Alla fine non è riuscito a incontrare il colonnello Gheddafi. Monsignor Domenico Mogavero, il vescovo di Mazara del Vallo che era stato invitato dall’Accademia libica al vertice italo libico aveva pronta una lista di questioni: immigrazione, rispetto dei diritti umani e anche l’annoso problema dei sequestri dei pescherecci mazaresi da parte delle autorità di Tripoli. Come è andata, monsignor Mogavero? “Speravo di potere aprire qualche piccola finestra almeno sul fronte umanitario. Ma non sono riuscito ad avvicinare il colonnello. Alla fine della cena l’ho saluto come tutti, ma non c’è stato il tempo nemmeno per una parola. Sembrava ad un certo punto del pomeriggio che qualcosa si muovesse per un incontro, poi si è chiuso tutto. Volevo chiedere che fine hanno fatto molte persone respinte, anche se non si deve dimenticare che la politica dei respingimenti è una decisione italiana”. Ma l’accordo è bilaterale. “Certo. Ma il Colonnello per attuarla ha praticamente chiesto 5 miliardi all’anno all’Italia. Io credo che sull’immigrazione serva una straregia comune dell’Unione Europea che per ora non c’è. E non si può affidare il presidio dell’intero fronte africano ad un solo Paese e sulla base di accordi bilaterali che prevedono, in cambio, contratti di carattere economico a vantaggio della Libia e dei nostri imprenditori. Perché resta la questione dei diritti umani”. In che senso? “Dire come fa il governo italiano che l’immigrazione è tutta nelle mani dei trafficanti di uomini e del racket è discutibile. Se manca a livello internazionale una politica di soccorso per chi fugge da situazione drammatiche è evidente che i profughi si affidano al racket. Sembra che la loro decisione di sopravvivere sia una colpa. L’accordo bilaterale con la Libia sui respingimenti però sostiene questa concetto: non si deve emigrare, anzi si deve restare in Paesi dove la vita è messa in pericolo”. Quindi è un accordo sbagliato? “Io non sono mai stato contento di questo accordo. E poi ribadisco che è un errore affrontare in questo modo il problema dell’immigrazione. Non verrà mai fermata finché esistono situazioni di conflitto e di povertà. Dunque va governata e non lo si fa con i respingimenti”. Perché è stato invitato lei e non il vescovo di Tripoli? “Non lo so. Quando mi è arrivato l’invito mi sono meravigliato. Ho avvisato la Cei e anche la Santa Sede. In ogni caso io non aveva mandato di rappresentare nessuno, ho partecipato solo come vescovo di Ma zara Del Vallo”. L’Osservatore Romano di oggi non dedica nemmeno una riga alla visita di Gheddafi in Italia. “La Santa Sede ha le sue regole nei rapporti con gli Stati. Io ho accettato di partecipare all’incontro solo perché volevo porre al Colonnello alcuni problemi di carattere umanitario. Per ora non ci sono riuscito, ma mi dicono che il clima che si respira in Libia è leggermente migliore rispetto al passato. C’è qualche piccolo spiraglio che non va chiuso per dare una mano a tutti quei poveracci che fuggono dalle tragedie dei loro Paesi e si affacciano sull’Europa dalla Libia. Io di questa gente sono preoccupato”. E la questione dei pescherecci di Mazara? “Ne volevo parlare a Gheddafi. La Libia ha unilateralmente allargato le sue acque territoriale da 12 a 72 miglia. La decisione è contraria al diritto internazionale. Ma la comunità internazionale, Italia in testa, non dice nulla. Mai il problema è stato affrontato a livello internazionale, né bilaterale. Così i pescherecci mazaresi vengono sequestrati dai libici. Poi di solito Gheddafi ci fa un regalo: tramite Berlusconi ce li rimanda a casa. Tutti felici e contenti. Ma il problema resta e nessuno lo vuole affrontare. Perché alla Libia è permesso di stravolgere il diritto internazionale?”.
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