La Lega Nord senza Bossi

Il fondatore e segretario del carroccio si è dimesso schiacciato dalle inchieste che coinvolgevano il suo clan. Ma che cos'è il movimento senza di lui?

05/04/2012
Un fan di Bossi di fronte alla sede di via Bellerio.
Un fan di Bossi di fronte alla sede di via Bellerio.

L'impensabile è accaduto. Umberto Bossi si è dimesso dalla Lega Nord, fondata da lui stesso oltre vent’anni fa. Le devastanti indagini sul tesoriere Francesco Belsito condotte dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria hanno portato alle dimissioni del senatùr. Bossi le ha presentate nel corso del consiglio federale. Belsito era stato indagato per truffa ai danni dello Stato, riciclaggio e appropriazione indebita di denaro. Ma dalle indagini erano emerse intercettazioni che tiravano in ballo lo stesso leader della Lega Nord. Dagli atti delle inchieste è emerso anche che Renzo Bossi e la sua fidanzata Silvia Baldo «sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli».

Si tratta, secondo gli investigatori, dei faldoni dei lavori di ristrutturazione dell’abitazione di Gemonio, che sarebbero stati pagati con i rimborsi elettorali della Lega. Ora la domanda è una sola: può, la Lega, resistere, anzi esistere, senza il suo fondatore? Da tempo nel movimento si consumava una guerra silenziosa tra due correnti, quella vicina al “cerchio magico”, di cui facevano parte i famigli e i fedelissimi del senatur e i cosiddetti “barbari sognanti”, legati all’eterno secondo Bobo Maroni. In questi giorni Maroni non è stato per nulla tenero nei confronti dei primi, dopo il clima apparente di riappacificazione nei mesi scorsi. E’ chiaro che i barbari sognanti hanno “lanciato un’opa” sul controllo del partito. Ma è quasi inconcepibile pensare a una Lega senza il suo fondatore. Almeno oggi.

Francesco Anfossi
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Postato da G.Mario28 il 06/04/2012 10:25

Ora che Bossi è stato messo da parte, non più succube di Berlusconi, si potrà aprire una nuova fase politica perchè, penso, la gran parte dei militanti della Lega non abbiano radicate propensioni per la destra ed anche alcuni suoi dirigenti di spicco hanno comportamenti ed esprimono giudizi che con questa non sono identificabili.

Postato da martinporres il 06/04/2012 02:45

Umberto Bossi doveva dimettersi da segretario della lega, e diventare presidente del partito nel 2004, dopo la malattia. Bossi da allora è servito ai dirigenti del partito per mascherare le divisioni interne e ad alcuni per condurre i propri affari personali.

Postato da Rodolfo Vialba il 05/04/2012 21:04

Quando Berlusconi e il suo Governo sono stati costretti a lasciare Palazzo Chigi ed è nato l’inedito Governo Monti con la sua squadra di esperti, per le modalità con cui tutto ciò è avvenuto molti politici, e soprattutto i commentatori politici di un po’ tutte le tendenze, avevano affermato che dopo il Governo Monti nulla sarebbe più stato come prima sul piano della rappresentanza della politica. Senza attribuire a tali affermazioni il valore della profezia, ma in buona compagnia con molti altri, ho seguito in questi mesi con molta attenzione le vicende politiche nel tentativo di captare i segnali, pur se deboli, di conferma di tale previsione. Ad esempio: la rottura dell’alleanza tra Lega e PdL, ma anche tra il PD, l’IdV e il SEL, la scomparsa di Berlusconi dalla scena pubblica, l’emergere delle tensioni all’interno del PdL e del PD, erano e sono alcuni dei segnali attesi. Certo, la deflagrazione che sta avvenendo nella Lega, che le dimissioni di Bossi non potranno fermare, giunge inattesa ed improvvisa ed è la conferma indiscutibile della validità di quelle affermazioni, ma ancor prima è la sanzione storica della fine della Lega e di una fase della vita del nostro Paese segnata dalla sua presenza. Per molti aspetti, seppur con modalità diverse, quanto sta avvenendo dopo la fiducia al Governo Monti e in particolare in questi giorni in ragione delle inchieste della magistratura sulla Lega, e non solo, ricordano quanto avvenuto nel 1992 con Mani Pulite: la fine della classe dirigente del Paese, allora si diceva così. Come allora ci si deve chiedere: e adesso che si fa? Essendo la domanda rivolta a tutti e, per quanto mi riguarda, ai cattolici impegnati o meno in politica, la risposta può essere così formulata: i cattolici, pur nella diaspora che vivono, hanno coscienza che questo è il momento in cui devono superare le loro divisioni per assumere la responsabilità di guidare il Paese fuori dalle difficoltà economiche, finanziarie, strutturali, culturali e morali che stiamo vivendo?

Postato da santrev il 05/04/2012 20:55

Non sono meravigliato per quanto accaduto. Anzi sono convinto che in ogni partito ci sia uno sperpero di denaro, per la semplice ragione che sono confluiti nei partiti troppi soldi nostri. Ha ragione Napolitano quando chiede al parlamento di intervenire sulla legge che finanzia i partiti. Solo mi chiedo come possono i partiti, diretti interessati, a votare una legge che riduca i finanziamenti a loro diretti. Finora Monti sul costo della politica non ha fatto nulla e non sembra voler far nulla. Perché? Quante teste di politici dobbiamo veder cadere prima che il parlamento decida di intervenire?

Postato da Francesco78 il 05/04/2012 19:21

Chi semina venta raccoglie tempesta…per tanti anni dalla Lega sono stati seminati sentimenti di odio e razzismo. Subdolamente la Lega si è infiltrata al Nord, facendo perno sulle paure e sul malcontento delle laboriose popolazioni del Nord Italia. Con il suo populismo e le sue facili, quanto improbabili promesse, ha aperto una breccia nel cuore di tanti contadini e montanari delle nostre vallate, prendendoli in giro per vent’anni. Si è delineato un partito anticristiano, in cui importanti esponenti, alcuni dei quali ricoprivano il ruolo di ministri, ribadivano la necessità di sparare all’extra comunitario o di affondare i clandestini in alto mare. Hanno insultato Papa Giovanni Paolo II, i cardinali Tettamanzi e Martini e tanti uomini di fede per le loro parole a difesa degli ultimi, hanno ridicolizzato il Nord con i loro culti pseudo pagani che loro definivano celtici, come il rito dell’ampolla in Valle Po. Dicevano di essere contro la casta, ma i loro figli, senza alcun titolo se non il cognome, occupavano posti di prestigio a 10.000 Euro al mese e partecipavano alle riunioni in cui si decidevano le sorti della nazione. Si dicevano contro l’Italia e si burlavano dell’Inno nazionale senza neanche alzarsi in piedi e sbadigliando, ma intanto a Roma si trovavano a loro agio a gozzovigliare nelle taverne della capitale. Predicavano l’esistenza della Padania e avevano la pretesa di rappresentare l’intero Nord, ma non capivano che una fantomatica “Padania”, nell’attuale mondo globalizzato, valeva meno che un soldo. Hanno disprezzato il sacrificio di tanti giovani, degli uomini e delle donne di ogni parte d’Italia (e tantissimi del Nord Italia!) che hanno combattuto e sono morti durante il Risorgimento, i conflitti mondiali e la Resistenza per l’unità del paese, hanno deriso i valori civili della nazione, hanno contribuito al degrado e al baratro del nostro paese, portandolo ai livelli della Grecia. Alla persona del Senatur va portato rispetto e anche solidarietà per la triste parabola della sua carriera e per le sue vicende di salute che probabilmente lo hanno portato ad essere manipolato da una banda di “consulenti” poco onesti, ma le idee malsane dell’ideologia leghista devono essere combattute per il bene dell’intero paese. Occorre che i partiti si facciano garanti delle esigenze del laborioso e dinamico (almeno un tempo!) Nord, ma tralasciando le buffonate ed il folclore che ci ridicolizza agli occhi del mondo. E occorre rendere più severe le pene per chi minaccia, anche solo a parole, l’unità, indissolubilmente sancita dalla Costituzione, del paese. Come ha ricordato il Presidente Napolitano non possono esistere vie democratiche per la secessione del Nord dal resto d’Italia. La Nazione è una, con una sola capitale, Roma, culla della civiltà latina, cristiana e occidentale, città tra le più belle al mondo. E a corona di Roma ci sono le tante altre capitali, perle d’Italia, che disseminano il nostro territorio ricco di storia, arte e cultura: Torino, Milano, Bologna, Parma, Venezia, Genova, Trieste, Firenze, Napoli, Bari, Palermo e così via… Che di fronte alla drammatica crisi che sta mietendo tante vittime e di fronte alla inevitabile fine della cosiddetta “Seconda Repubblica” con i suoi odi, veleni, divisioni, populismi, l’Italia trovi il coraggio di sapersi rappacificare e lavorare insieme per una rinascita dell’intero paese! Un giovane piemontese innamorato dell’Italia

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