Il banchiere dei poveri sotto attacco

Il Governo del Bangladesh ha deciso che Muhammad Yunus, il padre del microcredito, deve lasciare la direzione della Grameen bank da lui fondata.

09/03/2011
Donne bengalesi che richiedono piccoli prestiti alla Grameen bank.
Donne bengalesi che richiedono piccoli prestiti alla Grameen bank.

    Anche il Bangladesh è sceso in piazza. Giorni fa migliaia di cittadini in diverse città hanno protestato in modo pacifico per difendere l’uomo che ha permesso al loro Paese di farsi conoscere dal resto del mondo: Muhammad Yunus, l’inventore del microcredito, il banchiere dei poveri. La Banca centrale di Dacca ha deciso che l’economista, premio Nobel per la pace nel 2006, deve lasciare la direzione della Grameen bank, l’istituto da lui fondato. Yunus, 70 anni, ha superato il limite di età, 60, previsto dai regolamenti bancari. E al tempo dell’ultimo rinnovo dell’incarico, nel 1999, la Grameen non avrebbe chiesto l’approvazione alla Banca centrale.

    L’Alta corte del Bangladesh che ha esaminato la questione, dopo il ricorso urgente presentato da Yunus contro il Governo, dopo tre giorni di dibattimento ha confermato la rimozione del banchiere. Gli avvocato dell'economista hanno però presentato un nuovo ricorso, sul quale sarà il plenum della Corte suprema del Bangladesh a esprimersi il 15 marzo. Intanto, da più parti si parla di un attacco politico al banchiere dei poveri da parte della premier Sheikh Hasina, che non avrebbe perdonato a Yunus il tentativo di fondare un partito anti-corruzione nel 2007 e, per questo, ora sta cercando di screditarlo e indebolirlo.

    Con il sistema dei piccoli prestiti Yunus ha dato una speranza ai poveri che non hanno accesso al credito degli istituti finanziari, permettendo loro di diventare piccoli imprenditori. La Grameen bank, fondata nel 1983, conta oltre 2 milioni di clienti, più del 90 per cento donne. Negli anni il microcredito si è diffuso in tutto il mondo, diventando una mentalità, un modo di vivere e di promuovere lo sviluppo economico e sociale non solo nei Paesi poveri.

    Ora, perà, il banchiere dei poveri sta attraversando un periodo difficile: a dicembre 2010 in Norvegia l’hanno accusato di aver usato in modo irregolare fondi provenienti da Paesi europei, destinandoli a una società che non opera nella microfinanza invece che alla Grameen bank (che fra i suoi sostenitori conta anche l'ex presidente irlandese Mary Robinson). L’accusa getta un’ombra sulla reputazione di Yunus, oltre a minare il mito del microcredito. Un mito tra l’altro già messo in discussione: secondo alcuni studiosi, non sarebbe vero che il sistema dei piccoli prestiti in 35 anni abbia sollevato milioni di persone dalla povertà.

    Un’accusa al microcredito arriva anche dall’India: in questo Paese il sistema dei piccoli prestiti avrebbe spinto molti debitori al suicidio per recuperare (grazie a un fondo assicurativo) la somma richiesta, incitati dagli stessi agenti degli istituti di microcredito incaricati di concedere i prestiti. La denuncia è giunta all’agenzia Asianews da un attivista per i diritti umani indiano. Stando a uno studio del Governo indiano presentato alcuni mesi fa, il microcredito non aiuterebbe lo sviluppo dei poveri delle società asiatiche, anzi, in alcuni casi peggiorerebbe le loro condizioni. I prestiti, si dice, spesso non vengono usati per progetti economici ma per altri motivi, come matrimoni, funerali, riti religiosi e pagamenti di vecchi debiti.

Giulia Cerqueti
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