”. Indovinate chi fu eletto presidente? Pompidou, naturalmente…
Paolo Romani