13/08/2012
La manifestazione dei lavoratori dell’Ilva di Taranto lo scorso 2 agosto (foto Ansa).
C’è una scelta inaccettabile in cui la
vicenda dell’Ilva di Taranto non deve
scivolare: l’alternativa tra salute
e lavoro. I due obiettivi vanno di
pari passo. Sono entrambi irrinunciabili.
Due facce della stessa medaglia, che è la vita.
E la sua salvaguardia.
Il 26 luglio scorso, su richiesta della procura
di Taranto, il giudice delle indagini
preliminari ha firmato il provvedimento
di sequestro dell’area a caldo dello stabilimento
siderurgico più grande d’Europa.
Otto alti dirigenti sono stati sottoposti a
misure di custodia cautelare. Le accuse sono
gravissime. Dopo il blocco degli impianti
dell’Ilva, gli operai sono scesi in
piazza per difendere il loro posto di lavoro.
Al netto dell’inchiesta della magistratura,
che deve accertare la verità di alcune
morti per tumore, va rigettata la logica di
una “guerra” tra le vittime del lavoro e
quelle della salute.
«Noi dobbiamo, in primo luogo, difendere
la vita», ha detto monsignor Filippo Santoro,
il vescovo della città dei due mari.
«Non solo la vita materiale, ma anche la dignità
del lavoro e l’occupazione. Il lavoro
va difeso lasciando integra l’occupazione.
L’ambiente va tutelato con investimenti massicci
». Parole in piena sintonia con l’intervento
di Benedetto XVI, che ha chiesto «una
equa soluzione della questione, che tuteli
sia il diritto alla salute, sia il diritto al lavoro
».
La giustizia deve andare di pari passo
con le esigenze del lavoro. All’accertamento
dei fatti, devono seguire azioni concrete per
la tutela dell’ambiente e della salute. Non
serve la semplice chiusura degli stabilimenti.
«Buttare in strada 15 mila persone non
giova a nessuno», ha detto ancora monsignor
Santoro.
La vicenda dell’Ilva di Taranto dà alla politica,
locale e nazionale, l’occasione per dimostrare
la sua efficacia.
E il compito di mediare
tra le giuste esigenze ambientali e quelle
del lavoro. Senza compromessi al ribasso.
Non può esserci una scelta tra rischio tumori
e posto di lavoro.
E nemmeno è accettabile una via di mezzo.
Lo stanziamento deciso dal Governo per
la bonifica dell’area tarantina va nella direzione
giusta.
Resta sullo sfondo la domanda che il procuratore
capo di Taranto Franco Sebastio ha
rivolto al presidente dell’Ilva: «Ma voi perché,
in Belgio e in Germania, dove avete altri
due importanti stabilimenti siderurgici,
vincete ogni anno il premio ecologia, e qui
invece...?».
Già, perché? Ma questa è l’Italia dei compromessi.
Dove anche il diritto al lavoro è
merce di scambio elettorale.