20/06/2011
Umberto Bossi
Sul pratone di Pontida il popolo del Carroccio ha interrotto più di una volta il suo leader Umberto Bossi, scandendo la parola “Secessione”. Lui ha assentito come un padre buono avvertendo: “preparatevi”. Ma che significa “preparatevi”? Tutto è niente. In realtà si comprende il disincanto, si vede che il guerriero è stanco. Dal palco di Pontida, la Pontida dei trionfi e delle ripartenze, Bossi ha confermato quel che già si sapeva: la premiership (ha detto, curiosamente, proprio così, la premiership) di Berlusconi è in discussione, la Lega può anche andare da sola o addirittura con Bersani, il patto di stabilità sta asfissiando i comuni del Nord e quindi Giulio (Tremonti) lo deve cambiare.
Poi ha reso pubblico, come spesso fa la Lega, un problema sociale che è ben presente da tempo. In questo caso si parla di Equitalia, l’agenzia di riscossione inventata dall’amico Tremonti che sta mettendo in difficoltà tanti cittadini. Infine ha dettato l'agenda al ministro dell’Economia (che resta amico ma sempre meno alleato) con una lista dove tagliare per finanziare la riforma fiscale per le famiglie: la guerra in Libia, le spese della politica, le auto blu, i privilegi ministeriali e parlamentari etc. Tutti messaggi un po’ frusti che nascondono le difficoltà di un movimento che è sull’orlo del baratro, incapace di districarsi da una base che vorrebbe più riforme in senso federalista e un vertice che è ormai al potere da anni ma che non riesce a dare quelle riforme.
Urge un cambio di rotta, un colpo a sorpresa che non c’è stato, una di quelle mosse immaginifiche che nel bene nel male spiazzavano tutta la classe politica, come un pallonetto che scavalca la difesa ed entra in porta. L’unico coniglio dal cappello sono i ministeri leghisti, da portare a Monza e Milano. Ma pochi ci credono. E soprattutto pochi credono che sia la soluzione dei tanti problemi del popolo del Carroccio.
Francesco Anfossi