04/01/2012
Il premier Monti con il ministro degli Interni Cancellieri.
«Un sacrificio aggiuntivo solo per gli immigrati, già profondamente provati in questo tempo di crisi economica». L’aumento della tassa per la richiesta di permesso di soggiorno, che il governo Berlusconi, in uno dei suoi ultimi provvedimenti, ha portato da 80 a 200 euro, è «una tassa ingiusta».
Lo dice chiaramente la Conferenza episcopale italiana che, per bocca di monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Cei Migrantes, denuncia anche che quel pacchetto sicurezza, voluto fortemente da Maroni, continua ad «escludere i permessi per protezione umanitaria e la conversione dei permessi di soggiorno validi». Non solo, secondo il direttore di Migrantes la tassa è ingiusta sia perché arriva in un momento di crisi che sta già mettendo a dura prova i redditi più bassi e in particolare quelli degli immigrati, sia perché va anche contro le direttive europee.
Il 50% degli introiti, infatti, va ad alimentare il Fondo per i rimpatri mentre le convenzioni e le direttive europee vietano che le spese di rimpatrio vengano addebitate agli immigrati, tanto meno a quelli regolari. Se il governo Monti non riuscirà a bloccare il provvedimento che entrerà in vigore il prossimo 30 gennaio, la Fondazione Migrantes si augura che «almeno le risorse aggiuntive che gli immigrati verseranno possano costituire un Fondo di solidarietà presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali o del Ministero della Cooperazione internazionale e Integrazione a tutela dei ricongiungimenti familiari, della salute degli immigrati; a favore dell’acquisto o del cambio della casa, di progetti di integrazione scolastica per gli oltre 700.000 studenti».
I ministri dell'interno Annamaria Cancellieri e quello per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, hanno subito risposto che avvieranno «una approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia, previsto da un decreto del 6 ottobre scorso e che entrerà in vigore a fine gennaio», anche per verificare «la possibilità di modulare la sua applicazione rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare».
Inoltre i due ministri spiegano che verificheranno anche la possibilità di modulare l'applicazione "rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo famigliare".
Annachiara Valle