Insegnanti, se 18 ore sembrano poche

La “legge di stabilità” potrebbe innalzare il monte ore settimanale degli insegnanti delle scuole medie e superiori da 18 a 24. Senza che sia previsto alcun miglioramento salariale.

13/10/2012
Un momento della manifestazione degli insegnanti precari, Roma, 22 settembre 2012 (Ansa).
Un momento della manifestazione degli insegnanti precari, Roma, 22 settembre 2012 (Ansa).

La notizia si è diffusa nella giornata di giovedì, prima come un’ indiscrezione, poi trovando via via diverse conferme: nella bozza della cosidetta “legge di stabilità” sarebbe presente una norma tesa ad innalzare il monte ore settimanale di insegnamento per i docenti delle scuole medie e superiori da 18 a 24. Un incremento significativo: un aumento del carico di lavoro del 33%, senza che però sia previsto alcun miglioramento salariale.


Dov’è la coerenza?

Anzi, il contratto collettivo nazionale del comparto scuola è scaduto da 3 anni e non sarà rinnovato prima di altri 3. Bloccati anche gli scatti retributivi. Cancellata l’indennità di vacanza contrattuale. Tutte buone ragioni che spiegano l’alta adesione allo sciopero di venerdì, proclamato dalla Flc-Cgil e da altre sigle sindacali. Insomma, i nostri politici continuano a parlare dell’importanza della cultura, del ruolo strategico dell’istruzione, della rilevanza di ricerca e conoscenza, e poi non si fa altro che penalizzare una categoria, come quella docente, i cui salari sono già sensibilmente al di sotto della media europea. La coerenza, evidentemente, non è la dote principale di chi ci governa. Compreso l’attuale ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che in questi ultimi mesi ha detto tante belle cose sulla scuola, senza che però seguisse alcun investimento di rilievo. Condizione, quest’ultima, indispensabile perla fare funzionare.

Presidio a Montecitorio del movimento insegnanti precari (Ansa).
Presidio a Montecitorio del movimento insegnanti precari (Ansa).


Esuberi e concorsi

Un’incoerenza lampante riguarda i numeri. Si calcola che il previsto aumento delle ore di insegnamento determinerebbe un taglio di 29 mila posti di lavoro. Le 6 ore settimanali in più andrebbero infatti a coprire le ore di supplenze e gli “spezzoni” di cattedre (cioè le cattedre non complete). Attività oggi effettuate dai docenti con contratto a tempo determinato, cioè dai “precari”. Su quanti di loro aspettavano una stabilizzazione, questo provvedimento rischia di abbattersi come una mannaia. Intanto, però, il ministro Profumo ha puntato i piedi (anche contro il parere dei sindacati) per bandire un nuovo concorso, finalizzato a mettere in cattedra 12 mila nuovi docenti. Altrettanti saranno quelli sfornati alla fine di questo anno scolastico dal Tfa (tirocinio formativo attivo, il corso post lauream di durata annuale con il quale si conseguirà l’abilitazione all’insegnamento). Che fine faranno questi 24 mila nuovi docenti, se è previsto un taglio di 29 mila? La matematica non è un’opinione.


La sindrome del burn out

Se questa incongruenza non è sfuggita ai commentatori, c’è però un altro aspetto che non è stato adeguatamente sottolineato. Aumentare a 24 le “ore cattedra” non sarebbe un problema soltanto per i precari che non potrebbero più insegnare, ma rappresenterebbe una grave difficoltà anche e soprattutto per i docenti di ruolo. Si tratterebbe, infatti, di aumentare il loro carico di lavoro in maniera sostanziale. Sfatiamo qualche luogo comune: 18 ore di insegnamento frontale a settimana non sono affatto poche. Non si può equiparare la docenza a un normale lavoro di ufficio. Quest’ultimo ha fisiologicamente, nell’arco della giornata, dei rallentamenti, delle pause, dei tempi morti. Chi è in classe, invece, è un attore sul palcoscenico, spesso davanti a una platea tutt’altro che facile da motivare all’attenzione e all’ascolto. Per questo quella dell’insegnante è annoverata tra le professioni usuranti e i professori sono tra i più esposti alla sindrome del burn out (esaurimento).


Un supplemento di riflessione

Forse per questo è bene che il governo si prenda un supplemento di riflessione, prima di presentare alle Camere, nella giornata di lunedì, la bozza definitiva della legge di stabilità. Questo aggravio della pressione sulla classe docente non ha ragion d’essere. Francamente, gli sprechi di denaro pubblico ci sembra stiano da tutt’altra parte, non certo nella scuola, già pesantemente penalizzata in questi ultimi anni da forsennate politiche di tagli (spesso vergognosamente spacciate per “riforme”). Sarebbe bello che questo esecutivo di professori dimostrasse con i fatti (e non soltanto a parole) di avere a cuore la qualità dell’insegnamento. Finendola con i tagli e cominciando con gli investimenti.

Roberto Carnero
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da martinporres il 14/10/2012 09:20

Capisco la rabbia dei precari, è un problema che parte da lontano, ma perchè è stato pensato, nella scuola, un sistema di reclutamento del personale strutturato in questo modo? Si è illuso e fatto fare sacrifici a molte persone nella speranza di ottenere un posto di ruolo, in altre amministrazioni dello stato non esiste un analogo sistema di assunzione.

Postato da fred04 il 13/10/2012 22:30

Una precisazione. Il carico di lavoro aumenta molto di più del 33%; infatti nell'articolo non si tiene conto che avere una o due classi in più significa significa più compiti scritti da preparare e correggere a casa, più consigli di classe, più genitori da incontrare, ... Per il resto sono completamente d'accordo; purtroppo l'articolo fotografa perfettamente la situazione.

Postato da giusi ullo il 13/10/2012 19:26

Aumento orario docenti da 18 a 24 ore? un governo che entra in materia di contrattazione di settore senza sentire nessuna parte sociale? Un governo che fa sia da legislatore che da datore di lavoro? Spero che se ne rendano conto da soli, senza far scomodare i sindacati-fantasma. Spero che “Fragrance” ritiri quest’articolo di legge. Se faccio ore in più di quanto stabilito dal mio contratto, IO VOGLIO ESSERE PAGATA IN PIU’ !!! e non mi si dica che avrò 15 giorni di ferie in più, perché mi sento presa per il culo, visto che le HO GIA’ quelle ferie. Ma si rendono conto questi signori del governo quanto lavoro c’è oltre quelle 18 ore ufficiali? O pensano che noi in classe improvvisiamo? E le ore e ore passate al nostro privato computer (con la nostra privata stampante e inchiostro) a redigere programmazioni di classe, programmazioni differenziate, Piani educativi personalizzati per alunni con DSA e poi preparare le verifiche, le verifiche differenziate, schemi riassuntivi per gli alunni con difficoltà, esercitazioni di vario tipo…. Ma davvero si pensa ancora che il docente in classe stia a leggersi in giornale? Allora, vi spiego cosa avviene normalmente in un’ora di lezione nella scuola media, prendiamo, per esempio, l’interrogazione: interrogare tutti gli alunni oralmente in classe non si può più fare, ne manca il tempo; per giudicare la preparazione di un alunno bisognerebbe farlo parlare almeno 15 minuti. Arrivi in classe e devi compilare, quotidianamente e ogni volta che cambi classe (nell’arco della giornata, due-tre volte almeno), il registro di classe e il registro personale, cioè devi annotare le attività che intendi svolgere e l’argomento della tua lezione, sia su quello di classe sia su quello personale, poi devi registrare le assenze degli alunni; poi arrivano puntualmente alunni di altre classi che “sono divisi” e tu li devi registrare, poi arriva il bidello con una circolare da dettare ai ragazzi, controllare le firme dei genitori delle circolari precedenti, devi anche dare retta agli alunni che, nel frattempo ti chiedono di andare in bagno, o che devono farti leggere un avviso scritto dal genitore, che ti dicono che l’esercizio non l’hanno capito o che si lamentano perché il compagno gli ha preso la merenda per scherzo, insomma di un’ora di lezione ti restano, nella migliore delle ipotesi, 40 minuti. Poi può anche accadere che, mentre tu sbrighi tutte queste divertenti faccende, qualche alunno litighi col compagno e ne nasce una questione da risolvere…va be’…con 25 alunni, quanto tempo ci vuole per interrogarli tutti? Il tempo non basta, allora a casa preparo le verifiche scritte da somministrare, le somministro in classe e poi me le porto a casa a correggere. Il tempo di spiegare poi, che ne so? Dante Alighieri? Oltre che spiegarlo devi farlo amare, il nostro Dante… leggiamo alcuni passi della Divina Commedia, la prima terzina, analizziamo la metrica…suona la campana, l’ora è già finita. Esco dalla classe ed entro in un’altra e si ricomincia. Poi quando hai finito, ci sono gli incontri con i genitori e se ne va un’altra mezzora (e qui siamo oltre il nostro orario di servizio). Con i colleghi ti incontri velocemente nei corridoi e non si ha il tempo di parlare degli alunni. L’unico momento è il consiglio di classe, altro momento che è al di fuori delle 18 ore. Se ne fa uno al mese, sulla carta dovrebbe durare un’ora, ma non è mai così: sono troppe le questioni da discutere, si tratta di analizzare la situazione didattica, alunno per alunno, poi ci sono i “casi”, cioè gli alunni problematici per vari motivi, i diversamente abili, i DSA, gli ADHD, gli stranieri, i ROM, gli infantili, quelli che hanno problemi familiari….. Se io ho tre classi significa che sono, almeno, cinque ore di consiglio. Poi ci sono le riunione dipartimentali per disciplina, i collegi dei docenti che sempre più frequentemente sono collegi-fiume, si entra alle 14.30 (se esci da scuola alle 13.35 come me, non hai il tempo neanche di mangiare un panino, perché il collegio non si svolge nella tua stessa sede e devi spostarti con la macchina) e si esce anche alle ore 20.00 e non sto esagerando. Perché ai collegi si discute di tutto: sulle funzioni attribuite ai vari docenti, sulle commissioni di docenti che si occupano di POF, di gite, di alunni diversamente abili, di progetti con enti esterni, di soldi che non ci sono neanche per comprare un cartoncino, di alunni in situazione di disagio che bisogna recuperare, inserire in progetti a costo zero… Una volta mi piaceva fare teatro con i miei ragazzi e piaceva tantissimo anche a loro e ai genitori. Qualche anno fa’ venivo pagata per circa 20 ore, per un totale almeno di 40 ore effettive (le cosiddette attività extracurriculari), poi sono cominciati i tagli nella scuola e i soldi sono spariti; il teatro l’ho fatto di mattina durante le mie ore e ritagliavo momenti o ore per fare le prove, con grande dispendio di energia tutta gratis…ma adesso non ce la faccio. Basta. Alla fine, perché farlo? Per la gloria? Si parla da anni di qualità della scuola…ma che qualità è, questa?

Postato da rocco2000 il 13/10/2012 15:11

Finalmente un artico ben impostato. Rispecchia il vero problema di una scelta simile, la sindrome del burn out. A questa bisogna aggiungere la distruzione dell'immagine dei docenti voluta sia dai ministri che dalla stampa. I problemi della istruzione sono ben altri; nessun ministro ha mai saputo interpretare cosa serve per migliorare l'istruzione. Serve qualità e serietà. Invece siamo passati da lassismo didatticamente giustificato a tagli per arginare spese inutili: progetti, progettini, lavagne interattive, ecc. Oggi alle superiori tecniche e professionali arrivano studenti che al terzo anno ancora non sanno far di conto, non conoscendo tabelline e semplici operazioni. Dunque bisogna ritornare alle vecchie e care scuole professionali ed ai cari leci. Chiaramente semplificando è così. Chi non è adatto o non vuole studiare non può essere obbligato a studiare 4 ore di matermatica ad un alberghiero, o diritto e scienze della terra al primo anno. Hanno altre aspettative. I licei devono ritornare ad essere un vero punto di lancio per l'università. Per capire il problema invito a seguire su youtube i video del prof. Verolino della Federico II di Napoli, che affronta in modo serio e scientifico l'orientamento. Spero che tutti i docenti comprendano che non è solo fare sei ore in più che è non dignitoso, ma il modo con cui lo porgono: non siamo una fabbrica o un ufficio in cui bisogna aumentare la produttività siamo gli argini che porteranno i fiumi per gli anni a venire. Ed è un compito molto arduo. Francesco DI Vincenzo

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati