Ingroia, la toga amara

Al magistrato non piace la procura di Aosta come ritorno alle sue funzioni di magistrato. Perché?

12/04/2013
L'attesa dei risultati elettorali nel quartier generale della lista Ingroia, nel febbraio scorso (Ansa).
L'attesa dei risultati elettorali nel quartier generale della lista Ingroia, nel febbraio scorso (Ansa).

“Io so”, si intitola l’ultimo libro di Antonio Ingroia. Ebbene, Ingroia dovrebbe anche sapere che se un magistrato decide di continuare attraverso la politica il suo impegno, a cominciare da quello contro la mafia, qualunque ne sia l’esito elettorale, non può più tornare sui suoi passi. A meno di non creare una legge ad personam. Ma le leggi, come è noto, si fanno in Parlamento, i giudici devono solo applicarle o al massimo interpretarle. Può un magistrato ritornare nella stessa sede giurisdizionale in cui aveva lavorato come pubblico ministero dopo essere entrato in politica, addirittura da leader di una lista che si è presentata in Parlamento con il suo nome? No che non può farlo. Per motivi che attengono all’imparzialità di chi veste la toga, notoriamente obbligato e quasi condannato nella sostanza e nella forma al suo ruolo di super partes, più della moglie di Cesare.

E allora perché si lamenta l’ex pubblico ministero Antonio Ingroia? Perché si dice “sconcertato” e parla di scelte “dal sapore punitivo” da parte di Palazzo dei Marescialli? Il Csm lo ha trasferito alla procura di Aosta, l’unico collegio elettorale dove non si era candidato. Così dice la legge. L’ex procuratore aggiunto di Palermo sostiene che la decisione non valorizza la sua professionalità. E a parte il fatto che anche ad Aosta si fanno inchieste di mafia, come ha ricordato il procuratore di quella sede, nessuno mette in dubbio i suoi 25 anni dedicati alla lotta a Cosa Nostra, ma si vuol capire perchè solo lui dovrebbe costituire un’eccezione, facendosi destinare alla superprocura antimafia o a una direzione nazionale antimafia senza concorso, by-passando colleghi che hanno diritto di precedenza in graduatoria colpevoli solo di non essere scesi in politica.

L’unica eccezione, da parte dell'organo di autogoverno della magistratura, è stata quella di fargli mantenere la funzione di pm, anziché di magistrato giudicante, in deroga a una circolare del Csm, poiché ad Aosta non ci sono posti in Tribunale ma esiste posto scoperto in Procura. Si è preferito derogare a una circolare che stabilisce che chi si candida non può tornare a fare il Pm, piuttosto che alle norme sul sovrannumero. E a proposito di politica, Ingroia avrebbe anche accettato il ruolo di responsabile per la riscossione dei tributi della Sicilia offertogli dal governatore Rosario Crocetta. Ma il Csm gli ha ricordato che non è possibile assumere quel ruolo da magistrato fuori ruolo. Se vuole farlo, si deve dimettere.

Francesco Anfossi
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