26/06/2012
Alla fine la gente di Rovereto ha avuto la sua festa. Quella festa semplice, da vivere sulla piazza del paese come se si stesse in famiglia, tra gente che si scopre amica e ritrova il sorriso. L’avevano preparata i parrocchiani e gli scout di don Ivan Martini, prima che il terremoto si portasse via buona parte delle case e il loro pastore. Oggi l’hanno vissuta insieme a Benedetto XVI, venuto qui per portare la vicinanza della chiesa a tutti i terremotati dell’Emilia e a rendere omaggio al sacrificio di un sacerdote amato e rispettato dalla sua gente.
“Sono stato sempre vicino a voi”, ha detto il Papa alle migliaia di persone venute a incontrarlo.
Una cerimonia semplice e informale, improvvisata sotto un gazebo bianco dove il pontefice ha preso posto tra l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Cafarra, e il presidente della Regione Vasco Errani. Sullo sfondo le abitazioni lesionate dal terremoto. Prima il papa aveva voluto pregare sul sagrato della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, dove don Ivan ha perso la vita.
Mai come oggi papa Benedetto ha mostrato la sua dolcezza e la sua profonda umanità. Un papa incapace di sottrarsi all’abbraccio di chi non voleva lasciarlo andare, che ha persino indossato di buon grado un berretto bianco con la visiera donatogli da alcuni volontari.
“Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”, ha detto riconoscendo il coraggio e la grande dignità con cui la gente emiliana sta affrontando questa prova.
Ha citato le parole del salmo 46, “non temiamo se trema la terra, perché Dio è per noi rifugio e fortezza”, ma si è anche rivolto alle istituzioni e ha lanciato un appello.
Davanti alla tragedia queste comunità non devono essere lasciate sole, le istituzioni, come del resto gli altri cittadini, devono comportarsi “come il buon samaritano, che non passa indifferente di fianco a chi ha bisogno”.
Gli applausi della gente hanno sottolineato queste parole piene di affetto. Il Papa ha poi assicurato che la Chiesa tutta garantirà la sua vicinanza, con la preghiera e con gli aiuti concreti, soprattutto da parte della Caritas, “che si impegnerà in prima persona anche nella ricostruzione del tessuto delle parrocchie”.
E’ quello che l’Emilia si aspettava. Un abbraccio forte, una spinta per ricominciare ma anche un segno di ascolto e di attenzione.
La gente emiliana è stremata. Sotto le tende il calore è insopportabile, la convivenza difficile, l’economia in ginocchio. E’ il momento di decidere se i tempi della ricostruzione debbano prevedere soluzioni di passaggio. Per le comunità, per le scuole, per i negozi e per le case.
“Non un soldo di più”, hanno chiesto i sindaci.
L’importante è ricostruire, ma nel frattempo questa gente deve vivere. La grande speranza è che la visita del Papa funzioni da catalizzatore, per acellerare decisioni che sono state rimandate anche troppo a lungo.
Simonetta Pagnotti