27/08/2012
La scritta "made in
Bangladesh" è sempre più comune sulle etichette dei
capi di abbigliamento in vendita a Milano, Londra, New York o Parigi.
Una volta considerato troppo povero e irrilevante nell'economia
mondiale, oggi lo stato asiatico nato nel 1971 dopo l'indipendenza
dal Pakistan, invade i mercati europei e americani di magliette,
camicie, pantaloni e biancheria intima.
Il settore
dell'abbigliamento rappresenta l'80 per cento dell'export del
Bangladesh e garantisce un posto di lavoro a oltre tre milioni di
persone. Oggi il giro di affari dell'export degli abiti prodotti in
Bangladesh raggiunge i 18 miliardi di dollari l'anno, ma secondo
gli esperti del settore la cifra potrebbe triplicare entro il 2020.
Il successo dei capi made
in Bangladesh ha una ragione semplice: il basso costo del
lavoro. Troppo basso, ormai inferiore a quello della Cina, del
Vietnam, dell'Indonesia e del Messico.
Lavoratori in un'azienda tessile in Bangladesh.
In Bangladesh la paga
media mensile per i lavoratori del settore dell'abbigliamento non
supera i 37 dollari, mentre in Cina va oltre i 150 dollari ed è più di 100 dollari anche in Indonesia e Messico. Negli
ultimi due anni il magro guadagno degli operai tessili del Bangladesh
(per l'80 per cento sono donne) è stato eroso da una inflazione a
due cifre, così sono sempre più frequenti le manifestazioni di
protesta da parte dei lavoratori.
Il Governo ha scelto la
linea dura. Una commissione governativa formata da esponenti
dell'esercito, della polizia e dei servizi segreti ha il compito di
monitorare le aziende del settore tessile e molte zone vicine alle
principali fabbriche sono pattugliate da corpi speciali della
polizia.
A fine luglio i
rappresentanti di una dozzina di aziende che operano sul mercato
mondiale dell'abbigliamento hanno chiesto alle autorità locali di
incoraggiare un aumento dei salari per placare il diffuso
malcontento. la risposta è stata negativa. Il problema è che gli
imprenditori del settore tessile (circa 5 mila aziende) hanno un peso
politico rilevante perché finanziano generosamente le forze
politiche e, in molti casi, hanno assunto il controllo dei mezzi di
informazione. Perciò meglio non disturbarli e lasciare le
lavoratrici e i lavoratori con stipendi da fame.
Roberto Zichittella