La giustizia è una cosa seria

Ma troppi in Italia la trattano come una partita di calcio: i magistrati, come l’arbitro, sono bravi solo se danno ragione ai nostri.

22/03/2013
Giovanni Falcone in una foto d'archivio (Ansa).
Giovanni Falcone in una foto d'archivio (Ansa).

I morti sono facili da commemorare. Si porta volentieri a esempio l’eroismo dei morti, è una cosa facile: i morti da morti non hanno più nemici, si governano a piacimento. Più difficile è sostenere l’impegno dei vivi che vanno avanti: i vivi sono scomodi, non si possono ammirare quando conviene e disprezzare quando il loro dovere, che continuano a fare, si mette di traverso.
La memoria è affollata di amici anche postumi, l’impegno è un po’ più problematico. Sono passati pochi giorni dalla Giornata della memoria e dell’impegno delle vittime di mafia, tra i 900 nomi dei caduti tanti erano di magistrati. Facevano lo stesso lavoro di quelli che sentiamo chiamare «cancro della democrazia», «eversivi», «associazione a delinquere». Con don Luigi Ciotti a Firenze c’era Gian Carlo Caselli, quello di cui altri, schierati all’opposto, scrivono sui muri “Caselli mafioso”.

Se un marziano scendesse qui, in giorni di altre manifestazioni in cui si chiede una “giustizia giusta” di cui ciascuno ha un’idea diversa secondo convenienza, si chiederebbe come sia possibile che la terza gamba della democrazia susciti sentimenti tanto contraddittori e viscerali.
Molto dipende dalla distorta convinzione di troppi, che l’operato della magistratura si possa valutare non secondo correttezza ma secondo convenienza, un po’ come si fa da tifosi con l’arbitro della partita di calcio: l’arbitro è bravo se dà ragione ai nostri. Questo non significa che un’istituzione non possa essere costruttivamente criticata, anzi. Molte critiche e proposte costruttive si potrebbero fare, come sostiene don Luigi Ciotti nel nostro speciale, realizzato in concomitanza con la Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime di mafia, per rendere la lotta alla criminalità più efficace e più efficiente. Ma come diceva Piero Calamandrei, giurista della costituente: «La giustizia è una cosa seria». Troppo seria per essere scimmiottata in piazza o nei salotti Tv.

SCANNER - il periodico di approfondimento di Fc.it Tv

Elisa Chiari
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