L'eversione a Padova

La figlia di Giralucci, ucciso dalle Br, ricostruisce in un libro gli annni del terrore.

29/05/2011
La copertina del libro di Silvia Giralucci.
La copertina del libro di Silvia Giralucci.

Ha convissuto per anni con l'ingiustizia di un padre considerato una vittima di serie B.  Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, uccisi dalle Brigate rosse durante un'irruzione nella sede del Msi di via Zabarella, a Padova, il 17 giugno 1974, sono stati per molto tempo dimenticati, quasi fossero un semplice “incidente di percorso” indegno persino di una memoria. Oggi Silvia Giralucci prende la parola con un importante volume edito dalla Mondadori: L' inferno sono gli altri. Cercando mio padre, vittima delle Br, nella memoria divisa degli anni Settanta (pagg. 180, euro 17.50).

«Per anni», ci racconta, «sono rimasta come bloccata, incapace di parlare di questa vicenda. Questa cosa è cambiata quando un sindaco di centro sinistra, Flavio Zanonato ha capito che queste due vittime, benché di destra, meritavano una commemorazione istituzionale e l'ha organizzata. Per me quella è stata l'inizio della riconciliazione con la mia città e anche un abbraccio che mi ha permesso di trovare la forza di andare a scavare e il coraggio di cercare di capire». 

Scavando cosa ha trovato?
«Tante contraddizione da una parte e dall'altra, ho trovato storie inconciliabili, memorie divise».

La Padova colta e borghese diventa, negli anni Settanta, crocevia delle trame eversive nere e rosse, la destra stragista, ma anche le lezioni di Toni Negri le guerriglie urbane, le aggressioni, la violenza diffusa. Questo libro non è solo la sua storia personale, ma ricostruisce un pezzo importante della storia italiana. Rispetto a quegli avvenimenti è maturata una maggiore consapevolezza?
«Ho cercato di indagare una storia abbastanza piccola, quei cinque anni della metà degli anni Settanta, in un luogo piccolo che è Padova e che a me sembrava un po' un microcosmo in cui si racchiudevano le tensioni che c'erano nel Paese. In questo microcosmo io credo che questa città non abbia analizzato il suo passato e non abbia fatto un passo in avanti tant'è che tutte le persone che ho cercato di intervistare hanno avuto difficoltà a entrare in un libro dove ci fosse anche la voce dell'altra parte e molti hanno anche rifiutato di rispondermi. I passi in avanti che sono stati fatti nel resto del Paese, nello specifico Padova deve ancora farli». 

Lei fa anche volontariato in carcere. Questo l'ha aiutata ad affrontare il passato?
«Mi ha aiutato tantissimo, e credo che chi legge il libro se ne renderà conto».

Cosa si aspetta da questo libro?
«Spero che la sua lettura possa spingere ciascuno, non solo in questo caso specifico ma in generale,   a guardare il mondo anche con gli occhi del nemico, anche con i punti di vista delle persone che possiamo considerare avversari in qualsiasi campo. E che questo guardare anche mettendosi nei panni dell'altro possa spingere ad andare avanti verso una pacificazione quanto mai necessaria».

Annachiara Valle
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