Libertà religiosa, dove Dio è proibito

In Corea del Nord il concetto di libertà religiosa non è neppure preso in considerazione. Il Rapporto del Dipartimento di Stato americano. Intanto, continua la minaccia del terrorismo.

01/08/2012
Una vittima degli scontri religiosi tra cristiani e musulmani nel villaggio di Kuru Janta, in Nigeria (Ansa).
Una vittima degli scontri religiosi tra cristiani e musulmani nel villaggio di Kuru Janta, in Nigeria (Ansa).

Gli Stati Uniti accusano alcuni Paesi europei, l'Egitto e la Cina di violazione delle libertà religiose, sottolineando la crescente ondata di antisemitismo, le leggi che proibiscono il velo alle donne musulmane e gli attacchi contro i cristiani copti. L'accusa è contenuta nel rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sulla libertà religiosa nel mondo, che fotografa la situazione nel 2011 in 200 Paesi. Il documento cita l'attacco dello scorso ottobre contro i copti, che in Egitto ha causato 25 morti e 350 feriti ed esprime il timore che possano esplodere nuove tensioni.

Un monaco tibetano si dà fuoco per protesta
Un monaco tibetano si dà fuoco per protesta


Viene sottolineato ''l'ulteriore deterioramento'' della libertà religiosa in Cina, con le restrizioni imposte ai buddisti tibetani (almeno 12 monaci si sono autoimmolati nel 2011 e altri li hanno imitati nel corso di quest'anno). La libertà religiosa viene duramente colpita anche in Iran (dove la situazione viene definita in peggioramento) e in Pakistan, dove “gli abusi continuano in base alla legge sulla blasfemia”. In Corea del Nord, secondo il rapporto, il concetto di libertà religiosa non viene neppure preso in considerazione. Tuttavia, Washington se la prende anche con i Paesi europei che hanno visto ''crescere la xenofobia, l'antisemitismo, i sentimenti anti-islamici'', criticando i Paesi, come Belgio e Francia, dove ''le leggi sull'abbigliamento da indossare colpiscono i musulmani e altre confessioni religiose''.

Un soldato cinese durante una sessione di addestramento contro il terrorismo internazionale (Reuters).
Un soldato cinese durante una sessione di addestramento contro il terrorismo internazionale (Reuters).


Il Dipartimento di Stato ha anche pubblicato il rapporto annuale sul terrorismo nel mondo. Il 2011 è stato segnato da eventi positivi come la morte di Osama Bin Laden e dalle rivolte arabe, alle quali sembrano essere rimasti estranei elementi vicini al terrorismo. Tuttavia il bilancio resta pesante, anche se meno tragico rispetto al 2010. Nel 2011 si sono contati nel mondo oltre 10 mila attacchi terroristici in 70 Paesi, con un bilancio di 12.500 morti. Oltre il 75 per cento degli atti di terrorismo hanno colpito l'Asia e il Medio Oriente (soprattutto in Irak, Pakistan, Afghanistan) e le vittime sono in gran parte di religione musulmana.

Roberto Zichittella
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Postato da vkaspar il 02/08/2012 11:08

Argomento coinvolgente e ancora attualissimo...Forse il principio umano di causa-effetto può risultare utile:i guai non sono sempre e solo attribuibili allo zampino di Belial. Libertà di religione?: legittimo per tutti e scontatissimo in qualunque democrazia. Ma proprio a coloro che ora richiedono tale libertà,una sia pur minima disamina storico-cronicistica sulle metodologie d'uso e applicazione di tutte le varie Religioni, nel tempo e al mondo,potrebbe rischiarare molte situazioni che furono, attuali e, se si continua per questa strada, future.

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